Ci sono storie che raccontano molto più di una carriera sportiva, e quella di Giovanni Pisano è una di queste. Dalle strade di Siracusa alla Serie A e al titolo di capocannoniere in Serie B con la maglia della Salernitana. Oggi, dopo aver chiuso con i campi da gioco è responsabile del settore giovanile del Siracusa Calcio ma negli anni scorsi ha lavorato come osservatore della Fiorentina, offrendo il suo sguardo e le sue competenze per la crescita dei ragazzi.
Dai ricordi dei suoi inizi alle sfide attuali, dalle emozioni dei gol alla responsabilità di formare nuovi talenti: a Fanpage.it Giovanni Pisano racconta il suo attuale ruolo dirigenziale nella squadra della sua città e ripercorre la sua carriera calcistica, offrendo al contempo un'analisi critica sulle gestione dei giovani calciatori e il mercato.
Cosa fa oggi Giovanni Pisano?
"Attualmente sono responsabile delle formazioni Under 15 nazionale, Under 17 nazionale e Primavera. È una bella responsabilità, ma anche una grande soddisfazione, soprattutto perché lavoro nella mia città".
Viene da un’esperienza importante con la Fiorentina: che lavoro ha svolto per la Viola e cosa le ha lasciato?
"Ho lavorato per cinque anni come responsabile scouting per Sicilia e Calabria. È stata un’esperienza formativa, ho avuto modo di conoscere tanti giovani e costruirmi una mia idea sul settore giovanile. A Firenze si lavora ad altissimo livello: lì ho capito davvero come funziona la crescita di un calciatore".
In che modo si sviluppava il suo lavoro?
"Si ricevevano segnalazioni dalla società e poi mi organizzavo per andare a vedere i ragazzi. Ogni giocatore veniva visionato almeno tre volte, compilando poi dei report dettagliati. C’era una struttura precisa dietro, con tutto pianificato nei minimi dettagli".
A Firenze ha lavorato anche grazie a un rapporto speciale con Joe Barone…
"Esatto, lui mi volle lì. Era una figura di riferimento importante per me. Dopo la sua scomparsa ho deciso di accettare la proposta del Siracusa, che nel frattempo era salito in Serie C. Per me, tornare a casa è stato un modo per restituire qualcosa alla mia città".
Giovanni Pisano e Joe Barone.
Che tipo di mercato è quello dei giovani in Italia?
"Ritengo che sia un mercato impazzito, perché ci sono eccessivi investimenti in calciatori stranieri di livello ‘normale', a discapito di molti talenti italiani. Ci sono gruppi di agenti che lavorano a livello internazionale e propongono tanti giovani stranieri: hanno una rete ampia e riescono a piazzare facilmente i loro assistiti. Voglio puntualizzare, prima di cadere in equivoci sgradevoli, che io non ho nulla contro calciatori che arrivano da altri paesi ma personalmente li prenderei solo se davvero fanno la differenza. Servirebbe più coraggio nel lanciare i giovani italiani per costruire percorsi di crescita più chiari".
Torniamo indietro di qualche anno. In tanti non lo sanno, o non lo ricordano, ma Giovanni Pisano è stato un grande attaccante. Come e quando ha iniziato giocare a calcio?
"Da bambino, per le strade di Siracusa, poi in una piccola realtà di quartiere. A 14 anni mi acquistò il Siracusa Calcio e da lì iniziò il mio percorso tra settore giovanile e prima squadra".
Pisano ha fatto tanta gavetta nei campionati minori: ci racconta le tappe del suo percorso?
"Sì, ho girato parecchio tra prestiti e squadre siciliane. I campi di terra della Sicilia li ricordo tutti ancora oggi. La svolta arrivò quando mi notò Zdeněk Zeman: mi portò dal campionato di Serie C2 al Foggia in Serie A. A lui devo tantissimo".
Poi è arrivata la Salernitana, dove Pisano è diventato un simbolo..
"Esatto, dopo Foggia passai alla Salernitana. In Serie B segnai 21 gol e vinsi la classifica dei cannonieri davanti a gente come Cornacchini, Negri, Paci, Amoruso, Hubner, Inzaghi, Caccia e Ganz… fu una bella soddisfazione. Ancora oggi ho un legame fortissimo con quella piazza. A Salerno mi sento come a casa, c’è un affetto che non è mai svanito".
Giovanni Pisano con la maglia della Salernitana.
Pisano ha segnato oltre 150 gol tra i professionisti. Si aspettava una carriera così?
"No, all’inizio era tutto difficile. Ho fatto tanti sacrifici, ma avevo determinazione e voglia di arrivare. Ogni traguardo mi spingeva a volerne un altro".
Visto che si occupa di giovani e conosce bene le cifre che circolano oggigiorno, ricorda il suo primo stipendio da calciatore professionista?
"Devo dirti la verità, no. Non me lo ricordo perché non mi sembrava vero che mi pagassero per giocare a calcio. Oggi, invece, gli ingaggi e le prospettive sono cambiati. Un tempo si giocava per passione, oggi spesso si guarda prima alla cifra sul contratto e poi al campo".
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