Erano salernitane le mani che hanno custodito i muscoli di Maradona al Napoli e finanche nella Nazionale argentina, quelle di Salvatore Carmando. "Preferisco stare al buio e non parlare", l'unica frase del masseur, addolorato più di ogni altro per la scomparsa dell'ex campione. Lo ha curato, protetto, gli ha voluto bene da vicino. Nel 1989 lui e il Pibe de Oro ricevettero una targa e una tessera socio dell'associazione «Amici della Salernitana» da Andrea De Simone, all'epoca presidente della Provincia di Salerno poi diventato senatore. E c'è anche una Salernitana che ha affrontato Maradona. Nell'estate del 1985 in Coppa Italia fu derby di festa al San Paolo, non erano nate ancora accese rivalità tra tifoserie. Teatro del match avrebbe dovuto essere il Vestuti, ma fu accordata l'inversione di campo. Sarebbe stato troppo piccolo l'impianto di piazza Casalbore quel 28 agosto. Finì 3-1 per gli azzurri, Maradona siglò una doppietta. Di Marco Billia il momentaneo 1-1 granata su rigore. "Fu un orgoglio fare gol, ne avevo fatto uno proprio al San Paolo qualche mese prima, a gennaio, con la maglia dell'Udinese. dice l'ex difensore Maradona giocava con le scarpette slacciate, eppure faceva quel che voleva col pallone. Tra noi prima della gara c'era una certa tensione, sapevamo cosa ci aspettava e l'adrenalina saliva, insieme alla paura di fare magre figure. Ma ce la cavammo discretamente. Non ci sono parole per la scomparsa del migliore al mondo".

Trentacinque anni fa la Salernitana era allenata da Giampiero Ghio, costruita con l'obiettivo di primeggiare in C. Chiuse i conti quella sera uno sfortunato autogol di Mario Manzo. "Ero un bimbetto, avevo 17 anni e i capelli come Maradona. Fu proprio lui ad avvicinarmi e stringermi la mano. Lo faceva con tutti gli avversari. Aveva un fascino che rendeva tutto magico: immaginate un ragazzino salernitano, con la maglia della Salernitana, che stringe la mano e poi affronta il Dio del calcio davanti a un sacco di gente", ricorda l'ex calciatore oggi 53enne, autore poi di una buona carriera tra Serie A e B. "Furono sensazioni incredibili in uno stadio pieno. Maradona ha unito due generazioni, il vecchio e il nuovo calcio. La sua scomparsa è un colpo: non voglio fare il moralista, ma non credo sia giusto giudicare la sua vita privata. Era un calciatore e per lui ha parlato il campo. continua Manzo L'autorete? Marcavo Baiano, mio compagno nelle Nazionali giovanili, però andai a chiudere su Giordano e diedi una ciabattata. Mi cascò il mondo addosso, anche se è rimasto l'unico autogol della carriera. Ricordo ovviamente col sorriso quella sera: non c'era campanilismo, facemmo anche una discreta figura, riuscendo a strappare qualche applauso». Era decisamente più esperto l'agropolese Vincenzo Leccese, classe 56, 131 presenze e un gol tra il 1980 e il 1987 con l'ippocampo: «Rientravo da un infortunio e per un terzinaccio come me potersi misurare' con Maradona, anche se solo per un quarto d'ora, fu bellissimo. Qualsiasi sportivo è dispiaciuto per l'addio a un uomo che chi lo ha vissuto da vicino ha sempre descritto come generoso e di indole buona. I campioni sono così, trascinano con il grandissimo estro. In quegli anni era al di sopra di tutti. Fuori dal campo forse non ha trovato ciò che di importante ha raccolto dentro. Nel 2001 seguii il figlio in Nazionale U17: un bravo ragazzo, soffriva tanto; poi la situazione si è risolta in suo favore con il riconoscimento da parte di Diego". Ma quel Napoli-Salernitana rimane indimenticabile. "Io e Belluzzi gli chiedemmo una foto a fine partita, fu molto cortese. Era, ed è, roba da raccontare ai nipoti e dispiace doverla rispolverare in questo frangente". Sì, anche la Salernitana ha visto Maradona.

Sezione: News / Data: Gio 26 novembre 2020 alle 22:30 / Fonte: Il Mattino
Autore: TS Redazione
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