E’ uno dei giornalisti più competenti, equilibrati ed appassionati della Toscana, una firma di prestigio che segue quotidianamente le vicende dell’Empoli con amore e professionalità. Il suo nome, però, è legato anche alla storia recente della Salernitana, dal momento che fu affermato telecronista nell’ultima stagione targata Lombardi, quella del fallimento ma anche delle tante emozioni culminate con i 30mila nella finale col Verona. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare Alessandro Marinai, un tuffo nel passato con uno sguardo al futuro proiettandosi, inevitabilmente, alla sfida di sabato che significa tantissimo per i colori granata:
Empoli salvo in largo anticipo, Salernitana che sta compiendo una grande rimonta. Come giudichi il cammino delle due squadre?
“Quello dell’Empoli è sicuramente ottimo vista la salvezza matematica ottenuta a tre giornate dalla fine ma, di fatto, ottenuta molto prima grazie ad un girone di andata straordinario. È vero che c’è stato un periodo lungo di digiuno di vittorie, ma questo non scalfisce la stagione che alla resa dei conti registra una salvezza tutto sommato agevole, l’espressione di un buon calcio e la valorizzazione di tanti giovani soprattutto del vivaio. La Salernitana sta facendo un finale di campionato ad altissimi ritmi; la salvezza è lì a portata di mano, cosa impensabile alla fine del girone di andata. Dovesse centrare l’obbiettivo diventerà una stagione indelebile per la storia del club”.
All’andata un Empoli super era già in vantaggio 4-0 dopo 40 minuti, quella Salernitana scendeva in campo gestita da trust, banche e generali della guardia di finanza. Quanto ha potuto contare questa falsa partenza e che ricordi hai di quella partita?
“Beh, l’Empoli stava attraversando probabilmente il periodo più brillante di questa sua stagione ma un inizio del genere all’Arechi nessuno se lo aspettava. Fu una prova di forza incredibile che annichilì la formazione granata che, tuttavia, ebbe la forza di reagire con un secondo tempo di altrettanta forza e che mise in seria difficoltà gli azzurri. Metaforicamente potremmo anche dire che quella partita sia stata lo specchio della stagione per entrambe le squadre se considerassimo il primo tempo il girone di andata e il secondo tempo il girone di ritorno”.
Nonostante il VAR ci sono stati episodi clamorosi, abbiamo visto tutti i torti a danno dell’Empoli contro Fiorentina e Torino ma anche a Salerno la proprietà ha fatto un esposto contro gli arbitri. Che pensi di questo calcio così legato alla tecnologia e ad arbitri spesso non all’altezza?
“Penso le peggiori cose possibili per questo strumento che sta violentando il calcio, lo sta modificando geneticamente. Sono un suo nemico della prima ora. Doveva servire per eliminare le polemiche e invece le ha rese più forti. Perché è normale; perché la gente non capisce come si fa a convalidare il gol alla Lazio a La Spezia, a non assegnare il rigore al Torino contro l’Inter per il fallo su Belotti, a non annullare il gol all’Udinese contro il Milan e potrei continuare a lungo. Errori che senza tecnologia ti fanno arrabbiare ma poi te ne fai una ragione; con la possibilità di rivederli, invece, da più angolazioni e più persone non lo accetti. Ti costringono a fare cattivi pensieri. Lo strumento del gol-non gol era perfetto secondo me, solo quello. Rimango convinto che la VAR ha creato problemi anche agli arbitri, hanno perso concentrazione. Senza considerare i segnalinee che ormai scendono in campo per portare a spasso la bandierina e basta”.
Alcuni ex giocatori hanno detto questa frase: ” Ogni singolo tifoso non si rende conto di quanto ciascuno spettatore possa fare la differenza e incidere su prestazioni e risultati. La rimonta è frutto anche della passione dell’ambiente, si gioca davvero in 12 e con una energia incredibile che arriva dagli spalti”. Frase fatta ,retorica o effettivamente Salerno è una di quelle piazze in cui l’ambiente determina tanto?
“Sì, sono frasi fatte. Ma per alcuni ambienti sono veritiere. Salerno ne è un esempio. Io ho girato l’Italia in lungo e in largo per tanti anni, tanti stadi. Anni fa si parlava spesso di “effetto Granillo” quando si parlava di Reggina ma io non l’ho mai avvertito. L’Arechi invece spinge. E tanto. Ho ancora impressa l’atmosfera di Salernitana-Verona finale play off, l’Arechi colmo come l’ho rivisto in queste ultime gare di campionato, lo stadio che “ballava” quasi ci fosse il terremoto. Nel caso di Salerno quindi sì, determina e può portare in dote una buona fetta di punti”.
