Che l'ambiente e la proprietà abbiano le principali responsabilità su questo biennio horror non c'è nemmeno da discutere. Oggi la Salernitana sta pagando a caro prezzo le promesse non mantenute da parte della società, gli errori di Iervolino, parte della comunicazione che ha agito in modalità velina in cambio della notizia in esclusiva, gli sbagli di Petrachi in estate e le scelte degli allenatori che si sono succeduti sulla panchina nello scorso campionato.

Quasi tre mesi fa lanciammo nei nostri articoli una provocazione, più che altro una preghiera alla società: esonerare Marco Valentini prima di queste ultime tre giornate. Lui che ha analizzato la classifica a piacimento difendendo Breda quando era indifendibile, rinviando un esonero sacrosanto per poi presentarsi al Mary Rosy con Marino come niente fosse criticando la precedente guida tecnica.

Il mercato di gennaio è stato fallimentare, fare di peggio era francamente impossibile. Chi è ultimo in classifica non può propinarci Cerri e Raimondo in attacco (siamo quasi tornati ai tempi recenti di Ikwuemesi e Stewart), Guasone in difesa e Girelli, Zuccon e Caligara a centrocampo. Un disastro. E se vediamo il discreto rendimento di Maggiore e Torregrossa a Bari e Carrara possiamo dire che le colpe di Valentini aumentano a dismisura. 

A tutti era chiaro servissero un difensore forte, un mediano di interdizione, un fantasista di qualità e un bomber. Non a chi ha pensato ad auto-elogiarsi "perchè con me e Breda la Salernitana sarebbe salva", parole pronunciate in quella conferenza stampa per pochi eletti che si è poi rivelata un enorme boomerang e ribadite in queste ore a livello nazionale.

Un direttore sportivo si valuta anche per la capacità di incidere all'interno di uno spogliatoio, di trasmettere carica al gruppo, di entrare nella testa dei calciatori e di instaurare un rapporto con l'ambiente. Tutte cose che sono mancate tremendamente alla Salernitana. Valentini andava in panchina, qualcuno se ne accorgeva? Sentir parlare di "media playoff" dimenticando che 12 punti li ha conquistati quel Marino che lui non voleva è - sportivamente parlando - tragicomico. Così come difendere a prescindere innesti che sono stati fallimentari: il ds ereditò una squadra terzultima, a ridosso della salvezza diretta e aveva 30 giorni per incidere. Sarà ricordato come uno degli artefici della retrocessione.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 05 luglio 2025 alle 16:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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