Signori, assistiamo al più grottesco papocchio della storia calcistica italiana. Non bastavano i soliti malanni del pallone nostrano - arbitri incerti, presidenti megalomani e tifosi che si scannano per un corner dubbioso - ora abbiamo raggiunto vette di assurdità che nessuno avrebbe saputo immaginare.

Se qualcuno volesse scrivere un manuale su come mandare in tilt un campionato di calcio, la Serie B 2024-25 offrirebbe materiale per almeno tre volumi. Quello che doveva essere un normale rush finale si è trasformato in un labirinto di carte bollate, ricorsi e controricorsi dove gli avvocati fanno più chilometri dei centrocampisti e i tribunali lavorano straordinario.

Al centro di questo carnevale, la povera Salernitana, che si ritrova a giocare contro nemici invisibili armata solo di codici processuali e speranze infrante.

La Salernitana e l'illusione della salvezza burocratica

Il primo domino a cadere è stato il Brescia. Dopo 114 anni di storia, la Leonessa ha scelto di uscire di scena non per una sconfitta sportiva, ma per la più prosaica delle ragioni: l'incapacità di pagare stipendi e contributi. Massimo Cellino ha deciso che 3 milioni di euro erano troppi per le sue finanze.

Il risultato? Calciatori che tornano a casa "quasi in lacrime" e una società che si dissolve come uno zuccherino nell'acqua. Un epilogo che ha il sapore amaro dell'incompetenza gestionale, ma che ha avuto l'effetto di un sasso lanciato in uno stagno: le onde si sono propagate ovunque, travolgendo tutto il sistema dei playoff.

Mentre il Brescia affondava, la Salernitana ha deciso di giocare la partita più importante della stagione non all'Arechi, ma negli uffici dei tribunali. Prima il ricorso contro il rinvio del playout con il Frosinone, poi quello al Collegio di Garanzia del CONI.

Il paradosso è evidente: mentre i tifosi granata annunciano il boicottaggio ("non ci saremo sugli spalti, non ci pieghiamo a questa pagliacciata"), la squadra si prepara a giocare contro la Sampdoria in un playoff che nessuno sa più bene come sia nato, anche se il perché è chiaro a tutti.

Il consiglio della saggezza popolare

Il ricorso al Tribunale federale nazionale, verso cui sembra orientarsi la strategia granata, rischia di essere l'ennesima perdita di tempo e dignità.

Il 10 giugno, quando si discuterà del ricorso al Collegio di Garanzia del CONI, arriverà l'inevitabile rigetto. A quel punto, cari dirigenti salernitani, non perdete tempo con altri tribunali sportivi: puntate dritti al TAR, l'unico organo che possa davvero rimescolare le carte di questo pasticciaccio brutto.

Il TAR ha già dimostrato in passato di saper mettere ordine nel caos calcistico italiano. Nel 2019, fu proprio il Tribunale Amministrativo a imporre di far giocare subito Salernitana-Venezia mentre si indagava sul Palermo. Quella volta funzionò, e potrebbe funzionare anche stavolta.

La lezione del pasticciaccio

Forse è tempo di riflettere su quello che è diventato il nostro calcio. Quando una stagione sportiva si decide più nei tribunali che negli stadi, quando i ricorsi diventano più importanti dei risultati, forse abbiamo perso di vista l'essenza dello sport.

Alla fine, quando tutto questo circo sarà finito, resterà l'amaro in bocca di chi ama il calcio per quello che dovrebbe essere: una sfida leale tra atleti, non una battaglia legale tra procuratori. Ma forse è già troppo tardi per tornare indietro.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 08 giugno 2025 alle 13:00
Autore: Giovanni Santaniello
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