Proprio quando la Salernitana era convinta si stesse prospettando una salvezza senza giocare, ecco che il pool di legali granata pesca dal mazzo degli imprevisti una carta che sa tanto di ostacolo insormontabile. Perchè il crack di un Brescia ormai destinato al fallimento e all'addio al professionismo complica i piani degli avvocati e di tutti coloro che stavano provando a lavorare sotto traccia per affiancare le Rondinelle nel ricorso al TAR in agenda per il prossimo 11 giugno. Ma andiamo con ordine e proviamo a riassumere gli ultimi capitoli di una storia sempre più ingarbugliata e grottesca. Due giorni fa il Brescia ha depositato ricorso dopo aver ricevuto 8 punti di penalizzazione a causa di presunte inadempienze che fanno riferimento al periodo dicembre-marzo. La società biancazzurra ritiene infatti di essere stata truffata e di aver ricevuto dall'agenzia delle entrate una comunicazione tardiva, al punto da rendere impossibile una contromisura che consentisse di regolarizzare in tempo utile la propria posizione. Aver trovato un accordo con il fisco lasciava intendere ci fossero disponibilità economiche e volontà di risolvere la questione o, comunque, di combattere fino all'ultimo grado di giudizio anche in caso di seconda bocciatura in appello il prossimo 10 giugno. 24 ore dopo gli avvocati si sarebbero rivolti d'urgenza al TAR chiedendo la sospensione immediata dei playout, unico modo per evitare la retrocessione diretta. E questo tipo di strategia avrebbe visto la Salernitana e la politica campana al fianco dei lombardi ad adiuvandum: un ulteriore rinvio degli spareggi avrebbe dilatato ulteriormente i tempi, con la B a 22 squadre che sarebbe stata inevitabile. E invece ecco il colpo di scena: Cellino non ha pagato le spettanze entro la mezzanotte, i tesserati sono tornati a casa quasi in lacrime e la dirigenza, già alle 15, aveva comunicato ai calciatori che il Brescia non si sarebbe iscritto al campionato. Ed è dunque utopia immaginare che una società destinata al dilettantismo possa portare avanti una battaglia che Lega e Federazione ritengono "poco credibile".
Cosa può fare ora la Salernitana? L'avvocato Fimmanò ha depositato un ricorso al TFN ritenendo illegittima la scelta della Lega di pubblicare data e orario dei playout senza menzionare le squadre partecipanti. Fattispecie non prevista dal regolamento. Il prossimo 10 giugno si discuterà il ricorso al Collegio di Garanzia del CONI, col quale i granata chiedono di annullare il provvedimento del 18 maggio in virtù di tre violazioni dell'articolo 27, comma due: rinvio sine die (non previsto), rinvio senza società deferite o penalizzate (caso unico nella storia del calcio) e rinvio senza consultare i membri del consiglio direttivo. "Dobbiamo giocare Salernitana-Frosinone, con la perdente che sarebbe ripescata in caso di esclusione del Brescia. Il caso è uguale a quello del 2019, con il Tar che impose di far giocare subito Salernitana-Venezia ultimando le indagini su un Palermo ad un passo dal fallimento" ribadiscono da via Allende, mentre i tifosi, attraverso una nota, confermano che "non ci saremo sugli spalti, i gruppi ultras non si piegano ad una sceneggiata disegnata a tavolino per far retrocedere la Salernitana salvando altri. Non aver fatto giocare la partita col Frosinone era l'unico modo per concedere una seconda chance a chi è in serie C da tre settimane. Gravina e la Lega dovrebbero dimettersi". Insomma, tensione alle stelle in città come evidenziato dal sit-in allo stadio Arechi, dai tantissimi striscioni esposti anche in provincia e dal raduno di 400 persone sotto la sede di Questura, Prefettura e Comune per lanciare un messaggio: "I vostri imbrogli, la nostra rivolta. A Salerno sarà un inferno", con cori contro Gravina e messaggio che indurranno il GOS a riunirsi in largo anticipo per studiare un efficace piano di ordine pubblico. Ma la Salernitana andrà al TAR? In caso di rigetto del ricorso al CONI, le strade percorribili sono tre: giocarsela sul campo e bloccare tutti questi ricorsi, ricorrere subito al TAR contestando il provvedimento del 18 maggio o rivolgersi al TAR a playout conclusi in caso di retrocessione "perchè non è contro la Sampdoria che dobbiamo giocarci la salvezza". Una situazione davvero incredibilmente complessa, che il Ministro dello Sport Abodi monitora da lontano senza escludere "provvedimenti politici se i tempi dovessero essere ancora lunghi". Di fatto si sta andando oltre le norme anche in questo senso, visto che il TAR e la Federazione sancirono in passato che "nessun provvedimento deve turbare la regolarità del campionato e la normale preparazione delle squadre". Di fatto la Salernitana, all'epoca reduce da 4 vittorie su 6 e con 30mila spettatori già pronti a riempire l'Arechi, scenderà in campo un mese e mezzo dopo la trasferta di Cittadella, con calciatori stanchi dopo i viaggi con la Nazionale e un avversario diverso pur con il vantaggio dei due risultati su tre e del ritorno in casa.
