C’è poco da dire sul Napoli di Luciano Spalletti. La squadra ha sorpreso per risultati ma soprattutto per la grande solidità difensiva. L’avvento di Lucianone sulla panchina azzurra è stato accolto con clamore e i risultati fin qui conseguiti hanno dato ragione al tecnico toscano. La squadra è rimasta praticamente intatta rispetto allo scorso anno, con gli inserimenti di Zambo Anguissa in mediana al fianco di Fabian Ruiz. I veri acquisti sono stati invece Rrahmani, rigenerato dalla cura Spalletti e favorito dalle prestazioni e dagli infortuni di Manolas, e Osimhen, recuperato dopo l’infortunio dello scorso anno e a tutti gli effetti diventato un vero top player in attacco. Terzo miglior attacco dopo Inter e Milan, e soli 3 goal subiti in dieci gare (meglio ha fatto solo l’Ajax in Europa, ma in un campionato nettamente di livello inferiore) testimoniano quanto il Napoli sia equilibrato in tutti i reparti
IL CREDO TATTICO DI LUCIANO SPALLETTI
Luciano Spalletti è fermo credente del 4-2-3-1, rivisitato e reso camaleontico soprattutto in fase offensiva dove spesso prende le connotazioni di un 4-3-3 con il trequartista centrale più basso e i due esterni più alti. Sono proprio questi ultimi la chiave tattica del toscano, che ama farli giocare a piede invertito e tagliare dentro l’area per trovare la conclusione a rete. Il centrocampo è un mix di qualità e forza fisica, che ha trovato nell’ultimo arrivato Zambo Anguissa il tassello giusto. Quest’ultimo si inserisce spesso nella manovra offensiva, dialogando con il trequartista centrale (Zielinski o Elmas) che gioca tra le linee. In difesa i terzini sono molto alti in fase di possesso, sulla linea dei mediani, e invitano alla sovrapposizione gli esterni di attacco in maniera sistematica per aprire le maglie difensive avversarie.
COME GIOCA IL NAPOLI
La fase di possesso coinvolge sempre la difesa e soprattutto Koulibaly, il quale se non pressato va spesso ad accompagnare la manovra offensiva fino alla trequarti. I due centrali, in caso di pressing invece, allargano subito per i terzini, che si alzano sistematicamente e affondano il campo, sovrapponendosi con gli esterni con dei rapidi scambi in velocità ed arrivando spesso al cross o al tiro. Se le corsie esterne sono bloccate, chiamano in causa uno dei due mediani per lo scarico. Il loro movimento permette ai due esterni alti di accentrarsi e di sfruttare il piede invertito per le conclusioni a rete. Tra le due catene la più utilizzata è quella Mario Rui-Insigne, che porta spesso il duo ai cross o alle conclusioni a rete. Fondamentale è il trequartista centrale: il suo galleggiare tra il centrocampo e l’attacco non da punti di riferimento agli avversari e le sue caratteristiche di velocità e di capacità di inserimento rappresentano una vera e propria spina nel fianco per le difese avversarie. Altra alternativa per la costruzione è l’abbassamento di Fabian Ruiz, che arriva sulla linea dei centrali difensivi a prendere palla per far partire la manovra. In caso di linee chiuse, specie contro le squadre che applicano un pressing alto, Ruiz prova anche la costruzione diretta verso Osimhen. In fase offensiva le soluzioni sono tre: traversone per l’accorrente taglio sul secondo palo dell’esterno opposto, filtrante per la velocità e l’inserimento del centravanti o accentramento per il tiro a giro degli esterni. A queste si aggiunge ovviamente la conclusione da fuori, che vede in Ruiz e Zielinski due interpreti molto pericolosi.
In fase di non possesso il Napoli si caratterizza per un pressing alto, in genere portato dai tre uomini più avanzati e da Anguissa che sale fino alla trequarti. L’obiettivo è quello di recuperare palla per sfruttare le transizioni positivi di Osimhen o per costringere gli avversari al lancio lungo, dove Koulibaly & C. possono sfruttare forza fisica e abilità aerea. Saltato il primo pressing, in caso di attacchi per vie centrali, Ruiz copre le linee di passaggi mentre Anguissa porta pressing sul portatore di palla, supportato da uno dei trequartisti in zona. In caso di attacchi dell’esterno, il meccanismo è lo stesso, con i due terzini che rientrano in posizione sulla linea dei centrali di difesa. In fase difensiva dunque alla linea da quattro si aggiunge la linea da due composta dai mediani, a quali si aggiungono due dei tre trequartisti che ripiegano, lasciando in avanti solo Osimhen e l’altro trequartista per un’eventuale ripartenza. Le due transizioni sono caratterizzate dalla velocità: quella positiva si basa sul recupero e sul lancio rapido per sfruttare la velocità in campo aperto di Osimhen. Quella negativa è caratterizzata dal contropressing rapido e in caso di superamento dal rapido ricompattamento dietro la linea della palla.
PRO E CONTRO DEI PARTENOPEI
Sicuramente uno dei pro maggiori è rappresentato dalla solidità difensiva che vede in un Koulibaly tornato ai fasti di un tempo, e forse anche di più. Alla solidità aggiungiamo la velocità di manovra offensiva, fatta di brevi tocchi e scambi rapidi, cosi come le verticalizzazioni. Infine aggiungiamo il movimento dei tre alle spalle del centravanti nigeriano, che hanno sempre diverse soluzioni di scelta per eludere le difese avversarie (tiro, cross, uno-due, filtrante, azione personale). E’ difficile trovare invece dei contro al momento al Napoli di Spalletti. Analizzando al microscopio le partite degli azzurri possiamo individuare tre piccoli “nei” nello scacchiere di Spalletti: il primo è caratterizzato dagli errori individuali, soprattutto in fase difensiva (Mario Rui, Manolas e Di Lorenzo). Il secondo potrebbe essere invece la difficoltà quando gioca con squadre che giocano molto arroccate dietro con due line da 4 fisse. La terza è rappresentata dai piccoli vuoti lasciati dal pressing alto se saltato al primo affondo.
LA CHIAVE DI LETTURA
Il derby si sa è una gara sempre a se: in un derby sentito, come quello tra Salernitana e Napoli, i valori in campo possono essere sovvertiti da motivazioni, spinta del pubblico e da episodi. Sicuramente sarà una gara che vedrà favorita il Napoli che ha dimostrato sinora di meritare la testa della classifica ma occhio alla condizione mentale in casa granata. Colantuono dovrà essere bravo a schierare una squadra compatta e ferma sulle due linee da quattro, intervenendo immediatamente quando nel secondo tempo fisiologicamente si allungherà. Mantenendo 8/11 o 9/11 dietro la linea della palla per tutta la gara, costringerà il Napoli a non fare la sua partita. Inutile fare troppo pressing alto e far stancare Ribery e Bonazzoli, meglio chiudere le linee di passaggio a ripartire sfruttando l’estro del campione francese e qualche episodio. Simy sarà fondamentale nel duello con Koulibaly, cosi come il tiro da fuori che potrebbe trovare in Kastanos l’interprete giusto. Occhio però alla catena di sinistra del Napoli Insigne-Mario Rui: su quella fascia Kecrhida e Zortea hanno dato pochissime garanzie: meglio sacrificare Ranieri e inserire Gagliolo a sinistra o Gyomber a destra lasciando l’ex Viola sulla sinistra.
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