La partita di ieri pomeriggio è la fotografia esatta del girone d’andata della Salernitana. Potenzialità evidenti, qualche individualità di spicco, grande carattere come testimoniato dalla reazione dopo lo 0-2, molta sfortuna (granata primi in classifica in B per numero di pali colpiti), ma anche errori di gioventù che mister Ventura ha corretto soltanto in parte. Il tecnico (apparso nervoso in sala stampa come testimoniato dall’atteggiamento avuto con il collega di Liratv Antonio Esposito, pare siano seguite però le scuse e una stretta di mano) ha un ruolino di marcia esattamente uguale ai suoi predecessori, con il record negativo di un punto nelle ultime sette trasferte frutto anche dell’inesperienza. Se è vero che manca come il pane il bomber da doppia cifra ormai dall’addio di Coda e Donnarumma, è altrettanto vero che questa squadra necessita di gente che abbia vinto campionati e non abbia ereditato retrocessioni e playout in serie, come con onestà ha ammesso Di Tacchio nel post gara. C’è davvero tutto per disputare un girone di ritorno eccellente in un campionato dove, Benevento a parte, nessuno sta volando. Il centrocampo, preso singolarmente, è tra i migliori della categoria (guai, però, a sopravvalutare Dziczek), sugli esterni ci sono due ragazzi di spessore, gli attaccanti tutto sommato i loro gol li stanno facendo, è la difesa a destare preoccupazione per il calo progressivo di Karo e le performance balbettanti di Billong e Migliorini (ah, quanto pesa l’assenza di Mantovani), mentre Jaroszynski continua ad essere esemplare. Ad ogni modo la palla passa a Lotito e Mezzaroma. C’è una promessa da mantenere, quella fatta in un comunicato che non può essere smentito: si parlava di serie A, quasi per farsi “perdonare” la disastrosa annata scorsa coincisa con la retrocessione in C sul campo nell’anno del centenario.

E’ tempo di investire con la t e non sempre tramite Lazio, di dare credibilità ad un percorso di crescita che si è arrestato dal 2015: per la quinta stagione di fila, tanto per rendere l’idea, la Salernitana non chiude il girone d’andata nei playoff ed è un fallimento sportivo per chi ogni giorno -e a giusta ragione- ricorda la propria solidità economica. Guai a presentarsi a Pescara con il Minala o l’Anderson di turno: serve un grande difensore, una mezz’ala di qualità se Firenze dovesse andar via, un centravanti vero e non il classico ragazzino a tinte biancocelesti che costa zero e pensa altrove. Solo così capiremo le reali intenzioni di un club abbandonato dalla stragrande maggioranza della tifoseria. In parte a causa di teorie obiettivamente fantascientifiche alimentate dai social, quelli che non aspettavano altro che una sconfitta, che parlano di galleggiamento o interpretano a piacimento regolamenti che nulla vietano. In parte perché da 5 anni il copione è sempre lo stesso e il pubblico dell’Arechi (i 5000 di sempre, i veri tifosi) merita di più. In questa serie B più scadente del previsto è sufficiente uno sforzo per ritrovarsi a lottare per posizioni nobili in classifica. A patto che lo si voglia davvero. Lotito, quando ha voluto vincere, lo ha fatto. A mani basse. A suon di investimenti. Ora non si può più sbagliare, altrimenti lo stadio sarà sempre più vuoto e non ci sarà fattore imponderabile che tenga.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 30 dicembre 2019 alle 13:00
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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