"Il ritiro è il primo mattoncino di una costruzione solida. Se la squadra si cementa a Sarnano, metà del lavoro è già fatto". L'auspicio-profezia è di Giuseppe Sannino, che allenò la Salernitana nel 2016 e scelse il ritiro nelle Marche come base logistica.
Ricorda un allenamento condotto a voce alta, dopo un contrasto Mantovani-Donnarumma?
"Uno dei tanti, ma è acqua passata, ormai antologia. Mantovani impressionava per capacità di giocare d'anticipo, personalità, applicazione. Prima di scegliere, dissi all'attaccante di non lamentarsi per la marcatura asfissiante, perché nel calcio c'è sempre da dimostrare e non conta la carta d'identità. Con me ha sempre giocato chi ha meritato".
Mantovani sarà uno dei superstiti di quel ritiro insieme a Odjer, che può ritornare. Sorpreso?
"Il tempo passa, è anche naturale che i gruppi di lavoro siano cambiati. Sono contento per Mantovani: è tagliato per la difesa a tre, è un giocatore veloce, può diventare di nuovo un punto di riferimento, superati i problemi fisici che lo hanno tormentato. Odjer è un trottolino, ha resistenza. Può completare la batteria di centrocampo, è un giocatore utile".
Che cosa ricorda di Sarnano?
"Il clima fresco, che è di grande aiuto per una squadra che deve recuperare in fretta energie. Il nostro albergo era in cima, si poteva raggiungere il campo d'allenamento anche a piedi e io preferivo questa soluzione logistica: ne approfittavo per le mie corsette mattutine. A furia di correre, familiarizzavo con la gente del posto e ho stretto amicizia con il comandante ed il vice comandante della polizia municipale. Persone splendide, che frequento ancora. La Salernitana ha fatto bene a puntare tutto su Sarnano. Ha tutto da guadagnare".
Perché?
"Cominciamo dagli strumenti di lavoro: il terreno di gioco ha un buon fondo e c'è anche la pista d'atletica. Soluzione congeniale: noi riuscimmo a lavorare splendidamente. Nelle Marche hanno la cultura dell'accoglienza, il popolo di Sarnano ha sofferto per la tragedia del terremoto e nel dolore si è compattato. Sa cosa significa soffrire e sa cosa significa accogliere, aiutare, mettere a proprio agio".
Lei promosse Rosina, che divenne il capitano. Perché?
"Era il giocatore di maggiore pedigree e io avevo bisogno di un leader. Rifarei ancora oggi quella scelta. Rosina si aggregò in extremis e trascorremmo larga parte del ritiro a corteggiarlo. Decisi di insistere con la società, ad oltranza. Non promossi solo Rosina ma volevo promuovere tutta la squadra. Poi non mi fu data la possibilità di proseguire".
La Salernitana è stata estromessa dalla corsa playoff. Si aspettava questo epilogo?
"Non è stato raggiunto l'obiettivo e la proprietà ha deciso di cambiare".
Conosce Castori?
"Persona umile, scrupolosa, preparata. Viene dalla gavetta e parte con il vantaggio di aver lavorato con diversi giocatori. La società da lui si aspetta la risalita ma occorrono tempo e pazienza. È necessario".
Spezia e Frosinone sono le squadre più forti?
"Arrivano in finale e significa che hanno avuto una marcia in più, abili a resistere alla pressione, alla volata di agosto, al caldo asfissiante".
Il protocollo anti Covid può condizionare anche le amichevoli in ritiro. Un ostacolo in più?
"Le squadre professionistiche hanno bisogno di trasformare la parte atletica ed i carichi di lavoro in velocità, schemi, intesa. È più agevole organizzare amichevoli con squadre professionistiche, già abituate a test e tamponi: aumenta il coefficiente di difficoltà ma sono salvaguardate salute e sicurezza. Sarà importante il rodaggio: ricordo che noi ad agosto conquistammo una meritata e sofferta qualificazione in Coppa Italia a Benevento, dopo aver disputato alcuni test contro Civitanovese e Sambenedettese. Si dice calcio d'agosto non ti conosco ma in realtà si tratta di verifiche importanti, che servono all'allenatore per constatare progressi e alla società per capire dove intervenire. I tifosi sono il sale del calcio e gli stadi svuotati di passione sono la sconfitta più grande, per tutto il movimento. Sarà, dunque, importante anche recuperare contatto con il pubblico, sebbene dal primo settembre con un numero ridotto e per alcuni eventi. Servirà non solo la sciarpa ma anche la mascherina. Il calcio è cambiato ma non ci hanno ancora tolto la magia del ritiro, quando tutti lavorano per trasformare il sogno in realtà".
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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