Chi più spende . . . più guadagna! La storia recente della Salernitana rappresenta uno dei casi più emblematici in cui il celebre proverbio viene completamente ribaltato, creando un paradosso sportivo ed economico che ha lasciato attoniti osservatori e appassionati dell'intero panorama calcistico italiano.
Immaginate di investire oltre 100 milioni di euro in un club calcistico e ritrovarvi non solo retrocessi dalla Serie A, ma addirittura sull'orlo di una doppia discesa in Serie C. Benvenuti nel mondo della Salernitana, un caso di studio che merita un'analisi approfondita.
Dal suo arrivo nel gennaio 2022, Iervolino ha aperto il portafoglio con generosità quasi senza precedenti per una piazza come Salerno. I numeri parlano chiaro: 10 milioni per l'acquisto del club, seguiti da versamenti progressivi di 20 milioni nel 2022, ben 37,5 milioni nel 2023, 30 milioni a giugno 2024 e altri 3,5 milioni a dicembre dello stesso anno per questioni di liquidità. Totale? Oltre 100 milioni di euro in tre anni.
L'analisi di Transfermarkt colloca i granata nella top 10 delle società italiane per investimenti dal 2020 al 2024, con una spesa di 91 milioni che supera addirittura quanto investito da Como (84,7 milioni) e Bologna (82,2 milioni). Quest'ultimo dato risulta particolarmente stridente, considerando che i felsinei sono riusciti a qualificarsi alla Champions League mentre la Salernitana affonda verso il baratro della terza serie.
Il terzo bilancio dell'era Iervolino, chiuso al 30 giugno 2024, ha fatto registrare un passivo record di 41,6 milioni di euro, un segno rosso difficile da fronteggiare con la retrocessione in Serie B e il conseguente dimensionamento del progetto. Il fatturato del club si è attestato sui 63,2 milioni di euro, in calo rispetto ai 70 milioni del 2023, mentre i costi sono saliti alla vertiginosa cifra di 102,1 milioni.
Tra i ricavi spiccano i 32,3 milioni per diritti televisivi, 10,3 milioni di plusvalenze, 8,6 milioni da sponsor e 7,1 milioni da incassi delle partite. Sul fronte dei costi, il personale ha inciso per 53 milioni (erano stati 63,7 nella stagione precedente), di cui 34,9 milioni per gli stipendi ai calciatori e 5,8 milioni per gli allenatori della prima squadra, e 21,4 milioni di ammortamenti calciatori.
Sono numeri che farebbero tremare i polsi anche a club di ben altra caratura e tradizione, figuriamoci per una Salernitana che ora sta facendo i conti con gli introiti drasticamente ridotti della Serie B.
Il confronto che fa male: Como e Bologna, le formiche che battono la cicala
Ciò che rende ancora più doloroso il caso Salernitana è il confronto con realtà che, spendendo meno, hanno ottenuto risultati infinitamente superiori.
Il Como, con "appena" 84,7 milioni investiti (circa 6 milioni in meno della Salernitana), ha costruito un progetto solido che l'ha portato dalla Serie C alla massima categoria, con una gestione oculata focalizzata non solo sulla squadra ma anche sulle infrastrutture e sul rafforzamento del brand a livello internazionale.
Ancor più eclatante è l'esempio del Bologna, che con 82,2 milioni (quasi 9 milioni in meno dei granata) ha assemblato una squadra capace di qualificarsi alla Champions League, valorizzando i talenti e facendo scelte di mercato intelligenti. Un miracolo sportivo ed economico che mette a nudo tutte le fragilità del progetto salernitano.
Gli ingredienti mancanti al club campano sono stati evidenti: l'assenza di una strategia chiara, l'instabilità tecnica e dirigenziale, scelte di mercato discutibili e l'incapacità di costruire un progetto di lungo respiro.
Mentre società come Bologna e Como hanno saputo ottimizzare risorse inferiori puntando su continuità, competenza e pianificazione, la Salernitana si è trovata intrappolata in un vortice di spese che hanno portato al paradosso attuale: essere tra i club che hanno speso di più negli ultimi anni ma rischiare la discesa in Serie C.
Gli investimenti, per quanto generosi, devono essere guidati da una visione strategica, competenze gestionali e pazienza nella costruzione di un progetto sportivo sostenibile.
La sfida per Iervolino, se vorrà continuare questa avventura, sarà quella di rifondare il progetto su basi più solide, imparando dagli errori del passato e cercando di replicare i modelli virtuosi che hanno permesso ad altre realtà di crescere in modo equilibrato anche con risorse economiche inferiori.
Nel frattempo, i tifosi della Salernitana possono solo guardare con amarezza ai 100 milioni spesi e chiedersi cosa sarebbe potuto essere con una gestione più oculata di quel tesoro che ora sembra disperso al vento, mentre la Serie C si avvicina minacciosa all'orizzonte.
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