Alla fine sta prendendo forma la vera Salernitana della premiata ditta Petrachi-Martusciello, con il primo che l'ha costruita sul mercato operando un'autentica rivoluzione a livello di rosa e con il secondo che la sta plasmando, settimana dopo settimana, a sua immagine e somiglianza. Martusciello, da buon seguace di Maurizio Sarri, non poteva non disegnare una squadra votata ad esprimere un calcio offensivo e mirante a dominare le partite, ma neppure poteva prescindere dall'organizzare una attenta fase difensiva in situazione di non possesso. Il trainer ischitano non è Zeman e neppure il primo Delio Rossi, come qualcuno si sarebbe affrettato a definirlo dopo le prime uscite ufficiali caratterizzate da gare ricche di reti all' attivo come al passivo, ma è un allenatore che ama la qualità e il coraggio di proporsi nella metà campo avversaria senza per questo scoprire il fianco agli avversari in modo scriteriato.
Le prime gare sull'otto volante sarebbero state figlie di due diversi fattori concomitanti: l'aver svolto un ritiro con un organico totalmente diverso da quello a disposizione per le sfide ufficiali in un continuo via vai di calciatori e il disporre di una retroguardia carente a livello di esperienza e con qualche elemento non subito pronto alla serie B italiana. Quando il numero degli allenamenti nella testa e nelle gambe dei suoi uomini è cresciuto e quando il calciomercato ha portato in dote la qualità e l'esperienza di uomini come Ferrari, Stojanovic e Jarozsinski, si è iniziata a vedere l' attenzione e l'organizzazione del mister campano in fase difensiva. I nuovi arrivati dietro hanno avuto un doppio effetto positivo, ovvero sia quello di innalzare il livello delle prestazioni del reparto arretrato con le loro prestazioni, sia quello di migliorare di molto il rendimento dei loro compagni, come Bronn e come Njoh.
Tre clean sheet in sequenza non possono essere considerati casuali ed essi sarebbero arrivati senza rinunciare ad un atteggiamento offensivo caratterizzato da una percentuale elevata di possesso palla nella metà campo rivale nonché da una manovra d'attacco che spesso portava tanti uomini a ridosso dell'area avversaria. Le occasioni da rete non sono mancate né a Reggio Emilia, dove i granata meritavano i tre punti, né a Palermo, al netto del valore di un avversario costruito per vincere il campionato, mancando un po' solo contro il Catanzaro all' Arechi, dove però una sola squadra si è giocata la partita e l' altra ha scelto il non gioco in ottica iper prudenziale. Questa è la Salernitana che avevano in testa gli affiatati Petrachi e Martusciello ed è sempre più oggi loro figlio questo gruppo unito e compatto che suda la maglia e che è stato totalmente ricostruito partendo da un polveroso cumulo di macerie sportive ereditate dalla passata stagione e gestione.
Il Ds e il tecnico hanno prima saputo accettare una sfida impervia, per poi restituire una sana e agognata normalità ad un ambiente frustrato e pessimista e per , infine, arrivare a impostare, con un budget ridotto, una Salernitana di qualità pronta ad affrontare qualunque avversario con fierezza e a testa alta. Un successo già questo a prescindere da come arriverà alla fine in classifica la nostra Bersagliera, un merito indubbio da ascrivere a due professionisti della pelota nazionale a cui Salerno e la sua appassionata tifoseria si sono aggrappati bisognevoli di rassicurazioni e di speranze per un futuro migliore. E la società? Finora, nonostante un restyling legato alla collocazione di Busso sulla poltrona di massimo dirigente dopo il passo indietro di Iervolino, non è possibile promuoverla. Il board del club di via Allende è chiamato con una certa premura a diradare le nubi dense che oscurano il sole granata e a fare primariamente chiarezza sul futuro del cavalluccio marino, non solo e non tanto per questo campionato ma per una prospettiva di medio termine. Il patron Iervolino ha il dovere di uscire allo scoperto, anche magari per il tramite del duo Busso-Milan, esprimendosi sulle prospettive della sua società e sull'esistenza o meno di trattative concrete che potrebbero condurre ad un rapido passaggio di proprietà del club granata.
In mancanza, come appare ben più probabile, la attuale proprietà dovrà esporsi sugli obiettivi del campionato in corso e scegliere se rilanciare sul mercato a gennaio per puntare a qualcosa di più di un campionato di medio alta classifica o ribadire il progetto triennale e anticipare un mercato invernale con ben pochi spunti e acuti. Se Iervolino e partner intervenissero rinforzando la squadra in quei ruoli chiave ben noti allora si andrebbe ad impreziosire e a valorizzare il grande lavoro finora fatto dal direttore sportivo e dal mister con tutto il suo preparato staff tecnico, diversamente si dovrebbe affidare un progetto triennale alle loro sapienti mani, garantendo continuità a livello di programmi sportivi e anche di gestire societaria, riavvicinandosi al club ed accantonando le velleità di disimpegno a breve o medio termine.
Nelle ultime settimane rumors vari indurrebbero a sperare che l' attuale governance campana non mollerà la presa facilmente e soprattutto non lo farà certo svendendo il suo asset o affidandolo nelle mani del primo avventuriero che bussi alla porta, ciò in nome di un piano B che determini la possibilità di continuare al timone del club rimettendo nelle mani di Petrachi e di Martusciello le ambizioni di ritornare prima possibile nell'Olimpo del calcio italiano. La rottura tra Iervolino e la piazza potrebbe essere più gestibile con l'imprenditore partenopeo defilato e con una predisposizione a intervenire con investimenti mirati a livello di calciomercato, magari puntando a sfruttare l'onda positiva di un gruppo granitico e di un duo di professionisti finalmente apprezzato dalla società e dall'ambiente stesso.
La prospettiva di avere tutte le componenti disposte a remare nella medesima direzione e la possibilità concreta di conciliare risultati sportivi e un bilancio più sostenibile di un passato di sprechi, sarebbero forse elementi sufficienti per fare restare al timone Danilo Iervolino o comunque per farlo cedere con più calma e solo dopo che si siano trovate sufficienti garanzie per garantire un futuro da protagonista al cavalluccio marino. Sarebbe un peccato non cogliere i segnali positivi e non credere in Petrachi e Martusciello e ancora peggio sarebbe non provare un minimo di emozione e di coinvolgimento per un possibile riscatto sportivo della Salernitana e della proprietà stessa. Attendiamo ora più che mai la provvida conferenza stampa che a breve terranno congiuntamente Milan e Busso, auspicando un clima ben diverso dall'ultima uscita comunicativa societaria e un possibile nuovo inizio nel rapporto tra la piazza e chi al momento gestisce la navicella granata.
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