L’Empoli di Andreazzoli, chiamato a sostituire Dionisi dopo la splendida cavalcata che ha condotto i toscani in A, è una squadra che è cambiata poco nel modulo e nell’approccio tattico, ma tanto negli interpreti. A partire dalla porta, dove Vicario ha sostituito Brignoli, e in difesa dove Sabelli e Nikolaou sono stati sostituiti dai vari Tonelli, Ismajli, Stojanovic, Marchizza e Luperto, l’Empoli ha cambiato molto anche in attacco, lasciando praticamente intatto solo il reparto nevralgico: a far compagnia a Mancuso infatti sono arrivati Cutrone, Pinamonti e Di Francesco. Il buon inizio di campionato, con la sorprendente vittoria di Torino contro la Juventus, ha etichettato la squadra toscana come possibile matricola terribile. Le partite successive però, hanno fatto ritornare sulla terra gli uomini di Andreazzoli, rapportandoli ad un campionato con una salvezza tranquilla.
IL CREDO TATTICO DI AURELIO ANDREAZZOLI
Aurelio Andreazzoli rientra tra gli allenatori definiti “geometrici”: non solo per il modulo adottato 4-3-1-2 in rombo classico, ma anche per la continua ricerca di trame offensive tatticamente preparate. Una squadra attenta, corta e con un baricentro molto spostato in avanti: l’ex collaboratore tecnico della Roma punta molto sul giro palla, rasoterra, e sui costanti movimenti senza palla dei suoi uomini. Lo stile ricorda da un lato il sarrismo e dall’altro la prosecuzione del lavoro tattico di Dionisi: filtranti, soprattutto per vie centrali e attacco a tutto organico, con grande partecipazione dei terzini. Molto importanti per Andreazzoli sono i binari laterali: sovrapposizioni dei terzini sono una costante, che dialogano spesso con le mezzali e tagliano sia verso il centro che sul fondo.
COME GIOCA L’EMPOLI
Il suo 4-3-1-2 si fonda, per il suo modo di giocare, ovviamente sulla costruzione dal basso, dove è uno dei due centrali a fa partire la manovra, con il mediano che scala a coprire il reparto difensivo. Quando il centrale avanza con la palla, i due terzini si allargano e si alzano fino a metà campo, aumentando l’ampiezza di gioco e allargando le maglie avversarie. Se uno dei due terzini è servito in corsa, l’altro stringe verso il centro, spingendo le due mezzali a muoversi verso la zona in cui si muove il pallone: una accompagna l’azione, l’altra rimane a distanza per lo scarico. Spesso l’azione passa anche per il trequartista, quando le catene esterne risultano bloccate, dando così ampia varietà di manovra e di soluzioni. In questo caso il trequartista, Bajrami, si abbassa a dialogare con le mezzali o con il difensore portatore di palla, allungando la squadra avversaria e permettendo i movimenti senza palla delle punte e degli esterni. In fase di non possesso, il pressing è apportato dai due terminali offensivi e dal trequartista, che si alzano sui due o tre difensori centrali. Anche le due mezzali salgono a fare densità nella zona in cui la squadra avversaria muove il pallone. Il resto della squadra si compatta all’indietro, con i due terzini che stringono molto e uno dei due centrali che applica una marcatura ad uomo fino ai 30 metri. Di conseguenza l’Empoli risulta molto coperto al centro, ma poco sulle fasce. Molte bene le transizioni positive, fatte di ripartenze veloci e inserimenti nello spazio, male invece le transizioni negative, dove in caso di pallone perso, molti giocatori si buttano sul recupero provando ad azionare la densità, che se saltata, può creare non pochi problemi alla retroguardia che resta praticamente staccata.
PRO E CONTRO DEI TOSCANI
Sicuramente il punto di forza principale dell’Empoli è la varietà di soluzioni offensive e di manovra: la qualità nel fraseggio e i continui movimenti senza palla, permettono ad Andreazzoli di poter contare su tanti varianti, sia in ampiezza che in verticale. L’Empoli applica inoltre un pressing molto intenso ma intelligente, e si caratterizza per una compattezza nella zona centrale del campo molto solida. Di contro sicuramente l’eccessivo narcisismo: spesso la ricerca della manovra elaborata ed esteticamente bella porta i giocatori a scegliere giocate poco concrete e che permettono agli avversari, in alcuni di casi, di ricompattarsi meglio indietro e rendere vani i tentativi di inserimento delle punte. Altro punto debole è sicuramente la transizione negativa: in caso di palla persa i giocatori dell’Empoli si gettano subito sul contropressing e fanno densità intorno al portatore di palla avversario. Se saltati, la squadra risulta scoperta ed si espone ad inferiorità numerica.
LA CHIAVE DI LETTURA
Difficile prevedere la gara dal punto di vista tattico: Colantuono ha avuto poco tempo per inculcare le proprie idee ed è probabile che vedremo ancora una Salernitana troppo castorizzata. Ad ogni modo l’obbligo è vincere e per farlo il tecnico romano dovrà puntare molto sull’attacco dagli esterni: probabilmente un 3-4-1-2 sarebbe il modulo giusto per la partenza, con forte spinta sugli esterni e cerniera centrale di due interditori a ridurre la densità ed il palleggio degli uomini di Andreazzoli. Sarà importante anche il movimento del trequartista, Ribery o Kastanos, che dovranno dialogare molto con gli esterni per creare sovrapposizioni sugli out e far arrivare quanti più palloni possibili in area. Fondamentale anche il ruolo dell'attaccante di movimento: Gondo e Bonazzoli infatti dovranno essere bravi ad allagarsi per allentare le maglie della difesa toscana e favorire l'inserimento dei centrocampisti a supporto della manovra offensiva. Occhio ai break: quando l'Empoli perde palla diventa molto vulnerabile se preso in ripartenza e velocità.
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