8 punti in quattro partite, con il cartello "lavori in corso" ancora in esposizione, diversi calciatori non al top della forma e un calendario che proponeva la matricola Reggina, una big come il Chievo, la mina vagante Pisa (che oggi ha fermato la corazzata Monza) e un Vicenza avvantaggiato dal turno di riposo. Mimmo Di Carlo, in conferenza stampa, da allenatore esperto ha provato a girare la frittata, ma è chiaro che la Salernitana era certamente penalizzata più dell'avversario: sabato ha giocato, domenica ha fatto un allenamento blando, lunedì è partita per il Veneto senza nemmeno avere il tempo di preparare tatticamente il match. Se, però, disputi 90 minuti di grandissima personalità e buona qualità vuol dire che l'allenatore sta trasmettendo l'identità e la mentalità giusta. Quella vista al Menti è stata la Salernitana migliore di queste prime cinque gare ufficiali. Verticalizzazioni, sovrapposizioni, difesa sempre attenta, centrocampo in costante crescita e atteggiamento propositivo fino al 94'. Dal punto di vista psicofisico, questa squadra sta facendo passi da gigante e i calciatori denotano un attaccamento alla maglia che lascia ben sperare per il futuro. Una Salernitana che, "abbandonata" da buona parte della tifoseria, sta facendo di tutto per trasformare lo scetticismo in applausi e che ora, con due gare interne consecutive, potrà allungare addirittura in classifica e mettere altro fieno in cascina. 

Tra gli artefici principali di quest'ottimo avvio c'è senza dubbio mister Castori. La Salernitana gioca discretamente, quando attacca è imprevedibile, ha una solidità difensiva ritrovata e margini di miglioramento enormi. Basta tiki taka nella propria metà campo, basta parlare in conferenza di piantine che crescono e " se vogliamo possiamo". A chi temeva un calo fisico dettato dall'impegno ravvicinato, il mister ha risposto per le rime: "Facciamo questo di lavoro, non possiamo essere stanchi dopo tre partite". Per la serie: nessun alibi, voglio il massimo. E il gruppo lo ha ripagato, guidato anche da un capitano come Di Tacchio e da un Djuric determinante e monumentale. Ben venga che i granata continuino ad essere circondati da tanto scetticismo, senza che nessuno li inserisca tra le favorite. Ma siamo davvero certi che una squadra con Aya, Gyomber, Di Tacchio, Djuric, Tutino, Kupisz, Cicerelli, Anderson e Dzickek (in attesa del miglior Lombardi e di scoprire Antonucci) sia così inferiore alle antagoniste o a presunte fuoriserie ricche di curriculum e, ad oggi, povere di punti? 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 21 ottobre 2020 alle 00:42
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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