Tra le tante colpe del direttore sportivo Morgan De Sanctis c'è quella di non aver rinforzato adeguatamente il reparto difensivo. I campanelli d'allarme erano già suonati con chiarezza l'anno scorso, quando la retroguardia granata era stata tre le più perforate in assoluto pur avendo potuto contare - nel girone di ritorno - su un grandissimo portiere come Ochoa capace di nascondere sotto il tappeto lacune molto gravi per chi milita nel massimo campionato.

I numeri, del resto, non mentivano: 62 gol incassati, pochissimi clean sheet, disfatte a Bergamo e Reggio Emilia e una cronica sofferenza sulle palle inattive. "Stiamo bene così. Interverremo in altri reparti, ma in difesa non si tocca nulla" dichiarò De Sanctis a giugno, salvo poi corteggiare a lungo quel Facundo Gonzalez che sta facendo tanta fatica anche in B con la maglia della Sampdoria. E non sbagliava chi sollecitava il ds sull'argomento: la difesa della Salernitana è scarsa, stop!

Ad ora sono 28 le reti al passivo. Numeri alla mano, quindi, una retroguardia costata 27 milioni di euro (8 lovato, 5 Bradaric, Daniliuc e Pirola, 3 Bronn, pluriennale a Sambia da 900mila euro netti) ha subito 90 gol in 15 mesi. Se non è un record poco ci manca. E sono statistiche che imporrebbero una seria riflessione su uno degli artefici di questo pessimo girone d'andata culminato con l'ultimo posto in classifica. Senza che nessuno esca allo scoperto per dare spiegazioni, per fare un passo indietro.

E il rammarico diventa ancora più grande se si pensa che la vecchia dirigenza, con un trust e la spada di Damocle della scadenza del 31 dicembre, aveva formato un quartetto di tutto rispetto. Gente come Ranieri, Ruggeri, Zortea e Strandberg che oggi disputa con continuità e buoni risultati competizioni di caratura internazionale. Tutti bocciati, tutti ritenuto inferiori a chi è arrivato successivamente gravando sulle casse societarie commettendo errori su errori pagati a caro prezzo.

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 08 dicembre 2023 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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