Come ogni 31 dicembre proponiamo di seguito l'alfabeto granata, un modo simpatico per rivivere il 2025 attraverso aneddoti, ricordi, personaggi e momenti che fanno comunque parte della storia della Bersagliera:

A come Arbitraggi, ancora una volta molto negativi a danno della Salernitana. Al netto delle polemiche del Catania, del tutto ingiustificate viste le direzioni al Massimino, i granata hanno almeno sette punti in meno a causa delle giacchette nere. Come dimenticare il disastro di Toma Mbei nel match col Cerignola, il rigore negato a Monopoli e la punizione vincente di Cicerelli nata da un fallo che Tascone non ha mai fatto. E in B quanto accaduto nella doppia sfida playout grida ancora vendetta.

B come Breda, lui che era stato ufficializzato nel giorno di Capodanno e che tornava a Salerno per compiere un’impresa. Invece, salvo rarissime eccezioni, abbiamo sempre visto una Salernitana impaurita, senza idee, monocorde, incapace di calciare in porta, sconfitta in gare che hanno pesato come un macigno in chiave classifica. Ha forse pagato l’affetto per la piazza, proprio per questo in tanti avrebbero apprezzato un volontario passo indietro dopo Carrara.

C come Cerri, uno degli attaccanti meno performanti (peggiori sarebbe offensivo, ma siamo lì) transitati per Salerno negli ultimi anni. Il rigore sbagliato col Cesena è solo la punta dell’icerberg di un semestre purtroppo per noi indimenticabile e nel quale i 4 in pagella hanno superato i gol realizzati. Un disastro.

D come Doveri, quello che in un contesto di normalità e meritocrazia sarebbe stato fermato dall’AIA per gli errori clamorosi commessi nella gara contro la Sampdoria dello scorso 22 giugno. Un rigore netto non fischiato su Soriano, un gol ingiustamente annullato ai granata, la rete convalidata alla Sampdoria pur con un palese fallo di mano. La curva decise di porre fine a quella che in tanti definirono una farsa, vederlo ancora in A sin dalla giornata successiva (con premi annessi) lasciò in eredità un frustrante senso di impotenza.

E come Esperimento, quello di un FVS che proprio non convince. Già gli arbitri fanno fatica ad ammettere un proprio errore, figuriamoci se poi devono tornare sui propri passi su segnalazione di un allenatore o di un calciatore rivedendo le immagini su un monitor minuscolo e mezzo replay. Complimenti a chi ha ideato il famoso jolly, quello che permette a chi vuol perdere tempo di giocarsi la card senza motivo pur di far trascorrere i minuti e spezzare il ritmo.

F come Fusco, con la storica famiglia a tinte granata che ha chiuso l’avventura calcistica a Salerno con modalità che non sono proprio piaciute. Si può cambiare allenatore della Primavera, ci mancherebbe, ma un comunicato di ringraziamento sarebbe stato doveroso visti i trascorsi del buon Luca con il cavalluccio marino sul petto. E ha poco senso parlare di progetto giovani se il figlio, Gerardo, viene perso a parametro zero dopo averlo fatto esordire in A. Un rimpianto?

G come Guasone, fotografia del mercato di Valentini e delle velleità di chi parlava di 5 milioni di euro di budget salvo poi prendere le riserve delle riserve. Averlo visto centravanti nel match di Castellammare negli ultimi 10 minuti fa capire che la società ha fatto davvero di tutto per complicarsi la vita indebolendo un organico già molto modesto.

H come Haters, e a Salerno ce ne sono tanti. I soloni dei social, quelli che danno credito ai cantastorie di professione bevendosi ogni sorta di fesseria salvo poi attaccare chi dice la verità, peccando di memoria corta e malafede. C’era chi, due anni fa, fece suonare un campanello d’allarme in tempi non sospetti, quelli etichettati come vedove dei romani che dovevano andare a mare. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, ma questa gente è ancora lì sul web a proporre fake news e fesserie, alimentare da una parte del mondo della disinformazione che propone realtà inesistenti in cambio dell’esclusiva. Veline che hanno fatto più danni della società.

I come Iervolino, ricomparso sulla scena dopo aver provato a cedere. Di recente ha parlato di rancore, parola che rimbomba nella testa del tifoso che si pone una legittima domanda: “E allora noi cosa dovremmo dire?”. Dalla A alla C, con record negativi infranti, promesse non mantenute, via-vai di allenatori e direttori sportivi, zero rapporti con la stampa locale e con la tifoseria, un centro sportivo mai costruito, gli otto gol di Bergamo e la proposta di ponti con gli storici rivali. Sia la I di Investimenti: per andare in B non si può fare a meno di allargare i cordoni della borsa.

L come Lega B, quella che ha combinato una serie di disastri nel bimestre aprile-maggio dapprima rinviando di un mese un’intera giornata calcistica in occasione della morte del Papa (un vantaggio enorme soprattutto per il Frosinone, poi vittorioso a Sassuolo con…Grosso impegno!), poi con il “papocchio” playout e l’annullamento di una partita già programmata ben prima di condanne e deferimenti definitivi. Bedin-Gravina, un tandem che avrebbe dovuto dare qualche spiegazione ai tifosi granata e che, indirettamente, ha contribuito a far retrocedere la Bersagliera in C.

M come Milan, apparentemente defilatosi rispetto a qualche mese fa. La frase sui famosi 5 milioni di euro per il budget, poi smentita dal mercato pessimo fatto a gennaio, ha acuito lo strappo con quella tifoseria che non ha voluto saperne di incontrarlo nelle settimane precedenti e che ritiene sia necessario un cambiamento radicale come si leggeva negli striscioni esposti nel mese di luglio. C’è chi dice che a giugno andrà via, chi invece reputa che il sodalizio con Iervolino non abbia fine. In fondo la gente è delusa perché si era presentato benissimo alla piazza rappresentando quel collante tra società e pubblico che fa sempre la differenza. C’è ancora tempo per recuperare. Dipende da loro.

