Se non ci fossero i social, bisognerebbe inventarli. In quale altro modo potremmo attribuire un volto a personaggi che, quotidianamente, ci regalano sorrisi con teorie demenziali, accuse di ogni genere e ragionamenti che sarebbe eufemistico definire comici? Giornalai. Questo l'epiteto utilizzato, vien da dire con molta originalità, da tutti coloro che - senza avere alcun tipo di competenza in merito - decidono arbitrariamente di sminuire professionalità e sacrifici di chi, a costoro, offre quotidianamente un servizio gratuito lavorando anche 24 ore al giorno.
Abituati a leggere i sostenitori di sè stessi che sono passati dalle invenzioni ai soliloqui privi di notizie ma ricchi di vezzeggiativi e nomignoli (quelli che privatamente si complimentano e pubblicamente ti attaccano perchè la popolarità altrui è l'unico modo per ottenere 30 secondi di vanagloria personale) o paginette facebook in malafede e dalla memoria corta, gli utenti dei social non accettano che qualcuno racconti la verità.
C'è chi, alla lunga, preferisce orientare il proprio pensiero in base a quello comune per un like in più, chi è più velina che "collega" e si lega al personaggio di turno per la notizia in esclusiva, chi attacca i più attaccati ma dovrebbe spiegare perchè, senza raccomandazioni, scrive su telefacebook, chi ancora segue il calcio (o il Football...)ma dovrebbe darsi all'ippica o a sport nei quali forse paleserebbero meno incompetenza. Ma, d'altronde, vuoi mettere lo scoop di chi ha le fonti sul web con chi il giornalaio lo fa di mestiere e, spesso, per il bene della Salernitana le cose le dice in anticipo?
Dicevamo di memoria corta, malafede e strumentalizzazione. Quanto ci scrivono oggi per commentare il nostro scetticismo sull'attuale situazione è praticamente un copia e incolla di quello che leggevamo sulla bacheca di TuttoSalernitana quando - ad esempio - ci permettevamo di sottolineare che il mercato di gennaio condotto da Sabatini fosse stato disastroso sotto tutti i punti di vista. Ad agosto, sperando di sbagliarci, avevamo invece osato parlare di una società in vendita, un mercato pessimo, un presidente che aveva chiuso i cordoni della borsa e un gruppo spaccato. "Andate al mare" cit.
Non dimentichiamo neppure gli insulti e le minacce quando, da Sarnano, parlavamo di una Salernitana in costruzione per andare in A, in un momento di caos e contestazione totale. Abbiamo avuto ragione, per fortuna. "Però in A non si può andare" - "Tranquilli, ci iscriviamo". "L'ha presa Della Valle" - "Non ci sono acquirenti, si farà un trust" e via con altri insulti perchè raccontare la verità in un contesto in cui spesso pare ci si diverta ad essere presi in giro è quasi una colpa.
E se poi in fondo scoprono che hai ragione, ecco altre due teorie esilaranti. La prima: "Non aspettavano altro che una sconfitta per riemergere:" detto a chi, pur accreditato, paga biglietto o abbonamento da trent'anni e viene accusato dai colleghi di essere "troppo tifoso"...fantastico! E poi le più belle perle di saggezza: Fabiani non torna, vedove dei romani, in A sono saliti per caso, lecchini di Lotito, siete al soldo di qualcuno. L'argomento di chi non ha argomenti.
Inutile ricordare a gentaglia in malafede che ha costruito favolette sui social che, proprio perchè siamo stati critici più degli altri, abbiamo avuto anni di "Daspo" dalla sala stampa. Utile invece consigliare a chi, dopo 4 anni, è pervaso costantemente dal pensiero dal passato che ci sono appositi professionisti che potrebbero curare il disturbo ossessivo-compulsivo.
E se poi fai notare che gli odiati romani hanno vinto 4 campionati su 9, messo due coppe in bacheca, vinto la B senza incassi e senza pubblico, consegnato alla città un manto erboso perfetto e perso una società di proprietà per una regola quantomeno opinabile ecco che riprendono i tormentoni che, forse, aiutano qualcuno a riempire il vuoto delle proprie giornate. Perchè chi trascorre ore sui social a dire sempre le stesse cose ha davvero tanto, ma tanto tempo da perdere. In fondo meglio ricordare Bus e Joao Silva piuttosto che Ribery in epoca trust o Mancini e Ginestra in C2.