Va dato atto alla squadra di aver ritrovato compattezza e concentrazione. Bravo Marino a tenere tutti sulla corda pur in un contesto irreale, bravi i calciatori a restare sul pezzo pur con tanti tesserati che, tra prestiti e fine contratto, sanno bene che il futuro sarà altrove e che il 20 giugno sarà l'ultima partita con la maglia della Salernitana. Pochissimi, infatti, i calciatori che potrebbero essere riconfermati: tra questi uno tra Ferrari e Bronn, il georgiano Lochoshvili (che la Cremonese in A non riconfermerà), forse Christensen e Hrustic. Per tutti gli altri valigia pronta e procuratori che stanno già lavorando per trovare una sistemazione e non farsi cogliere impreparati alla fine di questa estenuante telenovela che rischia di condizionare anche la programmazione futura e, dunque, il mercato. Intanto il difensore Davide Gentile, di proprietà della Fiorentina, ha cambiato agente: da qualche giorno è l'avv. Claudio Parlato a tutelare i suoi interessi.
Proprio quando la Salernitana era convinta si stesse prospettando una salvezza senza giocare, ecco che il pool di legali granata pesca dal mazzo degli imprevisti una carta che sa tanto di ostacolo insormontabile. Perchè il crack di un Brescia ormai destinato al fallimento e all'addio al professionismo complica i piani degli avvocati e di tutti coloro che stavano provando a lavorare sotto traccia per affiancare le Rondinelle nel ricorso al TAR in agenda per il prossimo 11 giugno. Ma andiamo con ordine e proviamo a riassumere gli ultimi capitoli di una storia sempre più ingarbugliata e grottesca. Due giorni fa il Brescia ha depositato ricorso dopo aver ricevuto 8 punti di penalizzazione a causa di presunte inadempienze che fanno riferimento al periodo dicembre-marzo. La società biancazzurra ritiene infatti di essere stata truffata e di aver ricevuto dall'agenzia delle entrate una comunicazione tardiva, al punto da rendere impossibile una contromisura che consentisse di regolarizzare in tempo utile la propria posizione. Aver trovato un accordo con il fisco lasciava intendere ci fossero disponibilità economiche e volontà di risolvere la questione o, comunque, di combattere fino all'ultimo grado di giudizio anche in caso di seconda bocciatura in appello il prossimo 10 giugno. 24 ore dopo gli avvocati si sarebbero rivolti d'urgenza al TAR chiedendo la sospensione immediata dei playout, unico modo per evitare la retrocessione diretta. E questo tipo di strategia avrebbe visto la Salernitana e la politica campana al fianco dei lombardi ad adiuvandum: un ulteriore rinvio degli spareggi avrebbe dilatato ulteriormente i tempi, con la B a 22 squadre che sarebbe stata inevitabile. E invece ecco il colpo di scena: Cellino non ha pagato le spettanze entro la mezzanotte, i tesserati sono tornati a casa quasi in lacrime e la dirigenza, già alle 15, aveva comunicato ai calciatori che il Brescia non si sarebbe iscritto al campionato. Ed è dunque utopia immaginare che una società destinata al dilettantismo possa portare avanti una battaglia che Lega e Federazione ritengono "poco credibile".
