Tra le tante cose da analizzare quando si parla di questa stagione così negativa, non si può prescindere dal discorso Paulo Sousa. Quello che in estate veniva accusato di destabilizzare, di voler perdere appositamente per farsi esonerare, di demotivare il gruppo e di depotenziare i nuovi. Assurdo. Il tecnico portoghese, rispetto a chi affermava d'aver allestito una rosa superiore a quella dell'anno scorso, aveva fatto suonare in anticipo il campanello d'allarme portando avanti quell'operazione verità che ai fautori del "iat a mar" dava tanto fastidio.

E' vero, dopo l'incontro col Napoli qualcosa si era rotto. Ma se le sue ambizioni fossero andate di pari passo con quelle della dirigenza, forse a quel punto non ci saremmo mai arrivati. A nostro avviso Sousa ha una sola vera "colpa": aver fatto rendere una squadra già lacunosa l'anno scorso come fosse una corazzata imbattibile.

Senza Sousa la Salernitana avrebbe rischiato grosso già nello scorso campionato, solo la mano del mister permise di fronteggiare alla pari le big del calcio italiano, di collezionare dieci risultati utili di fila e di salvarsi divertendo. Appena è venuta meno la "garra" del mister, ecco che la rosa si è espressa per quello che è il suo reale valore. Chi poi se la prende con la preparazione estiva provi a lavorare 50 giorni senza volti nuovi, con portieri schierati in attacco per far numero, gente con la valigia in mano, musi lunghi e litigi nello spogliatoio. 

La verità è che a giugno, per il clima che si era creato in città e per lo spessore dell'allenatore arrivato a Salerno, c'erano i presupposti per aprire quel ciclo ambizioso che era stato prospettato nel giorno della presentazione ufficiale della nuova società. E che i vari Bradaric, Kastanos, Pirola, Gyomber, Dia e Botheim si sono riscoperti giocatori normali - o addirittura non pronti per la A - non appena è andato via un top player che bisognava tenersi stretto.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 25 febbraio 2024 alle 19:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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