Due fratelli, due attaccanti, due allenatori: stiamo ovviamente parlando di Simone e Filippo Inzaghi. Con l’annuncio di queste ore dell’ingaggio del maggiore dei due da parte della Salernitana, la Serie A TIM è nuovamente pronta ad accogliere questa storica rivalità familiare.
Dopo l’addio a Paulo Sousa, il club campano infatti affida proprio all’ex tecnico della Reggina Filippo Inzaghi il compito di cercare di ravvivare l`ambiente e di migliorare l’attuale classifica, che vede i granata ancora a secco di vittorie dopo le prime otto giornate.
Un annuncio che non solo porta un grande entusiasmo a Salerno, proprio grazie all’ingaggio dell’ex campione del Mondo 2006, ma che cattura anche l’attenzione dei tifosi e degli addetti ai lavori in vista dell’inizio di un nuovo capitolo della lunga storia di successi e rivalità di casa Inzaghi.
L’ultimo incrocio da avversari sulle panchine della massima serie risale alla stagione 2020/21, quando troviamo Simone sulla panchina della Lazio e Filippo su quella del Benevento (1-1 all’andata e 5-3 per i biancocelesti al ritorno). Ora invece il minore dei fratelli Inzaghi è alla guida dell’Inter, seconda a due sole lunghezze dai cugini del Milan, mentre arriva per il maggiore l’opportunità di rimettersi in gioco a campionato in corso in una piazza ambiziosa, per rilanciarsi e per dimostrare di meritarsi stabilmente la categoria.
Gli obiettivi sono indubbiamente diversi, ma sia da calciatori che da allenatori, “Superpippo” e “Inzaghino” sono cresciuti con costanti confronti, alimentando così quella storia della rivalità fraterna che, nonostante il reciproco sostegno che non manca mai, accende tifoserie, giornali e programmi tv da oltre trent’anni.
Tutto inizia nella famosa “Buca”, un campo da calcio in cemento di San Nicolò, frazione del comune di Rottofreno, a pochi passi da Piacenza. Qui, due bambini trascorrono le giornate tra pane e pallone, sfidandosi appena hanno l’occasione. “Pippo” si rivela ben presto un cecchino, mentre “Mone” il più bravo tecnicamente. Il loro talento non passa inosservato e il passaggio prima al San Nicolò e quindi al Piacenza è solo l’inizio di una lunga carriera. In pochi anni gli Inzaghi dimostrano infatti tutto il potenziale di cui dispongono e trasformano un sogno nato nei campetti di provincia in una straordinaria realtà.
Filippo inizia a farsi le ossa in prestito prima al Lecce e poi all’Hellas Verona. Torna a Piacenza nella stagione 1994/95 e, dopo le 15 reti e il primo posto in Serie B che vale la promozione, non si ferma più. Si trasferisce al Parma e poi all’Atalanta, dove nel 1996/97 diventa capocannoniere di A con 24 reti. Successivamente, passa alla Juventus, con la quale conquista 1 scudetto, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa Intertoto. Il suo killer instinct in area di rigore non perdona mai e il bomber piacentino, ormai un incubo per portieri e difensori, è pronto per il salto definitivo.
Nel 2001 arriva infatti la chiamata del Milan e inizia così una storia d’amore (e di successi) che dura più di 10 anni: 300 presenze, 126 goal, 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 2 UEFA Champions League, 2 Supercoppe UEFA e 1 Coppa del Mondo per Club. Un palmarès da brividi che consacra Filippo Inzaghi come uno dei più grandi attaccanti dei rossoneri.
Più piccolo di tre anni, Simone inizia invece la sua carriera tra i professionisti con alcune esperienze in prestito (Carpi, Novara, Lumezzane e Brescello), per poi fare ritorno a Piacenza in Serie A. Qui, nella stagione 1998-99, vive davvero un anno eccezionale. Il 13 settembre 1998 fa il suo esordio e segna immediatamente due reti, anche se la prima viene annullata per fuorigioco. Qualche settimana dopo, il 4 ottobre, affronta il fratello, campione già acclamato, in un confronto diretto: alla fine è quest'ultimo a prevalere, decidendo il match a favore della sua Juventus. Il più giovane degli Inzaghi si prende tuttavia la rivincita a livello personale al termine del campionato, raggiungendo quota 15 reti, appena una in più rispetto a Filippo.
Nell’estate 1999 il passaggio alla Lazio e questa volta la rivalità si accende più che mai. La squadra capitolina si gioca infatti lo Scudetto contro la Juve e assistiamo a un nuovo capitolo della storia degli Inzaghi: non si tratta più solo di una partita, ma della lotta al titolo. Alla fine risulta decisivo il successo dei biancocelesti nello scontro diretto del 1° aprile al Delle Alpi di Torino, che permette loro di chiudere la stagione proprio davanti ai bianconeri.
Simone ottiene con la Lazio i suoi successi più significativi, anche se non riesce a eguagliare quelli ottenuti da Filippo. Diventa l’unico italiano a fare 4 goal in una singola partita di Champions League (5-1 contro Olympique Marsiglia, il 14 marzo 2000), gioca 196 partite totali, segna 55 reti, e vince, oltre appunto a 1 scudetto, anche 3 Coppe Italia e 1 Supercoppa UEFA.
Sempre avversari e in continua competizione tra loro, in realtà, nella loro lunghissima carriera, i fratelli Inzaghi conservano nel cuore anche un ricordo speciale: la partita in Nazionale contro l’Inghilterra del 15 novembre 2000. Quel giorno, seppur per soli 11 minuti, Simone e Filippo realizzano il sogno di una vita e condividono il campo con la stessa maglia, ritrovandosi così fianco a fianco proprio come facevano da bambini nei campi della provincia emiliana.
Dopo il ritiro dal calcio giocato, arriva un’ulteriore conferma che questo sport sia parte integrante del loro DNA. I fratelli Inzaghi infatti non vogliono proprio stare lontani dal campo e scelgono perciò di diventare allenatori, partendo dalle giovanili di Lazio e Milan ed esordendo a due anni di distanza tra loro, per ironia della sorte, entrambi alla guida delle rispettive prime squadre.
Se confrontiamo le carriere dei due fratelli, è innegabile che Filippo abbia avuto un percorso più vincente come giocatore. Tuttavia, finora, è Simone a godere di maggiore successo in panchina. Il primo, dopo l’addio al Milan, intraprende diverse esperienze in varie squadre italiane, vincendo un campionato e una Coppa Italia di Lega Pro con il Venezia e un campionato di Serie B con il Benevento, senza riuscire però a lasciare ancora il segno in Serie A. Il secondo, invece, si conferma immediatamente già alla Lazio (con 2 Supercoppe Italiane e 1 Coppa Italia) e poi, con il passaggio all’Inter nel 2021, arrivano subito altre vittorie (2 Supercoppe Italiane e 2 Coppe Italia).
Due uomini ancora prima che due professionisti, capaci di dare sempre tutto in campo, sia da giocatori che da allenatori, con una passione ardente, un’enorme intelligenza tattica e un’insaziabile fame di vittorie. Ora li ritroviamo di nuovo insieme in Serie A TIM e ovviamente di nuovo da avversari (si incontreranno faccia a faccia il 18 febbraio dell’anno prossimo a San Siro): è la storia di una “famiglia nel pallone”, che sembra destinata a non conoscere mai la parola fine.
Autore: Lorenzo Portanova
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