La Salernitana di Danilo Iervolino ha ormai una sua costante, una caratteristica che non troverebbe altro che conferma dal summit romano che nella giornata di martedì avrebbe avuto come protagonisti, oltre al presidente granata, anche l'ad Milan e il ds De Sanctis. La triade che governerebbe i destini del club campano sarebbe ben salda e godrebbe di una ampia condivisione di programmi e di una granitica compattezza attorno alla medesima ricetta da applicare e ripetere come un mantra. Nella società dell'imprenditore di Palma Campania la figura del direttore sportivo coincide con il più classico dei manager aziendalisti, ovvero con un professionista intento ad attuare le indicazioni della proprietà, sposandone appieno la linea strategica e rendendola operativa nei fatti, confermando ogni minimo movimento di mercato ed ogni uscita pubblica con chi detiene il timone del sodalizio di via Allende. Un'asse forte e che affonda radici profonde, ma soprattutto una situazione che di fatto blinderebbe o quasi la posizione di De Sanctis, non a caso mai realmente messa in discussione dal patron, nemmeno durante il periodo più buio della sua gestione coincidente con la crisi post pausa mondiali dello scorso campionato. La totale sintonia tra Iervolino ed il suo direttore sportivo costituirebbe sicuramente un punto di forza ed un fattore di stabilità importante per una società calcistica, la quale indipendentemente da colui il quale sieda in panchina, svilupperebbe le proprie strategie di mercato con un canovaccio comune e ben definito. La proprietà granata ha avuto sempre ben chiara la politica da attuare sia nella costruzione che nella gestione della propria rosa: costruire un parco giocatori di proprietà ad ingaggi sostenibili e puntare in netta prevalenza su giovani promesse o su elementi in grado di migliorare le proprie quotazioni e costituire un valore aggiunto per il cavalluccio marino. Una vision che va portata avanti al di là delle contingenze e che va difesa a spada tratta contro coloro i quali potrebbero perseguire interessi contrapposti o comunque non conciliabili. In questa ottica la levata di scudi contro quei procuratori sportivi che, con la complicità di taluni loro assistiti, mirerebbero ad alzare la posta economica contrattuale oppure a rivendicare forza e potere per il solo fatto di aver portato a Salerno diversi atleti appartenenti alla propria scuderia. Morgan De Sanctis sarebbe nella Salernitana di Iervolino il garante di questa indipendenza societaria dai probabili condizionamenti di terzi e di qualsiasi manager di turno, pronto a fare valere vecchi legami per ottenere una corsia preferenziale di calciomercato. Sabatini fu sollevato dall'incarico per avere, a giudizio del presidente, non tenuto una condotta trasparente e, soprattutto garante della società per la quale lavorava, nell'affaire rinnovo di Lassana Coulibaly. Lontani anni luce a Salerno sarebbero i tempi in cui i presidenti si affidavano ad un direttore sportivo di nome e di blasone pronto a indicare il nome dell'allenatore e ad indirizzare il mercato con il favorire lo sbarco di propri fedelissimi. Così fu con Sabatini appena il patron sbarco nella città di San Matteo, così non fu più dall'ingaggio del buon De Sanctis. Dalla scorsa stagione il mercato si svilupperebbe sull'asse forte Iervolino-De Sanctis e seguirebbe precise linee strategiche. L'allenatore, in questo sistema, viene sicuramente ascoltato riguardo al modo in cui questi intenderebbe schierare la squadra ed alle caratteristiche tecnico-tattiche degli interpreti da tesserare, ma non avrebbe voce in capitolo per indicare nomi. Il mister della Salernitana di Iervolino, nella fattispecie Sousa, deve essenzialmente allenare e migliorare gli uomini che il club ed il ds mettono a sua disposizione, accettandoli e mettendoli nelle condizioni di rendere al meglio, anche indipendentemente dall'averli o meno già allenati e, quindi, dal conoscerli. Il direttore sportivo non scherma mai l'allenatore e non gli fornisce alcuna sponda o spalla, ribadendo, nei colloqui privati come nelle uscite pubbliche, la medesima suddetta linea. Le dichiarazioni di Sousa rivolte ad affermare , a più riprese, di non conoscere determinati acquisti granata, di reputarli scommesse del presidente e del direttore e dell'essere insoddisfatto riguardo ai tempi e ai modi della campagna acquisti, troverebbero motivazioni e radici in quanto sopra esposto . A completare l'establishment salermitano la figura dell'amministratore delegato Maurizio Milan, altro uomo fedelissimo del patron e validissimo braccio operativo della proprietà, in grado di perseguire tutti gli obiettivi prefissati e fare da filtro, laddove serva, con la piazza e con le istituzioni, unitamente ad uno stile sempre signorile e morigerato nelle uscite pubbliche come nelle quotidiane mediazioni che una società calcistica richiede a chi ricopre il suo apicale ruolo. Paulo Sousa è per la triade che attualmente governa la Bersagliera il carismatico e capace condottiero che dovrà amalgamare la rosa, scegliere un undici base e migliorare tutti gli effettivi ai suoi ordini, senza prime donne ma anche senza fare sentire taluni atleti esclusi e fuori dai giochi. Il lusitano sarebbe , sia chiaro, insindacabile riguardo alle scelte tecniche ed ai giudizi sull'idoneità o meno di taluni elementi di rientrare oppure no nei programmi stagionali, come dimostrato nella gestione estiva dei casi Bonazzoli e Sepe o, tuttora, con la vicenda Bronn. Il trainer di Viseu non sarebbe però neppure lontanamente un manager all'inglese e dovrà, volente o nolente, convincersi che, almeno fino a gennaio, non arriveranno rinforzi e la squadra andrà risollevata contando sugli uomini attualmente in organico, senza ulteriori dichiarazioni di presa di distanza o di critica al mercato, ripetutasi anche alla vigilia della sfida al Torino. Sousa, per quanto stimato e considerato dal club, non sfuggirebbe, e diremmo anche giustamente, alla regola universale, non scritta, che lega il destino degli allenatori ai risultati ottenuti. Il messaggio della Salernitana, veicolato soprattutto dall'avvocato Fimmano', sarebbe stato chiaro a riguardo: l'allenatore deve cambiare atteggiamento ed invertire la rotta sin dalle prossime due sfide, trasmettendo carica e convinzione ai suoi ragazzi, di modo che questi ultimi possano manifestarla sul campo arrivando a conquistare due successi di piramidale importanza per la nostra Bersagliera.
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