"A Roma Lotito vince, a Salerno no" e "Se facesse con la Salernitana quello che fa alla Lazio" sono due dei tormentoni ricorrenti che si ascoltano negli ambienti del tifo granata, laddove in tantissimi riconoscono a Claudio Lotito eccellenti doti manageriali e imprenditoriali in quel di Roma, mentre a Salerno investimenti ed entusiasmo sono progressivamente scemati con l'avvento in serie B del 2015 e, non a caso, dopo un raffreddamento nei rapporti con l'amministrazione comunale che, in teoria, avrebbe fatto promesse che non sono state mantenute. Analizzando le cose con obiettività e a 360°, tuttavia, notiamo che in fondo il modus operandi è piuttosto comune. Con la Lazio è partito dalla A con una montagna di debiti rateizzati (alla Salernitana non fu concesso), chiude ogni girone d'andata tra terzo e quarto posto per poi ultimare la stagione nella migliore delle ipotesi in zona Europa League. Ci sarebbe tutto per essere la seconda forza del campionato alle spalle dell'inarrivabile Juventus, ma anche lì non si investe sui top player, la rosa grossomodo è sempre la stessa, il migliore viene ceduto per fare cassa e la coppa Italia mette nelle casse tanti soldi che restano nelle casse del club senza tradursi in acquisti mirati. Non dimenticheremo mai quando la Lazio si giocava a Leverkusen la possibilità di andare in Champions nello spareggio e la casella degli innesti rimase ferma clamorosamente e inspiegabilmente a zero malgrado una miriade di infortuni e le pressioni della piazza.

A Salerno stesso percorso: tre campionati vinti e due coppe prima dell'assestamento in cadetteria con la speranza di avere un bilancio almeno in parità (e negli ultimi anni le entrate sono state superiori alle uscite) e che l'allenatore di turno riuscisse a trasformare calciatori onesti di categoria in una macchina da guerra a costo zero. Anche in questo caso il risultato è stato un salto di qualità mai compiuto, un rischio retrocessione perpetratosi per due anni su quattro, tante plusvalenze e pochissimi cartellini acquisiti, allenatori esonerati in serie e un rapporto conflittuale con la piazza. La differenza? Il settore giovanile che da anni, a Roma, fornisce materiale per la prima squadra (capolavoro di Inzaghi, uno che per 15 giorni lavorò come allenatore della Salernitana) e la capacità di Tare di individuare ogni anno all'estero 3-4 talenti sconosciuti che fanno la differenza e vengono rivenduti a peso d'oro. Che, in fondo, le potenzialità economiche di questa società debbano essere rivalutate? Se volessero basterebbero dieci giorni per allestire una corazzata che vinca a mani basse la B. Perchè in 4 anni, regolamenti a parte, Salerno non ha mai lottato per i primi otto posti?

Sezione: News / Data: Lun 19 agosto 2019 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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