La Salernitana torna in serie C dopo 10 anni. Lo ha fatto al termine di una stagione ricca di errori, con un mercato invernale disastroso da parte del direttore sportivo Marco Valentini e con una doppia sfida playout che ha messo in vetrina i limiti tecnici, tattici e caratteriali di un gruppo che non è mai diventato squadra e che non ha saputo ripagare l'enorme sentimento di un popolo che, al netto di ogni presa di posizione e dello sciopero di parte della curva, ha portato sugli spalti oltre 21mila spettatori. Quella del 22 giungo doveva essere la serata del riscatto si è trasformata in una lunga notte di lacrime e tensione. Ancora oggi ci sono migliaia di tifosi che non hanno superato la "botta".

Perché alla fine l'arbitro Doveri ha dovuto sospendere definitivamente la gara a causa della protesta della curva Sud e degli altri settori dello stadio. Quanto accaduto in questi quaranta giorni di ordinaria follia calcistica ha esasperato gli animi in città e in provincia, come testimoniato dai tantissimi striscioni contro il presidente della FIGC Gabriele Gravina e dalla scelta di partire per Marassi restando però all'esterno del settore ospiti "perché Salerno non si piega a una retrocessione scritta a tavolino per aiutare la Sampdoria".

Ecco, sugli spalti dell'Arechi quella sera si respirava questo clima di ingiustizia misto al senso di impotenza: il playout col Frosinone annullato il giorno prima senza una società ufficialmente deferita o penalizzata, le inadempienze del Brescia scoperte a febbraio ma "ufficializzate" a metà maggio, date degli spareggi stabilite ancor prima che i tribunali si pronunciassero sui ricorsi, l'episodio dell'intossicazione alimentare nel viaggio di ritorno da Genova che è ancora oggetto di indagini e i 33 giorni di stop forzato che hanno spezzato il ritmo di una squadra che aveva trovato la quadratura del cerchio conquistando 4 vittorie su 6 che non bastarono per la salvezza diretta anche a causa di risultati a sorpresa maturati sugli altri campi (su tutto lo 0-1 del Frosinone a Sassuolo).

Soltanto su una cosa ci troviamo d'accordo con Valentini: è grave che il mondo del calcio abbia privatamente manifestato solidarietà senza indignarsi pubblicamente. E' proprio vero che le cose le combatti solo quando ti toccano in prima persona. Ma una pagina così squallida del calcio italiano insegna che "oggi a me, domani a te". E tutti dovevano indignarsi. Invece c'è chi si è definito parte lesa e chi ha ringraziato pubblicamente Gravina e la Lega B.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 05 luglio 2025 alle 12:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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