Forse Lamin Jallow non lo sa, ma ha fornito un assist tra i migliori della sua carriera. Ai detrattori a prescindere, pronti ad esultare per il 3-3 del Crotone al 96', ha servito sul piatto d'argento l'argomento sul quale dibattere sul web fino al termine della settimana prossima pur di non gioire per il meritato successo dei granata. E' evidente che il gambiano abbia sbagliato: sugli spalti c'erano 5000 persone che, a prescindere da ogni presa di posizione, meritano rispetto e vanno soltanto ringraziati per i sacrifici che fanno sotto tutti i punti di vista. Sarà multato, i giocatori gli hanno tirato le orecchie, ma è inutile ingigantire la cosa: resta un patrimonio della Salernitana e certo non sarà mandato via per un gesto di stizza. Bisognerebbe ricordare che un calciatore è anzitutto un uomo, con le sue sensibilità e fragilità. Giocare in un contesto ostile, con spalti vuoti, senza tifo e fischi continui farebbe perdere le staffe anche a gente più esperta, figuriamoci a un giovane nei confronti del quale nessuno è mai stato particolarmente tenero. Ed è stato esagerato beccarlo ogni volta che si avvicinava all'area di rigore: rispetto e contestazione sì, ma il masochismo già l'anno scorso stava portando alla retrocessione.

A tal proposito rimarchiamo che un Arechi così non serve a nessuno. Legittimo e comprensibile che ultras, club organizzati e tifosi protestino dopo quattro anni e mezzo anonimi e contraddittori, ricchi di errori e di dichiarazioni rivedibili. Altrettanto giusto che i tifosi pretendano non di vincere, ma di sognare il salto di categoria dopo la promessa di aprile in parte rinnegata in queste ore. Ma lasciare gli spalti vuoti, cantare contro Lotito e non fare un solo coro di incitamento non solo non cambierà il modus operandi della proprietà, ma farà perdere punti alla Salernitana. E' su questo che il gruppo va elogiato: rimontare e segnare al 95' in un contesto da "campo neutro" non era semplice per nessuno, figuriamoci per la seconda squadra più giovane della categoria. I risultati riporteranno gente e serenità, ma ci chiediamo quando si separerà la contestazione dall'amore per la maglia che va manifestato giorno dopo giorno, gara dopo gara e non solo il 19 giugno quando si scende in piazza. In fondo la lezione dell'anno scorso dovrà pur essere servita a qualcosa...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 dicembre 2019 alle 01:57
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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