Lo scandalo che ha travolto la Juventus è soltanto la punta dell'iceberg di un sistema che fa acqua da tutte le parti e che si regge soltanto sulla smisurata passione di milioni e milioni di tifosi. Con la speranza che non finirà tutto a "tarallucci e vino" e con la tradizionale bolla di sapone, ci chiediamo come mai un organo ufficiale come la FIGC non abbia ancora assunto una posizione pubblica rispetto a una vicenda che rischia di stravolgere il calcio italiano e che sta facendo parlare tutt'Europa. Parliamo, d'altronde, del presidente Gravina. Quello che un anno fa minacciava estromissioni e cancellazioni un giorno sì e l'altro pure appoggiato da un ambiente (e non ci riferiamo al mondo ultras) che, pur di liberarsi di quei monelloni dei romani, distribuiva in modo disomogeneo le palesi responsabilità. Certo siamo tutti strafelici di come sia andata: Iervolino è il meglio che si potesse desiderare, c'è una società di livello assoluto e siamo reduci dal capodanno sportivamente parlando più emozionante e positivo di sempre. Nessuno rimpiange la vecchia gestione, questo concetto deve essere chiaro. Ma pensare che Gravina abbia condannato un imprenditore che ha portato la sua "azienda" dalla D alla A a suon di milioni obbligandolo a cedere un bene di proprietà con tempi e modalità stabilite da terzi andando oltre ciò che costituzionalmente è garantito (parole di Mezzaroma) mentre oggi si parla ancora di bilanci gonfiati, plusvalenze fittizie e cose di questo genere fa sorridere. Per la serie "meglio chi imbroglia (parliamo in generale senza riferimenti specifici) che un imprenditore facoltoso che abbia parentele nella Lazio. Come se poi servisse un'affinità o un rapporto stretto per fare cose sbagliate.

Ciò detto, facciamo una estrema sintesi della situazione: i massimi dirigenti della Juventus "fuggono" e c'è una indagine molto seria in corso, la Sampdoria è alle prese con un caos societario che va avanti da almeno due anni e rischia una penalizzazione, la Roma e l'Inter sono indebitate fino al collo, l'Italia non partecipa ai mondiali per la seconda volta di fila eliminata dalla temibilissima Macedonia, in B e in C ci sono club che non hanno nemmeno la possibilità di giocare nel proprio stadio. E il problema era la Salernitana? Come mai oggi nessuno si scandalizza, nessuno alza la voce, nessuno minaccia? Perchè Iervolino deve spendere soldi guadagnati col sudore della fronte mentre altri colleghi ne combinano di tutti i colori e partecipano al medesimo campionato? Quelli che avevano creato di nascosto un campionato d'elite che aboliva il merito sportivo e che serviva a dividere il bottino per salvare bilanci in rosso. Questi due mesi di stop forzato potevano servire a fare veramente un'opera di pulizia generale, a mettere ai vertici del calcio facce nuove e non personaggi che condannavano la Salernitana senza appello e oggi, per lo stesso motivo, strizzano l'occhio a De Laurentiis ponendosi diversamente col Bari. Il senso di impotenza regnerà sempre sovrano, così come la consapevolezza che quando la palla ricomincerà a rotolare sarà difficile spegnere per davvero la tv o strappare l'abbonamento allo stadio. Ma sia almeno da insegnamento per la tifoseria granata: sia sempre fronte unico a difesa della nostra squadra di calcio rispetto a uno sport sempre meno credibile in cui ogni tanto puniscono i più deboli tanto per far vedere si sia mosso qualcosa.

Sezione: News / Data: Ven 03 febbraio 2023 alle 17:30
Autore: Gaetano Ferraiuolo
vedi letture
Print