Cosa può fare ora la Salernitana? L'avvocato Fimmanò ha depositato un ricorso al TFN ritenendo illegittima la scelta della Lega di pubblicare data e orario dei playout senza menzionare le squadre partecipanti. Fattispecie non prevista dal regolamento. Il prossimo 10 giugno si discuterà il ricorso al Collegio di Garanzia del CONI, col quale i granata chiedono di annullare il provvedimento del 18 maggio in virtù di tre violazioni dell'articolo 27, comma due: rinvio sine die (non previsto), rinvio senza società deferite o penalizzate (caso unico nella storia del calcio) e rinvio senza consultare i membri del consiglio direttivo. "Dobbiamo giocare Salernitana-Frosinone, con la perdente che sarebbe ripescata in caso di esclusione del Brescia. Il caso è uguale a quello del 2019, con il Tar che impose di far giocare subito Salernitana-Venezia ultimando le indagini su un Palermo ad un passo dal fallimento" ribadiscono da via Allende, mentre i tifosi, attraverso una nota, confermano che "non ci saremo sugli spalti, i gruppi ultras non si piegano ad una sceneggiata disegnata a tavolino per far retrocedere la Salernitana salvando altri. Non aver fatto giocare la partita col Frosinone era l'unico modo per concedere una seconda chance a chi è in serie C da tre settimane. Gravina e la Lega dovrebbero dimettersi". Insomma, tensione alle stelle in città come evidenziato dal sit-in allo stadio Arechi, dai tantissimi striscioni esposti anche in provincia e dal raduno di 400 persone sotto la sede di Questura, Prefettura e Comune per lanciare un messaggio: "I vostri imbrogli, la nostra rivolta. A Salerno sarà un inferno", con cori contro Gravina e messaggio che indurranno il GOS a riunirsi in largo anticipo per studiare un efficace piano di ordine pubblico. Ma la Salernitana andrà al TAR? In caso di rigetto del ricorso al CONI, le strade percorribili sono tre: giocarsela sul campo e bloccare tutti questi ricorsi, ricorrere subito al TAR contestando il provvedimento del 18 maggio o rivolgersi al TAR a playout conclusi in caso di retrocessione "perchè non è contro la Sampdoria che dobbiamo giocarci la salvezza". Una situazione davvero incredibilmente complessa, che il Ministro dello Sport Abodi monitora da lontano senza escludere "provvedimenti politici se i tempi dovessero essere ancora lunghi". Di fatto si sta andando oltre le norme anche in questo senso, visto che il TAR e la Federazione sancirono in passato che "nessun provvedimento deve turbare la regolarità del campionato e la normale preparazione delle squadre". Di fatto la Salernitana, all'epoca reduce da 4 vittorie su 6 e con 30mila spettatori già pronti a riempire l'Arechi, scenderà in campo un mese e mezzo dopo la trasferta di Cittadella, con calciatori stanchi dopo i viaggi con la Nazionale e un avversario diverso pur con il vantaggio dei due risultati su tre e del ritorno in casa.
Va dato atto alla squadra di aver ritrovato compattezza e concentrazione. Bravo Marino a tenere tutti sulla corda pur in un contesto irreale, bravi i calciatori a restare sul pezzo pur con tanti tesserati che, tra prestiti e fine contratto, sanno bene che il futuro sarà altrove e che il 20 giugno sarà l'ultima partita con la maglia della Salernitana. Pochissimi, infatti, i calciatori che potrebbero essere riconfermati: tra questi uno tra Ferrari e Bronn, il georgiano Lochoshvili (che la Cremonese in A non riconfermerà), forse Christensen e Hrustic. Per tutti gli altri valigia pronta e procuratori che stanno già lavorando per trovare una sistemazione e non farsi cogliere impreparati alla fine di questa estenuante telenovela che rischia di condizionare anche la programmazione futura e, dunque, il mercato. Intanto il difensore Davide Gentile, di proprietà della Fiorentina, ha cambiato agente: da qualche giorno è l'avv. Claudio Parlato a tutelare i suoi interessi.
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