Tonali, Romagnoli e Calabria erano gli osservati speciali di Roberto Mancini, il Ct della Nazionale ieri in tribuna all’Arechi per assistere al match tra Salernitana e Milan, conclusosi con il punteggio di 2-2. Magari qualche attenzione particolare l’allenatore azzurro l’avrà avuta per Leao, che con il Portogallo potrebbe essere lo sfidante finale dell’Italia negli spareggi per l’ultimo posto «europeo» rimasto disponibile ai Mondiali del Qatar. Ma in pochi avrebbero pensato che, a fine gara, l’unico che ha fatto strabuzzare gli occhi al Ct indossava una maglia granata: Pasquale Mazzocchi, classe ‘95, da Barra, Napoli.

La prestazione

Un motore a reazione nelle gambe, un aeratore a getto continuo nei polmoni, Mazzocchi è stato in grado di tamponare Leao nelle sue scorribande. E, addirittura, anche capace di tener testa a Teo Hernandez nella corsa. Sulla sua fascia destra ha tracciato un solco, è stato tra i migliori nelle diagonali difensive, fatte soprattutto per bloccare il portoghese, puntuale negli interventi e in copertura. Non bastasse questo, ha attaccato la profondità quando gli è stata concessa palla. Ed è suo il cross che ha portato alla seconda rete della Salernitana, sul colpo di testa di Djuric. Non male.

Il profilo

Ma oltre alla prestazione c’è molto di più in questo ragazzo che è stato uno dei primi colpi del ds Walter Sabatini. Fuori dal campo c’è il «mondo Mazzocchi», meravigliosamente normale a differenza dello speciale «calciatore Mazzocchi». E’ sposato con Tonia La Magna, ha un Labrador e ama le cose semplici: andare in giro con la moglie per fare shopping nei centri commerciali, rilassarsi a casa guardando un film sul divano con la sua consorte, portare a spasso il suo cagnone.

Tra calcio e fede

Mazzocchi vive tra calcio e fede. "Siamo molto credenti - ha raccontato qualche tempo fa sua moglie - peraltro ci siamo conosciuti in un movimento giovanile domenicano che frequentavamo entrambi». A Capodanno 2020, mentre calciatori e star pubblicavano le foto di banchetti luculliani e feste sfarzose, lui postava la sua schiena con il nuovo tatuaggio: il volto di un gigantesco Gesù con la corona di spine sulla fronte. E il testo era: «Che questo 2020 ci porti tanta benedizione". Ma è solo uno dei tantissimi tatoo, passione assoluta per lui, che hanno coperto gran parte del corpo.

Il quartiere

La serie A l’ha assaporata a 26 anni, con il Venezia, dopo una lunga gavetta e tanti sacrifici. Cominciati giocando a pallone tra i vicoli di Barra e poi proseguita, a 14 anni, con il trasferimento nelle giovanili del Benevento. Da lì un’ascesa continua fino alla massima serie e ora alla Salernitana. Senza mai dimenticare le sue origini. «Torno spesso a Barra - ha raccontato il calciatore in una intervista al sito della Lega B - specialmente se posso quando c’è la festa dei Gigli. Nel mio quartiere entri nei circoli e si parla sempre delle paranze di questa festa. Io sono della paranza Mondiale e ne sono orgoglioso».

Occasione sfruttata

"Se non avessi seguito il calcio, forse starei lavorando in qualche cantiere - ammette con grande sincerità - forse starei facendo il fruttivendolo. Il calcio mi ha aiutato moltissimo e di questo devo ringraziare i genitori che mi hanno sempre sostenuto. Ho iniziato a Barra nella scuola calcio Carioca, poi alla Mazzeo prima di andare a Benevento. E poi ancora Verona e tante altre squadre. Sono stato fortunato".

Sezione: News / Data: Lun 21 febbraio 2022 alle 14:30 / Fonte: corriere del mezzogiorno
Autore: TS Redazione
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