Lo Spezia di Thiago Motta, chiamato a sostituire Italiano in pieno luglio ha fin qui deluso molto le aspettative degli addetti ai lavori. Arrivato a mercato inoltrato, quando Italiano ha scelto la Fiorentina dopo la rescissione con Gattuso, Motta si è ritrovato una squadra non proprio in linea con la sua filosofia tattica. La squadra è praticamente rimasta intatta, tranne per Pobega, rientrato al Milan e poi girato al Torino e per Mbama Nzola inizialmente con la valigia e fuori rosa e solo recentemente riaggregato nel team. La squadra però non sembra dalle prime giornate aver recepito i dettami tattici del tecnico brasiliano naturalizzato italiano, ed ha dimostrato sin da subito di fare fatica, specie in fase difensiva.
IL CREDO TATTICO DI THIAGO MOTTA
Thiago Motta verrà ricordato sicuramente per le sue dichiarazioni circa il modulo, il cosiddetto 2-7-2: si tratta di una visione diversa del modulo, partendo dalla sinistra e finendo alla destra. Secondo Motta infatti il modulo andrebbe letto in questo modo: 2 giocatori sulla fascia sinistra (terzino e trequartista), 7 centrali (1 portiere, 2 difensori centrali, 2 centrocampisti centrali, 1 trequartista centrale e 1 punta) e 2 giocatori sulla fascia destra (un terzino e un trequartista esterno).
Di fatto il suo modulo è un classico 4-2-3-1 che si trasforma in un 4-2-1-3 in fase offensiva ed in un 4-5-1 in fase di non possesso. Motta predilige due interditori davanti alla difesa a quattro in linea, tre giocatori offensivi sulla trequarti a supportare una punta unica, diversamente dal 4-3-3 di stampo Italiano. Molta costruzione dal basso, pressing alto e voglia di imporre il gioco, sono questi i tre punti cardini della filosofia calcistica del neo-tecnico aquilotto. Motta preferisce dunque il gioco palla a terra ed il palleggio sulla trequarti, e difficilmente si affida a cross alti dal fondo o lanci lunghi a cercare la boa.
COME GIOCA LO SPEZIA
In fase di possesso la costruzione è spesso dal basso, con il gioco che nasce dalle combinazioni dei centrali con i terzini, i quali hanno la propensione a spingersi in avanti ripetutamente. Maggiore e un altro centrale davanti alla difesa si abbassano per ricevere palla e far ripartire, cercando sempre uno dei tre trequartisti che galleggiano tra centrocampo ed attacco. Molto importante per il gioco di Motta sono i due terzini: Bastoni e Amian spingono molto e specie il primo è un vero e proprio propulsore sulla fascia, in grado di regalare assist e giocate per i suoi compagni in maniera quasi sistematica. I terzini creano molte sovrapposizioni con i trequartisti sul proprio binario, Gyasi e Antiste, cercando la superiorità numerica sull’esterno. Perso Pobega, lo Spezia si affida molto di più a Maggiore per la costruzione che dialoga spesso con Verde quando parte da dietro. In fase offensiva i due esterni spingono tanto puntando molto sulla forza atletica e sulla rapidità di gambe, e cercando di creare imprevedibilità e soluzioni offensive che il centravanti di turno, Manaj o Nzola, sono pronti a sfruttare.
In caso di transizione positiva lo Spezia cerca subito il contropiede sfruttando appunto la velocità degli esterni e la profondità del centravanti. Viceversa, in caso di transizione negativa, la squadra ripiega velocemente con i due esterni che coprono l’uscita dei terzini e i due interditori che alzano subito il contro-pressing sul portatore di palla avversaria. La difesa marca ad uomo lasciando poco spazio di movimento alle punte avversarie: l’assenza di Erlic in questo inizio di campionato si è fatta sentire e non poco, visto che è stato uno dei migliori difensori marcatori della scorsa stagione.
PRO E CONTRO DEI LIGURI
In queste prime giornate sono molto più i contro che i pro per Thiago Motta. Il tanto possesso palla e la densità in mezzo al campo, punti di forza delle esperienze precedenti di Motta, hanno trovato poco riscontro quest’anno con molte gare chiuse addirittura sotto il 40% del possesso palla. Sicuramente tra i pro troviamo la qualità sugli esterni, sia difensivi (Bastoni su tutti, che mancherà contro la Salernitana) sia offensivi con la conferma di Gyasi e la sorpresa di Antiste. A seconda di dove giocherà, il pericolo numero uno potrebbe essere Maggiore, anche se viste le diverse defezioni dovrebbe giocare in posizione più arretrata. Molti di più invece i punti deboli, che hanno un unico comune denominatore: la difesa. I difensori sbagliano spesso le uscite palla al piede e questo genera non pochi pericoli in termini di ripartenze avversarie; inoltre è capitato in più di un’occasione che, causa meccanismi ancora non rodati, le salite non sono state sincronizzate, permettendo di tenere in gioco gli attaccanti avversari. Infine i terzini: bene in fase offensiva, male in fase difensiva, con poca copertura e soprattutto poca sicurezza quando puntati nell’uno-contro-uno.
LA CHIAVE DI LETTURA
Spezia-Salernitana sarà sicuramente una partita particolare, causa le tante assenze. Prevedere le formazioni sarà già un rebus, figuriamoci prevedere gli approcci tattici. Sicuramente Castori, con una formazione quasi obbligata ed il ritorno forzato al 3-4-1-2, dovrà stare molto attento alle incursioni sulle fasce dove Kechrida ha dimostrato tutto i suoi limiti difensivi. La mancanza di Lassana Coulibaly imporrà a Di Tacchio l’arduo compito di stringere su Maggiore, la fonte del gioco bianconero. In avanti l’assenza di velocità e imprevedibilità (Bonazzoli, Ribery e Gondo) favorirà le giocate di Hristov e Nikolau, abituati a giocare di fisico e quindi pronti ai duelli con Simy e Djuric. Castori dovrà essere bravo a non correre pericoli e cercare qualche soluzione su palla inattiva, come con il Genoa, o a sfruttare le sbavature della retroguardia di Motta, che in 7 partite ha incassato ben 19 reti, quai 3 a gara.
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