“Sai chi è il calciatore che assomiglia al mitico Pelè? Pasa, Daniele Pasa”. Intonarono addirittura le note di Mozart i tifosi della Salernitana nell’Arechi nuovo di zecca per festeggiare le punizioni di Daniele Pasa. Eppure la prima magia su palla inattiva il vice di Zico ai tempi dell’Udinese la firmò a Brescia, in quella che resta l’ultima gioia granata in terra lombarda. Era il 16 settembre 1990 quando gli uomini di Giancarlo Ansaloni s’imposero 2-1 grazie ad una doppietta di Pasa. «Resta uno dei più bei ricordi dei miei due anni a Salerno. Segnai prima su punizione, su una palla mossa da Donatelli, poi con una girata al volo su assist di Gasperini (l’attuale allenatore dell’Atalanta dei miracoli, ndr) Esultai davanti ad una curva piena di tifosi della Salernitana, una gioia incredibile». Ricordi di un passato da calciatore tramandati nella sua attuale carriera da allenatore. Pasa infatti ora guida la Prodeco Calcio Montebelluna, impegnata nel girone C di serie D e attualmente al settimo posto in classifica. Eppure, riannodando i fili del passato, è impossibile dimenticare le gioie vissute in granata.
Daniele Pasa, quanto calore le ha dato Salerno?
"Tanto. Credo che le soddisfazioni professionali e i dodici gol realizzati nonostante l’amarezza per quella retrocessione non hanno scalfito l’amore che la gente ha per me e che ancora oggi si manifesta e non conosce limiti".
Le arrivano ancora tributi?
"Racconto un retroscena di qualche anno fa. Ero in tribuna ad osservare mio figlio Daniele in un Cittadella-Salernitana. Un gruppetto di tifosi mi riconobbe e iniziarono ad omaggiarmi e a canticchiare quel famoso coro. Questa è la dimostrazione del valore umano e del calore che la piazza di Salerno sa offrire".
Quanti insegnamenti di Zico c’erano nei suoi calci piazzati?
"Davvero tanti. Avevo una propensione per questa capacità balistica ma quell’anno a Udine che condivisi proprio con Zico fu per me fondamentale: mi sembrava di imparare solo guardandolo giocare. A Salerno sette dei dodici gol realizzati arrivarono proprio su punizione. Eppure c’era tanto sacrificio: ricordo che al Vestuti mettevo una lattina di Coca Cola sulla traversa e mi esercitavo nel colpirla per ore e ore".
Tanti ricordi ma anche la delusione per quella maledetta retrocessione che ancora non riesce a mandare giù.
"Assolutamente. Fu un’annata particolare, facemmo 36 punti, quota che significava salvezza e che invece ci costrinse a giocare lo spareggio con il Cosenza sul neutro di Pescara. Facemmo anche una discreta prestazione ma non bastò, venendo puniti dal gol del compianto Marulla".
Oggi invece c’è una Salernitana in vetta alla classifica. Crede nel progetto tecnico di Castori?
"I granata possono fare bene. Facendo tutti gli scongiuri del caso, spero che questo possa essere l’anno giusto per Salerno per ritrovare la serie A. Lo meriterebbe la tifoseria che per me è da massima serie. Anzi, magari con un pizzico di organizzazione e lungimiranza, possono restarci a lungo come è successo negli ultimi anni in piazze più piccole".
Per compiere questa impresa c’è da battere anche il Pordenone di suo figlio Simone.
"Quando la Salernitana incrocerà il Pordenone e mio figlio sarà una sfida particolare, posso dire che avrò il cuore diviso a metà per il legame con la piazza granata ma anche per i miei trascorsi con i ramarri".

Sezione: News / Data: Sab 12 dicembre 2020 alle 10:00 / Fonte: La Città
Autore: TS Redazione
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