E venne il pomeriggio dell'incontro indicato come quello della verità, ovvero quello che avrebbe dovuto fornire a tifoseria ed addetti ai lavori risposte attendibili sullo stato di forma della Salernitana e, soprattutto, su quali obiettivi stagionali potessero essere realmente alla sua portata. Ebbene il match Salernitana-Catanzaro di indicazioni ne avrebbe fornite abbastanza a riguardo, ma, purtroppo, non sarebbero i responsi che l'ambiente salernitano, la società e il duo Petrachi-Martusciello speravano di ricevere. È bastato un Catanzaro guardingo ed affamato di punti (anzi del punto) per letteralmente incartare il gioco finora propositivo, e tratti persino spumeggiante, messo in opera dai granata in questo avvio di campionato cadetto. I calabresi, pur privi di alcuni titolari tra cui il bomber locale Iemmello, grazie ad uno studio settimanale attento di mister Caserta e dei suoi collaboratori, sarebbero riusciti ad inaridire le fonti di gioco campane, con poche e troppo semplici mosse sulla scacchiera: pressare e raddoppiare sul play Amatucci e presidiare, anche qui con raddoppi e scalate sugli esterni, entrambe le corsie laterali.
Martusciello, che aveva preparato un match d'attacco, avrebbe reagito sganciando ambedue i terzini, Njoh e Stojanovic, prima a turno e poi nella ripresa pure contemporaneamente al cospetto di un avversario più stanco e che faticava a ripartire. Entrambi i laterali difensivi granata non a caso si sono resi protagonisti di una partita positiva, caratterizzata da tante discese e diversi cross sui rispettivi out di competenza, ma impreziosita ulteriormente da una prova accorta anche a livello difensivo, nelle diagonali e nelle scalate in marcatura o in copertura. Martusciello, imbottigliato nella circolazione per vie centrali grazie ad un dispositivo difensivo ospite che con il vertice basso, le uscite in aggressione di uno dei centrali di retroguardia e i ripiegamenti della punta, riusciva a chiudere le linee di passaggio e a evitare le verticalizzazioni e gli uno-due corti ad entrare dentro centralmente, ha provato a vincerla sulle fasce, cercando, pressoché invano, quella superiorità numerica tanto efficace contro il Pisa per lo sviluppo della manovra d'attacco.
Centralmente lo sviluppo della Salernitana non è stato favorito per le carenze dinamiche e di lettura dei suoi centravanti, con Wlodarczyk, nel primo tempo, e Torregrossa, nella ripresa, incapaci di farsi vedere accorciando per fare sponde o chiudere triangolazioni con le mezzali e gli esterni offensivi, così come di aprire varchi per gli inserimenti e attaccare la profondità per battere a rete. Il 4-3-3 disegnato da Martusciello, magari anche più di altri moduli, dipende molto dal livello della prestazione dei terminali offensivi centrali, ruolo che notoriamente contribuisce a fare giocare bene una squadra e a dare profondità e pericolosità alle trame d'offesa. I centravanti granata sono attualmente un po' il tallone d'Achille della squadra, con il polacco visibilmente ancora acerbo e leggerino e con l' italiano ex Pisa che pare irriconoscibile, preda dei centrali ospiti perché mancante di gamba e di ritmo partita. Tantissimi sviluppi dalla cintola in sù sono così inevitabilmente passati per le corse laterali, con Braaf e Verde a giocare una quantità industriale di palloni, nel tentativo di allargare le maglie rivali e cercare lo spunto per tagliare verso il centro, attaccare l'area e concludere in porta.
Altrettanto non casualmente le poche opportunità di vincere il match sarebbero arrivate dagli esterni d'attacco del cavalluccio marino, con Braaf più efficace e concreto di un Verde generoso ma ancora incapace di fare la differenza con giocate risolutive. Martusciello, che ha ideato e confermato una Bersagliera a trazione anteriore e votata a proporre in casa come in trasferta gioco, necessita dei goal di esterni e mezzali, per sopperire all'attuale scarsissima prolificità dei suoi attaccanti centrali, dove il bomber al momento resta quel Simy a cui il mister ischitano ha ben pensato di non concedere minuti contro un Catanzaro che ha finito a difendere basso ed arroccato nella sua area di rigore. L'ex allenatore di Lazio ed Empoli alla fine ha dichiarato che avrebbe avuto paura di perderla qualora avesse inserito il doppio centravanti nella fase finale della sfida, a riprova di una certa maggiore prudenza e attenzione alla fase di non possesso, evidenziata negli ultimi incontri. La coperta si starebbe rivelando allo stato un po' corta, con la ritrovata maggiore solidità dietro inficiata in parte dalla perdita di penetrazione offensiva. A dirla tutta i due pareggi a reti bianche conquistati dai granata sono stati differenti tra loro, perché se a Reggio Emilia di occasioni ne sono arrivate tante, all'Arechi domenica il primo vero tiro è arrivato a dieci minuti dal termine con Braaf, tra i pochi positivi davanti.
La sensazione che ne deriva sarebbe la seguente: Martusciello, dinanzi ad avversari che hanno iniziato a conoscere i suoi temi di gioco e a varare contromisure, dovrebbe studiare qualcosa di diverso e di nuovo per aprire in casa le scatole difensive di avversari in atteggiamento attendista e, a riguardo, non parrebbe così disprezzabile l' ipotesi, provata in alcuni allenamenti, di un 4-3-1-2 che accentrerebbe Verde dietro due punte di peso, di cui una oggi come oggi non può non essere Simy. La mossa, ad un tempo, potrebbe valorizzare l'ex Spezia avvicinandolo alla porta per concludere in prima persona o esaltandone le doti di assist man di precisione, così come garantire più presenza in area di rigore avversaria e più finalizzazioni e conclusioni a rete, tanto latitanti contro il Catanzaro. Il problema, tuttavia, della Salernitana, e qui Martusciello ha le sue ragioni, resta anche il ritardo fisico di tanti suoi big, calciatori che sulla carta sarebbero idonei ad una serie B di vertice ma che, tra condizione approssimativa e guai fisici, non trovano continuità a livello di presenze e rendimento.
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