N come Nuovo Arechi, quel progetto presentato in pompa magna e senza coinvolgere la società (“A Salerno tutto diventa tremendamente difficile” cit.) nel 2023 e poi ancora nel 2025, con qualche picconata alla curva Nord e la sensazione che sia tutto fermo, Volpe compreso. Del resto, con un Vestuti che cade a pezzi e altre realtà sportive che non si iscrivono ai campionati per assenza di strutture idonee, viene difficile pensare che si possano rispettare le tempistiche. Se poi ci saranno le elezioni a Salerno…

O come Occhiatacce, e quante ce ne sono state all’interno dello spogliatoio l’anno scorso. Un gruppo mai diventato squadra, gente che pensava a lamentarsi o a godersi le bellezze della città al posto di sudare una maglia gloriosa come quella granata. Nessuno scatto d’orgoglio nemmeno a cospetto di quella farsa sportiva senza precedenti, con calciatori che già pensavano al proprio futuro e che non seppero incarnare i sentimenti della gente. Bravo Faggiano a mandarli via tutti, a mai più rivederci Soriano, Verde, Cerri, Raimondo, Tello, Ghiglione, Stojanovic, Wlodarczyk e tanti altri disastrosi protagonisti di una retrocessione strameritata.

P come Play out, una delle pagine più tristi e sconcertanti della storia del calcio mondiale. Gare rinviate 24 ore prima di scendere in campo e con 30mila biglietti venduti, sentenze emesse prima delle condanne ufficiali, classifiche riscritte mentre si disputavano i playoff, medici inascoltati dopo il caso dell’intossicazione alimentare e l’arbitraggio di Doveri come ciliegina sulla torta. In fondo i tifosi che decisero di disertare per non assistere a questo scempio sportivo non avevano tutti i torti…

Q come Quindicimila, come gli spettatori che in media hanno assistito alle gare casalinghe della Salernitana in questo 2025 in cui solo i tifosi – pur con l’opinabile scelta di non contestare, con altre società diserzioni e striscioni continui -  hanno meritato un applauso. Nella parte finale della scorsa stagione in 20mila hanno determinato le vittorie contro Mantova e Cosenza, in C si è toccata quota 12mila e questo dovrebbe spingere la proprietà a mettersi una mano sulla coscienza – sportivamente parlando – investendo sul mercato senza badare a spese.

R come Ricchetti, cui scomparsa ha rappresentato un dolore enorme per la tifoseria granata. Lui, il re del taglio, CR7. Ha ragione Grimaudo quando dice che si fa una fatica immane a parlarne al passato. Che il suo ricorso sia missione quotidiana per tutto il popolo granata, un uomo vero che fino all’ultimo secondo ha seguito con affetto sincero le sorti dell’ippocampo.

S come Signora Celeste, altro lutto che ha funestato una tifoseria in lacrime e che vede aumentare i componenti della curva Sud del Paradiso. L’avevamo abbracciata sotto la curva in concomitanza con la festa delle donne, quando i calciatori le riservarono un’accoglienza speciale. Senza dimenticare il tripudio degli ultras nel giorno del compleanno. Poi la brutta notizia e una tragedia che ci ha reso tutti più poveri. “Celeste vive” canta la curva. Ma l’Arechi non sarà mai più lo stesso

T come Trasferte, vietate per 4 mesi ai tifosi della Salernitana per quanto accaduto il 22 giugno mentre altrove hanno usato metodi differenti a cospetto di fatti decisamente più gravi. Intendiamoci: nessuno giustifica atti violenti e chi sbaglia deve pagarne le conseguenze. Ma ai più è sembrata una mossa atta a trovare una soluzione alle tante trasferte potenzialmente a rischio in un girone  C che, tra divieti e restrizioni spesso incomprensibili, ha perso tutto il suo fascino.

U come Umberto Pagano, la nuova figura dirigenziale che ha assunto l’incarico di amministratore delegato a luglio svolgendo un lavoro certosino per ripianare le perdite pur con l’autogol comunicativo subito dopo il ko in coppa col Sorrento. Mai criticare pubblicamente un allenatore, soprattutto se le dichiarazioni arrivano da chi è appena entrato nel mondo del calcio e i panni sporchi dovrebbe lavarli in famiglia. “Non vogliamo perdere nemmeno le amichevoli” disse al pari di Milan. Lo confermino con i fatti investendo a gennaio. I tifosi, nelle feste natalizie, lo hanno accolto benissimo, fidandosi e riconoscendogli meriti. Almeno lui non li “tradisca”.

V come Valentini, quel direttore sportivo che verrà ricordato per aver sciorinato numeri interpretati a piacimento, tra medie punti fantasiose e il vantarsi per essere passati dall’ultimo al penultimo posto. Guasone, Girelli, Caligara, Corazza, Cerri, Raimondo, Zuccon. E si è anche meravigliato della mancata riconferma dopo una retrocessione che porta anche la sua firma.

Z come Zizzania, e a Salerno c’è chi si diverte a seminarne tanta. E non ci riferiamo a chi critica o a chi ha il coraggio di esporre le proprie idee, ma a coloro che fingono una passione per i colori granata salvo poi raccontare realtà parallele e inesistenti per l’esclusiva sul giornale o la vanagloria sui social. Quelli che meritano davvero tormentoni in stile “la Salernitana ha una nuova proprietà”.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 31 dicembre 2025 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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Caporedattore dal 2024
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