Stefano Colantuono non è più l'allenatore della Salernitana. In attesa della nota ufficiale, prevista per la giornata di domani, il trainer granata ha inteso comunicare la sua decisione all'amministratore delegato Maurizio Milan e, a quanto filtra, aveva già maturato questa scelta (seppur a malincuore) all'indomani del match pareggiato in casa contro il Brescia. Alla base del divorzio ci sarebbero non solo i risultati della squadra, ma anche una serie di situazioni organizzative che non sarebbero piaciute a chi, con la sua esperienza decennale, avrebbe potuto contribuire a rimettere a posto un po' di cose.
La proprietà lo sa e, non a caso, in questi giorni ha fatto di tutto per ripristinare un clima di serenità. Anche oggi, dopo la partita, colleghi presenti sul posto assicurano che la società (non il ds) abbiano colloquiato a lungo con Colantuono, ribadendogli stima umana e professionale. Il che non vuol dire che non sarebbe stato esonerato dopo aver raccolto solo 5 punti in sette partite.
Ma tra le parti resta un rapporto di cordialità e riconoscenza, che sarebbe potuto sfociare in un contratto fino al giugno del 2026 erroneamente dato per già firmato, ma in realtà soltanto ipotizzato verbalmente. In questo caso sarebbe stata opportuna una nota dell'area comunicazione utile a precisare il tutto, evitando commenti anche poco carini sui social.
Ma quali sarebbero i motivi che hanno spinto Colantuono a fare un passo indietro? A quanto situazioni interne che potrebbero essere chiarite in futuro. Da escludre, però, una conferenza stampa nell'immediatezza: il mister non ha nessuna intenzione di gettare benzina sul fuoco in un ambiente già piuttosto elettrico e ha avuto comunque modo di raccontare le sue verità ai diretti interessati.
Andiamo per logica. Petrachi, qualche settimane fa, si era soffermato - ad esempio - sui tanti infortuni muscolari lasciando intendere che il cambio di preparazione e di metodologia abbia potuto incidere. Omettendo due particolari. In primis che il preparatore atletico sia lo stesso che lavorava con Martusciello, in secondo luogo che i vari problemi hanno caratterizzato soprattutto giocatori già reduci da lunghi stop sin dai tempi del ritiro e che Colantuono ha dovuto gestire per non incappare in pericolose ricadute.
Ci sarebbero poi situazioni organizzative generali che avrebbero fatto storcere il naso a chi, come ricorderete, a giugno fu virtualmente direttore tecnico della Salernitana avallando la scelta di Petrachi come ds. Al punto da collaborare ad una serie di operazioni di mercato, con relazioni dettagliate riferite ai calciatori in uscita e un settore giovanile che dopo anni iniziava a fornire qualche calciatore per la prima squadra, con annessi esordi in A e partecipazione costante agli allenamenti.
Colantuono, insomma, rispetto alle voci di un esonero, alla richiesta di stilare un regolamento rigido più interno e ad una fuga di notizie incontrollata si sarebbe sentito poco tutelato da chi, post Martusciello, gli aveva chiesto ancora una volta disponibilità per dare una mano, con un sì immediato legato non tanto al rinnovo, quanto alla promessa di un mercato fatto bene a gennaio.
Mai i panni sporchi sono stati lavati in pubblica piazza, ma qualche problema di gestione dello spogliatoio lo ha avuto anche Colantuono. Bravo, però, a ragionare con i dirigenti preposti senza clamori, lontano dalle luci dei riflettori. E il fatto che oggi ci sia stato un abbraccio collettivo dopo il gol - purtroppo annullato - nei pressi della panchina, con una reazione della squadra che ci ha provato fino alla fine ,è un segnale da non trascurare.
Resta il gesto delle dimissioni che conferma la signorilità del mister. Già nel 2018 lasciò sul tavolo una cifra importante, poi tornò nel 2021 firmando praticamente in bianco e risultando l'allenatore meno pagato della categoria. Poi il rinnovo automatico post salvezza del 7% che poteva permettergli di guadagnare restando a casa; invece chiese di spalmare lo stipendio su tre anni accettando la richiesta di Iervolino di lavorare per il settore giovanile. E infine il sì ad aprile scorso, con un gruppo spaccato e una Salernitana ormai retrocessa.
Si può discutere di argomentazioni tattiche, errori e partite perse, ma termini come "ex allenatore" o "persona a caccia di uno stipendio" sono del tutto ingenerosi e non fotografano la realtà. Resterà comunque il ricordo di un mister che aveva stretto un legame forte con la città e che ha sempre avuto modo di elogiare il pubblico anche quando la piazza non era stata tenerissima.
E poi
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