Era un esame, come lo sono tutte le partite di questo campionato. Un derby con vista sul futuro, perchè per comprendere quello che deve ancora accadere occorre valutarne sempre un pezzo alla volta. E' indubbio che non c'è bisogno di filosofeggiare: aver vinto a Salerno può dare una scossa al futuro, tout court. Che non significa averlo ipotecato, ci mancherebbe, ma che aiuta a capire tante cose di cui si ha bisogno per guardare avanti. Il primo test dell'Arechi probabilmente era di carattere psicologico. Perchè non sono poche le squadre in grado di reggere l'urto con una tifoseria come quella granata. Il muro della Sud era impressionante e non a caso i granata scelgono di attaccare verso quella porta nel secondo tempo. E' lì che serve il carattere, il coraggio, lo spirito di squadra. Ebbene, il Benevento tutto questo ce l'ha. Virtù che racchiuse in una sola parla si chiamano “personalità”. Non era forse quello che, come dicevano tutti, era mancato alla suadra lo scorso anno?

Secondo test, quello tattico. Pippo ha 25 anni in meno di Mister Libidine, ma ha dimostrato di poter competere in quanto a idee anche con allenatori tanto più esperti di lui. Ventura aveva preparato una trappola: i suoi tutti dietro la linea della palla, mai uno sgarro, mai un attacco al portatore, che in caso di dribbling riuscito avrebbe potuto creare superiorità. Era questo il piano del tecnico genovese: aspettare gli avversari più bravi tecnicamente senza mai concedergli il fianco. Pippo ha detto ai suoi di aver pazienza, di far girare il pallone senza sbagliare e di attaccare lo spazio non appena ce ne fosse stata l'occasione. Nel frattempo ha mezzo Sau a navigare nel mezzo del centrocampo salernitano per sporcare le linee di passaggio a Di Tacchio. Risultato: la Salernitana si è ritrovata senza il suo regista, tagliato fuori in ogni azione. Come un robot a cui si toglie l'antenna. Il terzo test era quello fisico. Perchè la Salernitana ha gambe giovani e si fa presto ad essere travolti da un tourbillon di ragazzini vogliosi, come dice Ventura, di far “frullare” la palla. Ebbene anche questo test è stato superato. Proprio gli ultratrentenni Maggio, Hetemaj, Sau sono stati i più pimpanti e non hanno mai patito il movimento dei dirimpettai. La squadra sta bene, ha lavorato alla grande sin dal ritiro di Pinzolo e Moena e ora è pronta a raccoglierne i frutti. La serata dell'Arechi non valeva il futuro, ma ora la strega può strizzargli l'occhio.

Sezione: News / Data: Mer 18 settembre 2019 alle 11:30 / Fonte: ottopagine..it
Autore: TS Redazione
vedi letture
Print