Solo applausi per questa Salernitana. Partita in totale solitudine, abbandonata dal ritiro in virtù di ipotesi fantascientifiche e di trattative inesistenti per il cambio societario. Da questo discorso, come sempre rimarcato, esoneriamo gli ultras e i gruppi organizzati. Loro sì, dopo gli atteggiamenti di Lotito e la beffa con lo Spezia, avevano tutto il diritto di esprimere dissenso anche a costo di allontanarsi fisicamente dalla loro ragione di vita. Chi ha seguito ovunque il cavalluccio non può essere certo associato ai capopopolo improvvisati (così potrete fare un'altra pagina facebook) che, dopo il primo fisiologico periodo d'appannamento della squadra, hanno preferito riproporre qualunque tipo di slogan e cantilena piuttosto che incoraggiare questi ragazzi che, tecnicamente inferiori a 4-5 avversarie, hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo guidati da un tecnico che era stato massacrato sui social e che oggi è sinonimo di garanzia. In attesa che ci spieghino dove siano finiti venditori di scarpe, profeti e quei copioni che prevedevano una metà classifica a fine girone d'andata, ci sono dei numeri che non tradiscono: 10 vittorie, 34 punti, media da record in casa, più gol segnati che subiti, una coppia d'attacco da 10 reti e si finirà nella peggiore delle ipotesi a pari punti con un Monza che ha una rosa che vale 50 milioni di euro in più. Una cosa che dovrebbe far riflettere chi pensa che vince solo chi spende. 

Naturalmente non ci rimangiamo nulla rispetto a quanto affermiamo da tempo. L'organico è tecnicamente meno competitivo di tutti quelli allestiti in B dal 2015, necessita di un grande centrocampista e di un bomber (che andavano presi prima di Empoli per dare un segnale, ma la missione societaria è fallita e, ad oggi, è un mercato con budget limitato), non è attrezzato per il salto di categoria diretto e forse nemmeno attraverso i playoff. Ma se sei primo per due mesi e chiudi il girone d'andata lassù, tra le primissime, vuol dire che lo meriti e che hai dei valori. Anzitutto la difesa. In cadetteria nessuno può contare su un quartetto come quello composto da Bogdan, Aya, Mantovani e Gyomber (accolto come lo scarto del Perugia retrocesso), guidati da un portiere che finalmente ha colmato una cronica lacuna. In mediana solo chi ha visto altri campionati poteva mettere in discussione capitan Di Tacchio, in B la qualità di Cicerelli e Anderson è fuori concorso e la coppia d'attacco è tra le più invidiate. Se poi Durmisi stesse bene e Gondo tornasse quello ammirato con Ventura il discorso si farebbe interessante. Non abbiamo mai cantato "la capolista se ne va", le persone in buona fede e con discreta memoria ricorderanno che abbiamo sempre gettato acqua sul fuoco invitando i veri tifosi a godersi il momento isolando i bugiardi che hanno giocato sul malcontento popolare e che oggi, al posto di nascondersi e chiedere scusa, continuano a pontificare dall'alto del loro angolo web. Ora, però, è il momento di godersi questo girone d'andata da protagonisti, in cui la Salernitana ha regalato emozioni forte alternandole a qualche batosta che ha consentito di tornare sulla terra senza farsi illusioni. Non si dovesse andare in A non sarà certo colpa dei fattori imponderabili o di teorie strampalate: Lotito e Mezzaroma dovrebbero garantire innesti di spessore in quest'ultima settimana, ma la paura è quella di ascoltare il solito copione che, da qualche anno, recita puntualmente così: "Abbiamo preso quello che serviva,  in attacco non c'era nulla di meglio in giro e a gennaio i calciatori forti non vengono ceduti". Un copia e incolla che non inganna più nemmeno il più inguaribile degli ottimisti.

A proposito di mercato, notiamo una piccola contraddizione ove mai andasse davvero in porto l'operazione Kiyine-ter. Tornerebbe un giocatore che l'anno scorso ha dimostrato pochissimo, che non piaceva per gli atteggiamenti a volte indolenti e che si inserirebbe in un gruppo granitico che rifiutò in estate sentendosi pronto per una serie A che lo ha bocciato. Contestualmente potrebbe partire uno come Walter Lopez che, al netto di ogni rispettabile giudizio tecnico, ha sempre rappresentato una colonna all'interno dello spogliatoio e un punto di riferimento per i più giovani come tutti hanno dichiarato nelle loro interviste. Il rinnovo promesso potrebbe essere solo un lontano ricordo, il difensore si guarda legittimamente attorno per chiudere la carriera sposando un progetto interessante. Ma a questa squadra battagliera un calciatore carismatico e che, ora, poteva essere gestito anche meglio con l'arrivo di due esterni bassi serve come il pane. Chi ci ha messo sempre faccia e cuore nei momenti difficili accettando le critiche dovrebbe godere di una corsia preferenziale rispetto a chi ha detto no più volte aspettando quasi spasmodicamente la fine dello scorso campionato per indossare la maglia biancoceleste. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 gennaio 2021 alle 23:01
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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