Retorica, moralismo, offese, attacchi. Il comunicato emesso dagli ultras della curva Sud ha scatenato una marea di poeti del web che, improvvisamente, dimenticano che la rivalità è il sale del calcio così come il senso d'appartenenza. Come se oggi provare antipatia sportiva per una squadra o invitare i cittadini a sostenere esclusivamente la compagine locale equivalga ad aver minacciato qualcuno. Voler imporre una sorta di amicizia e gemellaggio è esercizio stucchevole, come se Palermo e Catania, juventini e torinisti, Reggina e Cosenza o Brescia e Bergamo debbano per forza complimentarsi a vicenda se una delle rivali ottiene un risultato. Per quanto, come nel caso dello scudetto del Napoli, quasi storico ed epocale dopo decenni di flop a favore della Juventus. A proposito di Juventus, basta digitare poche parole su Google per leggere articoli in cui proprio i supporters azzurri esortavano gli "avversari" a non esporre drappi bianconeri, qualcuno addirittura contattò i giornali per segnalare aggressioni fisiche. Cosa che a Salerno non è mai successa, mai accadrà e nessuno ha mai nemmeno lontanamente pensato. E' da Napoli che, da due anni a questa parte, arrivano provocazioni di ogni genere. Ci hanno chiamato inferiori, popolano i social con video di sfottò, hanno sminuito la storia, interpellato presunti letterati che scrivono libri nemmeno granché interessanti che si sono scandalizzati per un coro goliardico (dimostrandosi sordi rispetto al "Salerno merda" che fu il massimo dell'originalità nel derby del 2002), hanno quasi aspettato la retrocessione per poter rivendicare la loro egemonia nel massimo campionato italiano per poi risentirsi...per cosa? A Salerno e in provincia le bandiere sui balconi azzurre ci sono, del resto si sta per celebrare un evento atteso da una vita mostrando scarsa coerenza rispetto al "De Laurentiis vattene" che in estate riecheggiava a Fuorigrotta. Rivendicare identità, appartenenza e orgoglio di essere salernitani non significa minacciare qualcuno, le strumentalizzazioni ridicole a cui stiamo assistendo abbinare alla retorica, alla demagogia e ai discorsi mielosi sono assolutamente noiose. Ed è quasi stucchevole rimarcare che la nostra redazione ha condannato, condanna e condannerà sempre ogni tipo di violenza. Che sia fisica o verbale. Stiamo parlando di calcio, di sport, di valori, di aggregazione, di rispetto. Per cui ognuno faccia quello che crede, soprattutto in casa propria.
Ma ora è tempo di abbassare i toni. La curva Sud di Salerno, etichettata in tanti modi dai leoni da tastiera, è quella che fa parlare l'Italia per scenografie, iniziative di beneficenza, numeri record in tutti gli stadi d'Italia e capacità di portare 20000 persone in strada semplicemente per chiedere l'acquisto dei segni distintivi. E' ripartita dalla D, senza Lodo Petrucci come fatto nel 2004 per aiutare qualcuno, a testa alta, accettando fallimenti, arbitraggi scientifici contro e accanimento della Federazione senza battere ciglio e spingendo un imprenditore importante ad investire proprio per la sportività, le potenzialità e la forza di una piazza che non ha nulla da invidiare a nessuno. Napoli compresa. Chi oggi gioca al tiro al massacro verso una delle curve più belle d'Italia è lo stesso che si fa i selfie dai distinti o dalla tribuna nelle grandi occasioni immortalandosi con la scenografia alle spalle. Ci vorrebbe un minimo di coerenza. Certo, la città si è spaccata. C'è chi dice "sei a casa mia e rispetta le mie regole", chi invita Salerno a mostrare la propria superiorità evitando ulteriori prese di posizione sull'argomento. Ognuno faccia quello che vuole, come giusto che sia. Ma ve li immaginate 10 salernitani che, in curva B, esultano per il pareggio di Lazzaro o per lo scudetto della Juventus? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. E soprattutto giù le mani da una delle curve più sportive e spettacolari d'Europa. Il che non vuol dire "è accaduto a Napoli, siamo giustificati noi". Assolutamente no.
Chi vi scrive vi assicura che per l'ultima volta torna sull'argomento "bandiere" e comunicati ricordando, ad esempio, che 8000 catanzaresi hanno festeggiato all'Arechi e in città e non è accaduto nulla. Facile sparare a zero sul mondo ultras granata e voltarsi dall'altra parte mentre anche oggi, da Napoli, arrivano "minacce" di invasioni notturne per colorare d'azzurro il castello Arechi, letterati ci additano come inferiori, frustrati e invidiosi e sedicenti giornalisti paragonano gli ultras alle scimmie. Costoro, che chiesero interrogazioni parlamentari per un mezzo coro goliardico, dimenticano - ad esempio - la "coreografia" del 2002 in uno San Paolo sempre vuoto, con poca fantasia ma che accolse i salernitani con una enorme scritta "Merde". O quelli che hanno attribuito ai salernitani gli scontri di 10 giorni fa, parlando di "infiltrazioni granata con mazze, spranghe di ferro e pistole". Vergognoso! Ovunque esistono rivalità, anche molto più forti di questa, e da nessuna parte invocano e impongono amicizie! Soprattutto con chi, persa l'egemonia in A, non perde occasione per attaccare Salerno e la Salernitana. Nessuno ha minacciato o minaccerebbe nessuno, tutti sono liberi di tifare per la propria squadra e di festeggiare i traguardi ottenuti come vogliono. Il Sud sta per vivere un evento calcistico di rilevanza mondiale e ci sono tifosi della Salernitana che si sono complimentati a più riprese con il Napoli. Il clima, rispetto a un passato fatto - purtroppo - anche di scontri e striscioni censurabili, è decisamente diverso e più disteso. E, in questi giorni, abbiamo dato spazio al comunicato del club "Napoli Granata" e alle lettere di supporters azzurri proprio per spingere tutti ad abbassare i toni e prepararsi al derby del 29 aprile in serenità. Ma demonizzare la curva per un comunicato è triste strumentalizzazione.
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