Quando si parla di Salernitana-Ascoli, la mente vola inevitabilmente a quella magica serata del giugno del 2005. Sarà pur vero che la società, come spesso accadeva, antepose l'importanza del tifo al mero incasso distribuendo gratuitamente 10mila biglietti e applicando una politica di prezzi popolari (2 euro in tutti i settori), ma in quasi 31mila presero d'assalto il principe degli stadi creando il clima giusto per una grande impresa. La Salernitana di Gregucci, senza il suo fuoriclasse Bombardini e con mezza difesa out per squalifica, affrontava i marchigiani di Giampaolo, ad un passo dalla qualificazione aritmetica ai playoff. Una bella coreografia e un sostegno incessante soprattutto dopo lo svantaggio consentirono ai granata di ribaltare la situazione e conquistare, sul campo, la salvezza prima delle decisioni dei tribunali che, ancora oggi, fanno discutere. Sono passati 15 anni, un'epoca completamente diversa. Anche in quel caso il presidente era contestato, circolavano nomi di imprenditori - inesistenti - interessati a rilevare il club, si esponevano striscioni negli stadi invitando Aliberti ad andarsene "anche a costo di ripartire dalla C". Eppure, nei momenti decisivi, Salerno seppe scindere la contestazione dall'amore per la maglia risultando quanto mai determinante. Ovviamente, in tre lustri, sono cambiate innumerevoli cose: è l'epoca dei social, le nuove generazioni hanno tanti svaghi oltre il calcio e la proprietà attuale non ha certo alimentato entusiasmo nella sua gestione.  Però è sicuramente triste vedere una squadra che in campo combatte, vince e convince circondata dal deserto, dallo scetticismo e da una serie di "indovini" pronti ad attribuire la prima sconfitta - che prima o poi arriverà - ad un disegno preconfezionato. 

Sezione: News / Data: Sab 24 ottobre 2020 alle 13:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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