E visto che ci piace dire sempre quello che pensiamo già consapevoli dei soliti noti che strumentalizzeranno quanto viene scritto, chiudiamo con una riflessione sulle conferenza stampa del direttore sportivo Gianluca Petrachi. Nessuno può discutere che il ds abbia svolto un lavoro enorme in condizioni difficilissime: dai colloqui con la Brera Holdings a un budget pari a zero passando per la necessità di cedere la stragrande maggioranza dei tesserati, di evitare un tracollo finanziario e di allestire contestualmente una rosa competitiva per il campionato professionistico più difficile di tutti.
Nessuno disconoscerà a Petrachi di aver mantenuto la barra dritta quando in tanti avrebbero perso la bussola, nessuno sminuirà la capacità di sistemare i conti con introiti importanti (anche se, tra Dia e Tchaouna, 20 milioni arriveranno dalla Lazio) e monte ingaggi più che dimezzato, nessuno non si complimenterà per gli arrivi di Jaroszynski, Stojanovic, Ghiglione, Amatucci e altri giocatori che, se in forma, potranno dare un grosso contributo. Proveremo a spiegare con i disegnini che il nostro 5,5 è al mercato come gestione, non a Petrachi come persona o professionista.
Perchè, quando hai 60 milioni di euro a disposizione (compreso il paracadute), e 6 mesi per programmare la stagione, è inammissibile ridursi all'ultimo giorno per prendere 5 tasselli con il ds che alza la voce (siamo proprio giornalai, anche in questo caso avevamo detto la verità). Perchè la difesa continua a non convincerci e aveva bisogno di un innesto di spessore. Perchè su Tello, Gentile, Velthuis, Njoh, Ruggeri e Soriano è legittimo nutrire qualche perplessità.
La società, ovviamente, è la principale responsabile. La retrocessione a suon di record negativi, un mercato in A fatto con Ikwuemesi, Legowski, Stewart e Martegani, un disastroso Sabatini-bis, il no a tante operazioni in entrata potenzialmente di livello, l'assenza al fianco della squadra, Sottil che "fugge" quando tasta con mano il ridimensionamento, la frase "abbiamo fatto sacrifici economici" che ci ha fatto saltare dalla sedia, il repentino passaggio da Cavani, Mertens e i 30 milioni di euro per Pinamonti all'autosostenibilità a tutti i costi e senza metterci un euro.
Così non va. Riteniamo che una società che ha fatto mille promesse avesse l'obbligo morale, da subito, di allestire una corazzata, di restare salda al timone assumendosi le responsabilità senza affidare incarichi a presidenti senza portafoglio (professionisti di livello, sia chiaro), legali che danno consigli come fossero direttori sportivi trattando contestualmente con fondi senza fondi. La piazza, che l'anno scorso ha assistito quasi con disinteresse a una pagina nefasta del calcio salernitano, avrebbe appoggiato il nuovo corso, "perdonando".
Invece si è riusciti a far peggio, con zero iniziative per i vecchi abbonati, la distinzione tra stampa locale e nazionale, il no al confronto con la tifoseria organizzata e gli ultras, un mercato colpevolmente a rilento e la scelta di snocciolare quanto speso (e che nessuno disconosce, anzi) ma mai quanto incassato in tre anni e mezzo.
Vogliamo anche provare a metterci nei panni di Iervolino. Entra nel calcio da neofita, accolto trionfalmente, con 25mila spettatori in casa, 3000 in trasferta e una salvezza straordinariamente bella. Poi un'altra salvezza, con 10 risultati utili di fila, un calcio spettacolare a San Siro e all'Olimpico, il pari a Napoli che ha rovinato la festa ai cugini e la miglior stagione di sempre. Con Ederson venduto a 20 milioni, cori della Sud e la stampa nazionale che ti intervista ed elogia ogni giorno.
Ci sta che un imprenditore di successo possa sentirsi spaesato quando si vede criticato, quando spende senza vedere risultati e quando si affianca di persone teoricamente di calcio che lo portano fuori strada. Gli hanno fatto credere che ci si potesse salvare solo spendendo decine di milioni. O che prendere calciatori forti in prestito fosse un errore. Ci sono stati calciatori, lautamente pagati, che hanno fatto quello che volevano senza che le istituzioni sportive tutelassero i presidenti che pagano. Aggiungiamo enormi torti arbitrali e il quadro è completo.
Il problema di fondo è aver fatto "pagare" alla piazza un calo di amore e d'entusiasmo o strategie economiche sbagliate. Sarebbe stato sufficiente parlare con chiarezza e col cuore, un minuto dopo la sconfitta interna con l'Empoli. E basterebbe poco, molto poco - anche adesso - per trasformare i fischi in applausi, per riprendere il discorso interrotto a Piazza della Concordia. C'è un ds aziendalista e di spessore, un allenatore serio, un gruppo finalmente unito, un bilancio ok e un tifo che fa la differenza. Perchè non riprovarci?
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