Troppo facile chiamarlo San Nicola. L’uomo dei miracoli non ha pietà per la piazza, Salerno, che meno di due anni fa ha salvato dal baratro. Ieri, però, passando all’Arechi (1-3), dove gioì meno di due primavere fa, l’ha buttata quasi fuori dal paradiso, perché all’inferno lui non è abituato ad andarci. E con l’Empoli, che sembrava spacciato, col peggior attacco della A, e appena 13 punti, quelli che ora ha, mestamente, la Salernitana, sta realizzando l’ennesima impresa da deus ex machina, cioè quello che arriva e risolve i problemi.

In quattro partite ha ottenuto otto punti, segnando. Perché al Monza ne ha fatti tre, alla Juve uno, alla Salernitana altri tre. Fanno sette. Dei 18 totali. I due predecessori ne avevano messi insieme 11 in 20 partite. Non può essere solo spirito da guerriero, motivazione, battaglia.

E infatti non lo è. Nicola dà una lezione a Pippo Inzaghi, messo a specchio, che, con l’Inter all’orizzonte (già venerdì prossimo), vede la sua panchina scricchiolare fortemente e una serie di critici che già ne decretano il de profundis. Deve continuare a crederci, ma il tempo ora è pochissimo. Pippo, con gli stessi punti e alla stessa giornata che aveva Davide quando arrivò qui, fa quel che può: lotta, si sbraccia, arriva fino all’altra panchina, ma non si capisce se i suoi lo seguono. Una resa così è inspiegabile. 

Sezione: Rassegna stampa / Data: Sab 10 febbraio 2024 alle 11:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Lorenzo Portanova
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