L’Empoli ha giocato un gran calcio, anche quando per un periodo non arrivavano i risultati. Che partita dobbiamo aspettarci in un campionato in cui nessuno sta regalando nulla e possiamo prevedere la presenza in campo di qualche giocatore meno impiegato durante la stagione?
“L’Empoli non regalerà nulla così come fatto anche a Milano contro l’Inter. Poi è chiaro che la Salernitana avrà motivazioni decisamente diverse rispetto agli azzurri, ma si parte da 0-0. Mi aspetto un Empoli leggero, libero di testa, spensierato che cercherà di sviluppare i propri concetti di gioco. Chi scenderà in campo non lo so, con Andreazzoli non si può mai sapere perché cambia continuamente formazione anche in maniera massiccia, tant’è che facciamo fatica a trovare quelli meno impiegati. Hanno quasi tutti un alto minutaggio nonostante sia una squadra costruita per salvarsi”.
Quale sarà la risposta della tifoseria? La vittoria in rimonta con il Napoli ha riacceso l’entusiasmo e si festeggerà la salvezza, da Salerno sono attesi oltre 5000 tifosi…
“Empoli è una città piccola con una storia fatta di molta Serie C prima della metà degli anni 90, in pratica lo zoccolo duro della tifoseria è rappresentato da un numero di tifosi che spesso la Salernitana porta in trasferta. Ci saranno tanti tifosi perché la squadra verrà festeggiata per la salvezza centrata in anticipo”.
Che idea ti sei fatto di questa Salernitana che, pur non colmando la lacuna in avanti nel mercato di gennaio, ha conquistato 14 punti nelle ultime sei giornate?
“Ripeto, ha fatto e sta facendo un qualcosa di straordinario, impensabile. Noi ad Empoli, nostro malgrado, abbiamo già vissuto una situazione simile con una rimonta incredibile del Crotone che costò la retrocessione degli azzurri. Sulla panchina dei calabresi c’era proprio Davide Nicola che oggi prova a replicare quella impresa. È arrivato al cartello dell’ultimo chilometro, gli manca lo sprint finale. Una volta può essere un caso, due significa che probabilmente ha nelle corde queste imprese”.
Solita piacevole parentesi sulla tua esperienza da telecronista, al fianco dei granata in un anno difficile. Spesso abbiamo ricordato la bolgia col Verona, oggi vorremmo ricordare invece le trasferte di Lumezzane, Pergocrema e SudTirol con quel gruppetto di 2-300 irriducibili che era ovunque. Che ricordi hai di quell’annata e che rapporto hai instaurato con Salerno?
“Sono ormai passati più di dieci anni, ma i ricordi rimangono indelebili di quell’esperienza che ricordo sempre con molto piacere. È normale che pensando a quell’annata la mente corra alla finale col Verona, ma fu tutto un cammino denso di emozioni perché si percepiva netta la difficoltà nella quale lavorava la squadra ma altrettanto netta era la voglia di vincerle queste difficoltà. A Lumezzane peraltro andammo pure due volte perché la prima fu rinviata per nebbia! Anche la trasferta di Bolzano fu particolare, vedere una squadra del sud nel profondo nord in un campionato di Lega Pro non era usuale e pure questo aspetto destava curiosità. Per le società abituate a quel campionato la Salernitana nel loro raggruppamento era un po’ la regina. Sono veramente tanti i ricordi. Con Salerno resistono amicizie nonostante il tempo passato e un mondo, quello del calcio, che tende ad allontanarci ed ogni volta che scendo al sud la tappa a Salerno è obbligatoria”.
Negli ultimi anni le neopromosse sono quasi sempre andate giù, che segnale sarebbe per il calcio italiano la permanenza in A della Salernitana, oltre che di un Empoli che è esempio di programmazione da decenni?
“Non lo so che tipo di segnale possa essere, ma so che il calcio italiano si deve rimboccare le maniche per provare a tornare competitivo in Europa. Il campionato di quest’anno è stato di una mediocrità imbarazzante. È vero che c’è incertezza per tutti gli obbiettivi e questo lo rende più entusiasmante, ma è un livellamento al ribasso e non so quanto possiamo andarne fieri. Forse la salvezza di Empoli e Salernitana sarebbe un premio alle idee, pluriennali quelle degli azzurri e decisive quelle granata col nuovo corso firmato Iervolino che ha puntato su un DS di valore che, a sua volta, ha puntato tutto sull’esperienza di calciatori con un passato importante sulle spalle. Perché in quel momento c’era bisogno di calciatori pronti come mentalità. Oltre che di Nicola, specialista ormai di missioni impossibili”.
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