Mentre altrove prevale la fredda efficienza dei numeri e le mode algoritmiche, la Salernitana conta sulle mani, sulla voce e sul cuore del suo direttore sportivo, Daniele Faggiano.
Uomo del Sud e uomo di campo, Faggiano incarna quella rara sapienza che nasce dalle ferite e dalle sfide. La sua intervista recente a LiraTV è un manifesto di orgoglio granata, una lezione di leadership e una dichiarazione di amore per una terra che non accoglie chi cerca scorciatoie, ma esalta chi sa soffrire insieme alla sua gente.
Faggiano non cerca scuse, non si nasconde dietro le statistiche, pur avendole a disposizione; le usa per difendere i suoi ragazzi, non per addomesticare il racconto. “Preferisco soffrire ma vincere, rispetto a giocare bene e perdere. In Lega Pro contano i punti,” dichiara, e in queste parole si legge tutto il pragmatismo di chi sa che la bellezza, a volte, si conquista col sudore più che col fraseggio. A Salerno, la maglia va bagnata, i comportamenti giusti pesano quanto i piedi buoni. Chi non comprende lo spirito di sacrificio muore tra i sussurri dei detrattori, mai tra gli applausi dei fedeli granata.
Salernitana, anatomia di un sogno: cuore, gruppo e la mano di Faggiano
La squadra di Faggiano è una collezione di uomini prima che di calciatori. Se qualche scelta di mercato può essere discussa, mai viene messa in discussione la statura morale delle sue scelte: “Posso aver sbagliato qualche giocatore – confessa – ma sicuramente non gli uomini.” Il gruppo è saldato nel dolore e nella gioia, capace di risorgere dopo un gol subito, come accaduto nell’ultima trasferta ad Altamura: “Ci siamo guardati tutti alla fine del primo tempo e ci siamo detti di dover vincere la partita.” Qui il calcio diventa rito comunitario, resistenza emotiva, lotta costante contro la rassegnazione .
Faggiano non teme le voci di mercato corrosive, né i venticelli destabilizzanti che soffiano sulle piazze del Sud. “Io faccio il direttore sportivo, devo stare attento a tutto e sono sul pezzo. Il ruolo non ha ferie,” ribadisce, smascherando chi usa le indiscrezioni per guadagnare visibilità. Alle chiacchiere oppone l’acciaio della presenza quotidiana, il rapporto costante con Pagano, con la società, con gli stessi calciatori che vede da padre, da fratello. Nella sua Salernitana non sono tollerate piccinerie, né rancori nascosti: chi ha questioni personali, le risolva da uomo, senza avvelenare il clima. Questa coesione, fa capire Faggiano, è più preziosa di qualsiasi talento da listino.
Il carattere dei granata è la vera arma segreta sulla strada che porta alla Serie B. Squadra non perfetta tecnicamente, forse, ma invincibile negli slanci vitali. Liguori che esulta con rabbia, Di Vico che si dispera per un errore, Golemic che festeggia tra i compagni: ogni gesto è il tassello di una costruzione identitaria che restituisce alla città il suo volto migliore, quello di chi sa stare insieme nel vento e nella pioggia, nel giorno della gloria e in quello dell’amarezza. “Quando feriamo l’avversario, lo dobbiamo ammazzare,” confida il direttore, e la frase suona come monito a non accontentarsi mai della fatica, ad andare oltre i limiti, spingendo il gruppo a quella ferrea determinazione che trasforma una stagione in una epopea.
Nel cuore del progetto, la città di Salerno non è un punto di partenza o di arrivo, ma una tappa che ridefinisce la vita. “Ho passato un brutto periodo, ma io non mollo e neanche la squadra deve farlo.” In questo riconoscersi, la Salernitana può costruire il futuro senza temere le tempeste: perché sa che la coesione e la sofferenza sono il ponte su cui camminano tutte le grandi vittorie.
Ecco perché, di fronte alla dedizione, all’onestà intellettuale e alla capacità di aggregare, il club tutto — patron, presidente, amministratore delegato — deve ascoltare ed assecondare il progetto di Faggiano. Mettergli a disposizione ogni risorsa, economica e umana, vuol dire investire non solo in una promozione, ma in una cultura sportiva fondata sulla lealtà, il rispetto, la passione territoriale. Non si tratta di finanziare un acquisto, ma di dare fiducia a una squadra che può insegnare cosa significa essere Salernitana, oggi e domani.
Perché qui da noi la Salernitana è uno specchio della vita. Faggiano ne è l’interprete e il narratore. Chi vuole vincere con lui dovrà imparare il valore delle lacrime oggi, per poter ridere e cantare domani, tutti insieme sotto la stessa bandiera.
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