Doveva essere la partita della svolta, quantomeno la gara utile a capire se ci fosse stata la famosa scossa. Niente di tutto questo, un autentico pianto greco. Non sono bastati la carica di un Arechi straordinario pur mezzo vuoto, il ribaltone tecnico e la vicinanza della proprietà durante gli allenamenti per destare dal torpore una Salernitana brutta senz'anima, incapace di fare tre passaggi di fila e che, per 86 minuti, non ha fatto un solo tiro verso la porta contro un Cagliari che sarebbe eufemistico definire modesto e abbordabile. Non ce ne voglia nessuno, ma se un marziano fosse sceso sulla terra per assistere alla gara avrebbe senza dubbio pensato si trattasse di un big match del campionato di serie B. Una partita qualitativamente pessima, come da tempo non si vedeva a Salerno. Del resto se segni l'1-1 e 30 secondi dopo sei di nuovo in svantaggio per una dormita collettiva vuol dire proprio che la testa è altrove e che qualcuno si sta trascinando magari in attesa di una cessione a gennaio. Ci direte che bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, che siamo solo alla nona giornata e che la concorrenza non è poi così forte come viene dipinta. E questa Salernitana, al completo e con la mentalità giusta, ha certamente le carte in regola per scavalcare Empoli e Verona o per recuperare terreno rispetto a Frosinone e Lecce. Tuttavia 0 vittorie in 9 partite, peggior difesa e appena 5 successi in tutto il 2023 sono dati oggettivi inconfutabili, che alimentano le perplessità circa le reali intenzioni del presidente Iervolino di rendere la Salernitana una realtà del campionato di A e non una semplice comparsa che sogna di prendere a zero e di vendere a 20. Troppo presto per fare una politica del genere, troppo azzardato passare dai 30 milioni sul tavolo per Pinamonti agli algoritmi, al ritiro senza un solo volto nuovo e a un allenatore che sbatte i pugni sul tavolo, flirta col Napoli e poi resta al suo posto pur con dichiarazioni che sapevano tanto di "mani avanti" e scarsa fiducia. Lo ripeteremo fino alla noia: Sousa poteva essere un valore aggiunto, a patto che fosse mentalmente carico come quel grande allenatore che fece cose straordinarie da febbraio a maggio trasformando una squadra in difficoltà, umiliata a Bergamo e destinata ai bassifondi della classifica in una corazzata invincibile. Venuta meno la sua "garra", ecco riemergere i limiti di una difesa che ha subito quasi 160 gol in due anni e mezzo, che si regge ancora su quel Gyomber che arrivava dalla C e dal Perugia e che, col trust e senza soldi, poteva contare su 4 giocatori tuttora impegnati in competizioni di caratura internazionale. Ad ogni modo è inutile piangere sul latte versato: responsabilità e limiti sono evidenti e Iervolino farebbe bene a promettere innesti a gennaio piuttosto che fungere da Don Chisciotte per battaglie anche nobili ma di scarsa efficacia. Fanno riflettere le parole dell'ex Radovanovic, perchè nessuno più di chi ha vissuto spogliatoio e contesto societario-dirigenziale può aiutarci a capire cosa stia effettivamente accadendo. La stragrande maggioranza dei lettori ha apprezzato e ha colto l'occasione per dare risposta alle proprie domande, poi c'è sempre quell'1% di minoranza silenziosa, che giustifica tutto pur di non avete ancora una società di " romani". Ora, però, testa a Genova, contro una neopromossa che ha speso oltre 50 milioni di euro per calciatori pronti e che conoscevano il nostro campionato. Sarà una battaglia fisica e di nervi, in uno stadio che non evoca bei ricordi e che sarà stracolmo. Ma a volte basta una scintilla per cambiare le proprie sorti e, magari, per presentarsi carichi e motivati al derby col Napoli. E allora forza granata, andiamo a fare il colpaccio a Marassi.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 27 ottobre 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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