Lo chiamavano Bobcat e il soprannome lo scelse Marco Mezzaroma. "Moses Odjer disse - è come un piccolo escavatore dei cantieri, di quelli che arrivano dappertutto". Lontano da Salerno e dal rinnovo, il centrocampista è diventato un «gigante», nei giorni dell'emergenza e della paura: a Palermo si è mosso a testa alta in mezzo al Covid, ha sfidato tamponi e avversari, ha fatto parte degli undici-pretoriani-undici con i quali Boscaglia ha pareggiato contro il Catania, senza giocatori di movimento in panchina. Un giorno dopo l'altro, il Palermo ha recuperato un pezzettino di squadra, di fiducia e di gloria: vittorie contro la Juve Stabia a domicilio, la Paganese, il Potenza. Ora che l'incubo dei contagi è quasi svanito (Somma, Santana e Marong negativi, faranno visita di idoneità), Odjer riavvolge il nastro, racconta Salerno e Palermo, augura «tutto il bene del mondo a Fabrizio Castori». Lo ha allenato a Trapani l'anno scorso e insieme hanno conquistato la salvezza sul campo, prima che svanisse d'ufficio. "Mister Castori è un grande allenatore ed un uomo vero. Gli auguro tanta felicità dice il centrocampista ghanese -, è una brava persona. Ricordo la gara contro l'Entella: la svolta, il via libera alla rincorsa che ci aveva fatto salvare». Odjer prima di andare al Trapani fece prove di rinnovo con la Salernitana, attraverso il procuratore Sorrentino. Poi lo cambiò. C'era una possibilità di matrimonio ma tutto svanì. In panchina, Ventura fece altre scelte. Odjer dribbla: «Il passato è passato. In maglia granata ho trascorso un bel periodo e lo ricordo con affetto così come i tifosi salernitani che porto nel cuore. Ma oggi il mio presente si chiama Palermo e sono felicissimo». La gioia dopo l'emergenza sanitaria che ha bussato forte alla porta dei siciliani. "Sono stati giorni molto difficili ma che ci hanno reso davvero una famiglia confessa -. Chi come me poteva allenarsi e giocare ha dato più del massimo, anche per chi era a casa a soffrire. Siamo un grande gruppo e dobbiamo ancora dimostrare tutta la nostra forza. Faccio di tutto per isolarmi, penso solo al calcio ed alla mia famiglia che è tutta la mia vita. In questo modo non spreco energi"».

L'EMERGENZA Il calcio va avanti nel silenzio, senza spettatori, con un effetto acquario. La Salernitana gioca senza pubblico e nell'ultima gara casalinga è scesa in campo anche senza avversario. "Non spetta a me dice - commentare o giudicare i regolamenti. Da calciatore so che una vittoria a tavolino contro la Reggiana non dà la stessa gioia di una vittoria sul campo, ma ci sono protocollo e autorità preposte. Giocare senza tifosi è complicato per tutti: a noi è mancata la spinta del pubblico in occasione del derby con il Catania, perché soprattutto nel finale di gara avrebbe fatto raddoppiare le forze. Speriamo che questo incubo finisca e che la gente possa presto tornare negli stadi". Quando l'Arechi era popolato "Il gol più bello l'ho messo a segno con il Latina". Restano i ricordi e la percezione di umanità e legame alla maglia, che vanno oltre l'assenza: "Palermo oggi è come Salerno che ho conosciuto: due città molto belle ma soprattutto è la gente a fare la differenza. Il Palermo può arrivare in alto. Alla Salernitana auguro il meglio". Con Castori e senza Bobcat.

Sezione: News / Data: Dom 22 novembre 2020 alle 22:30 / Fonte: il Mattino
Autore: TS Redazione
vedi letture
Print