Caso Terni, Bettin, playoff col Genoa, Di Bello a Verona (con tanto di coro di Mandorlini), due fallimenti, la maglia a strisce blu e rosse, i "gravi" infortuni dei calciatori della Nocerina, telefonate private che diventano articoli di giornale, l'accostamento all'inchiesta Dirty Soccer, il -6 post Potenza senza tesserati indagati. E poi ancora i playout di Venezia dopo il comunicato della Lega B che sanciva la salvezza sul campo, il tormentone Foggia, la denuncia di Mounard pre Gavorrano fino ad arrivare ai giorni nostri fatti di trust, trustee, ex esponenti dell'esercito italiano e una cessione societaria avvenuta alle 23:58 della più lunga e tesa vigilia di Capodanno della storia granata. Da queste parti non ci facciamo mai mancare nulla ed essere tifosi della Salernitana richiede un cuore forte e le spalle larghe, al di là dei risultati sportivi. Tante, troppe volte il popolo del cavalluccio si è ritrovato a palpitare, a tremare o a piangere per vicende extracalcistiche che hanno visto la Salernitana capro espiatorio.
Considerando che il dottor Gravina, però, ha ricevuto un incarico di prestigio dall'UEFA dopo due eliminazioni consecutive dai mondiali e con un calcio che va letteralmente a rotoli, possiamo dire che vien quasi la voglia di spegnere la televisione, stracciare gli abbonamenti di curva e spendere tempo e soldi per una passeggiata con la famiglia o una pizza con gli amici. Ed è quello che il sottoscritto farebbe se, per assurdo, la Salernitana attuale pagasse errori gestionali dei suoi predecessori. Come se ora acquistare un calciatore giovane di prospettiva per un milione o spenderne 12 per Akpa Akpro (che, senza infortuni, avrebbe avuto una valutazione ancora più alta) significhi falsare i bilanci o muovere cifre tali da garantirsi l'iscrizione. Assolvere o condannare spetta ai giudici, ci mancherebbe, ed eventuali responsabilità accertate dagli organi di giustizia vedrebbero comunque i tifosi parte lesa. Tutti, indistintamente: sia chi ha sostenuto questa società, sia chi l'ha osteggiata festeggiando, comunque e come giusto che sia, il passaggio dalla D a San Siro. Vogliamo sperare che tutto sia a posto, che alla fine non paghi la Salernitana di Iervolino per fatti di qualche anno fa e che tutto questo ciclone mediatico non nasconda magagne, imbrogli e situazioni decisamente più gravi. Se la FIGC accetta, anzi propone, la multiproprietà perchè poi scandalizza se Lotito cede un giocatore bravo...a Lotito? In questo momento, comunque, quel che conta è aspettare le sentenze e giudicare i fatti ascoltando fonti ufficiali, autorevoli e qualificate e non gli avvocati di facebook che prospettano ogni tipo di scenario. Una cosa è certa: togliamoci dalla testa che il passaggio di proprietà metterebbe al riparo la nostra Salernitana. Non è così. Certo, potrebbe essere un deterrente tale da ammortizzare il colpo, con tanto di richiesta di risarcimento danni. Ma speriamo di non arrivare mai a questo punto.
Piuttosto chiediamoci: nella rovente estate 2021, per iscrivere il club tramite trust, ci furono controlli a tappeto, ispezioni della CoviSoc, relazioni di professionisti e pubblicazione di bilanci, possibile che nessuno abbia riscontrato eventuali anomalie, compresi i trustee che hanno operato con trasparenza e ammirevole fermezza? La Salernitana non sia il capro espiatorio del calcio italiano, come si suol dire "abbiamo già dato". E frenare la rincorsa salvezza o pregiudicare il prossimo campionato significherebbe penalizzare una grande tifoseria e una società che ha voglia di investire e che ha voglia di investire in un calcio malato e che andrebbe fermato a tempo indeterminato per scoperchiare un vaso di Pandora che va ben oltre Casasola, Sprocati e Cicerelli. Domani, intanto, si gioca e guai a distogliere l'attenzione dall'attualità. L'Inter, in crisi e con un allenatore in confusione, si risveglia spesso contro la Salernitana (per info chiedere a Lautaro), ma con l'approccio giusto e bloccando le corsie esterne si può tener testa a una rosa superiore, con tante alternative di spessore ma...spesso uscita sconfitta dal campo. Al resto pensi l'Arechi che, nella sua versione migliore, può trascinare la squadra all'impresa. E sarebbe tanta roba dopo aver fermato Lazio, Juve e Milan. A patto che ogni singolo tifoso, in ogni settore, capisca - come dice Mourinho - che allo stadio si va per tifare, cantare e sostenere, quasi giocando insieme alla squadra del cuore. E Salerno, quando vuole, può fare la differenza.
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