Abbiamo letto e visto tanto in queste ore rispetto all' "invasione" nerazzurra nei settori solitamente riservati ai sostenitori locali. In alcuni casi la sagra della retorica e della banalità in modalità Ponzio Pilato, in altri è stato invece necessario prendere le distanze da pseudo tifosi dell'Inter che hanno denunciato sul web (e non nelle sedi opportune) aggressioni di ogni genere. In un contesto pieno di steward, polizia, carabinieri e telecamere sa tanto di vittimismo utile a ritagliarsi un secondo di popolarità e gettare ombre su una delle tifoserie più civile, corrette e appassionate d'Italia. Intendiamoci: qualunque tipo di violenza va condannata a prescindere e, in un Paese civile e democratico, ognuno è libero di tifare per chi vuole, ovunque e senza dover temere alcun tipo di ripercussione. Questo, però, non vuol dire andare a "casa d'altri" e provocare deliberatamente come purtroppo accaduto sabato sera. I social sono pieni di video che ritraggono tifosi avversari sparpagliati nei distinti o in tribuna che fanno gesti di ogni genere verso la curva Sud, che fischiano la scenografia, che augurano la serie B. Gente che magari, in contesti molto meno accoglienti di Salerno, non avrebbe nemmeno potuto indossare la sciarpa o la maglia della propria squadra del cuore. 

Da che mondo è mondo l'arrivo di una big comporta il movimento di migliaia di persone che seguono ovunque Inter, Milan, Juve e Roma. Persone che pagano, arricchiscono le casse societarie e che hanno tutto il diritto di assistere allo spettacolo. Ma, appunto, rispettando. Senza inveire, senza eccedere nei comportamenti, senza insultare, senza provocare. Cosa che, mai come sabato scorso, è avvenuta. C'è chi assicura siano salernitani della provincia "anti granata" che colgono l'occasione per tifare contro. Del resto gli ultras nerazzurri di Milano hanno spesso mostrato rispetto per la nostra tifoseria, accogliendoci talvolta anche con cordialità e simpatia. La domanda è sempre la stessa: si può evitare, soprattutto per garantire alla squadra un sostegno totale e unilaterale (settore ospiti a parte, ovviamente), di vivere all'Arechi quanto accade - ad esempio - nelle partite interne del Sassuolo?  

Ieri proponemmo una soluzione un po' provocatoria, da qualcuno ignorantemente interpretata come una volontà di negare ai tifosi avversari di venire a Salerno. La ribadiamo: prelazione prolungata per i possessori della tessera, abbonati e club che possono portare un amico o un affiliato a metà prezzo allo stadio e ultime 48 ore di vendita libera a costi raddoppiati. Per la serie "se all'Arechi tifi contro, almeno paga di più". Come mai nel 98-99 il principe degli stadi esplodeva solo per i colori granata? E' vero, altri tempi: città e provincia amavano solo il cavalluccio, c'era stata un'attesa lunga mezzo secolo senza fallimenti e declassamenti in D nel mezzo. Ma, soprattutto, si ripartiva da una base di quasi 30mila abbonati. Tutti fedelmente e unicamente GRANATA. Si pensi a una cosa del genere per il futuro. Se davvero si vogliono riconquistare le generazioni perse per i suddetti motivi, si pensi ad una campagna abbonamenti mirata, formato famiglia, che aiuti giovani, disoccupati e che preveda agevolazioni serie per chi c'è sempre stato.

Invece, con prezzi da finale di Champions (45 euro per la curva Sud, il settore popolare), succede che la famiglia salernitana o chi ha già assistito alle gare con Frosinone e Torino resta a casa mentre l'occasionale nerazzurro, bianconero o rossonero viene all'Arechi e tifa contro. Il bivio è sempre lo stesso: il sinallagma d'amore con più pubblico e meno euro o incasso a cinque stelle e che fa se poi siamo 50 e 50?

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 02 ottobre 2023 alle 19:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
vedi letture
Print