Il biennio peggiore della storia della Salernitana porta la firma di Danilo Iervolino. Lui che era stato accolto come salvatore della patria per aver sostituito gli odiati romani e che aveva parlato in maniera chiara alla città sin dalla sua prima conferenza stampa prospettando un progetto incredibilmente interessante. In effetti abbiamo tutti toccato il cielo con un dito: una salvezza epica, il miglior campionato di sempre, big della A che venivano messe sotto in casa propria, investimenti milionari e idea di fare un grande centro sportivo rinforzando settore giovanile e area marketing. Meraviglioso.
E, dopo la stagione 2022-23, avevamo davvero la sensazione di essere entrati in una nuova dimensione. Piatek, Candreva, Ribery, Dia, Ochoa. Tutti con la maglia granata, nemmeno al fantacalcio lo avremmo immaginato. E poi Gyomber che giganteggiava su Oshimen, un Maradona ammutolito, Sousa che insegnava calcio, 20mila spettatori in media in casa e 4000 in trasferta, con calciatori convocati in Nazionale e una vetrina mondiale per la città e per la provincia di Salerno.
Dopo Piazza della Concordia c'era la sensazione netta che la Salernitana potesse riprendersi quanto le era stato scippato in passato. E invece, da lì, non si capito più niente. Al posto di affidare tutto nelle mani di un allenatore superbo ci si è affidati ad algoritmo e ad Ikwuemesi, litigando pubblicamente con arbitri e agenti, permettendo a Sousa di parlare con il Napoli e proponendo ai calciatori un ritiro in alberghi senza area condizionata con 35 gradi all'ombra e gente che litigava negli allenamenti baciando la maglia in pubblico per poi chiedere la cessione un giorno sì e l'altro pure.
Ecco, a Iervolino non va imputata la retrocessione a suon di record negativi quanto aver fatto promesse ad una piazza a cui bastava aver evitato l'estromissione. Per un anno, invece, c'era davvero la percezione di poter arrivare a calcare palcoscenici internazionali, con i 25 milioni di euro sul piatto per Pinamonti e trattative con club che disputano la Champions. Cosa è successo al proprietario ex presidente? Che quell'inizio tutto rosa e fiori, con salvezza miracolosa, 30mila persone a portarlo in trionfo con l'Udinese e i 20 milioni per Ederson abbiano fatto pensare che fosse tutto semplice?
Che un giorno esca allo scoperto spiegandoci i motivi di questo passo indietro, di un ridimensionamento totale, della chiusura dei rapporti con la piazza e con la stampa locale. Senza trovare per forza un colpevole, senza dire che "ho speso 100 milioni" o che "ho riscattato Dia e Pirola". Per due volte si era creato un giocattolo perfetto, rotto volutamente prima con lo strappo con Sabatini e poi con le diatribe con Sousa e un mercato estivo pessimo e improponibile se rapportato alla categoria d'appartenenza.
Per potenziale economico c'era la possibilità di lottare da subito per stracciare la B senza prospettare progetti triennali tristemente naufragati in poche settimane, quando si partiva per il ritiro con gente con la valigia in mano tra le fughe di Sottil e Petrachi costretto a fare mercato con l'abaco. Incredibile, inspiegabile. Non si può passare dall'esultanza con la famiglia, i cuori sotto la curva, investimenti importantissimi, presenza costante in trasferta e idea di un nuovo stadio a un biennio di questo genere, fatto di caos, contraddizioni, esoneri, freddezza e sconfitte in serie.
Chiudiamo con una riflessione su Breda. Giusto l'esonero, probabilmente. La scossa non c'è stata, la squadra non aveva idee nè cattiveria agonistica e in 90 giorni la classifica è addirittura peggiorata. Ma la storia va rispettata, c'è un codice etico non scritto che dovrebbe valere per tutti e, figuriamoci, per chi ha scritto la storia. E allora andava eventualmente licenziato sabato sera, senza far uscire allo scoperto il ds parlando di riconferma e senza arrivare a lunedì pomeriggio, con la notizia comunicatagli freddamente a distanza mentre accoglieva i calciatori al Mary Rosy.
Nella città che ha dedicato club a calciatori che non lo meritavano, che ha applaudito chi chiedeva la cessione ogni giorno vedendo nella Salernitana un semplice trampolino di lancio o chi ha abbandonato la nave dopo due retrocessioni non è tollerabile aver offeso sul personale un galantuomo, uno più tifoso di tanti pseudo tifosi e che, al netto di limiti tecnici, ha forse sbagliato perchè offuscato da un sentimento sincero. Non meritava un atteggiamento del genere della società, non meritava di aspettare da solo un taxi per tornare a casa, non meritava di essere scelto per calmare la piazza. Chi rappresenta la Salernitana non può mancare di stile a cospetto di chi nella storia resterà per sempre e a prescindere.
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