Diciamo la verità: quella che sta volgendo al termine è una settimana ricca di emozioni. E' certamente legittimo lanciare appelli affinché si torni con i piedi per terra per non sottovalutare la sfida con l'ostica Cremonese (ricordate il ko interno col Lecce dopo l'exploit dello Stadium?), ma quanto è stato bello vincere per 3-1 a Roma, in rimonta, contro un allenatore borioso come Sarri e sotto lo sguardo dell'ex presidente Lotito. Per di più con l'eurogol di Candreva - uno che da quelle parti ha lasciato il segno - e col vantaggio siglato da Fazio sotto quella che fu la sua curva ai tempi della Roma. Una sorta di derby. A proposito di derby, si sta parlando ancora della squalifica di Milinkovic Savic e di quell'ammonizione dubbia che è diventata alibi per chi ha perso. Addirittura la stampa nazionale ha preferito soffermarsi sulla moviola e sulle lamentele di Sarri piuttosto che applaudire la super prestazione della Salernitana, totalmente padrona del campo per lunghi tratti del secondo tempo. Se un tecnico che guadagna fior di milioni giustifica una debacle interna contro una - presunta - piccola, aggrappandosi ad un giallo arrivato con i granata già in vantaggio, siamo veramente alla frutta.

Non dissero granché, invece, quando a gennaio scorso maramaldeggiarono a cospetto di un gruppo ridotto all'osso e con 14 giocatori a casa tra infortuni e covid e con il povero Motoc in marcatura su Immobile mentre 24 ore prima scendeva in campo con la Primavera "Ti piace vincere facile?" recitava un vecchio spot pubblicitario, evidentemente erano convinti che questa Salernitana fosse ancora la vittima sacrificale e non un gruppo in costante crescita capace di mettere in difficoltà chiunque. A patto, lo rimarchiamo, di non perdere mai la retta via e quella cattiveria agonistica tipica delle squadre di Nicola. Ora arriva la Cremonese, con i granata a +10 ed è una chance unica per allungare sulle dirette concorrenti e affrontare la doppia trasferta con Fiorentina e Monza quasi in serenità. Peccato per la risposta fredda del pubblico: è vero che crisi economica e allerta meteo sono fattori che pesano, ma pensare che una vittoria a Roma non sia accompagnata dal sold out fa riflettere.

Lo ribadiamo: lo zoccolo duro si attesta sulle 12-13mila unità, il resto sono occasionali che aspettano le grandi per fare il selfie e pubblicarlo sui social. Legittimo, ci mancherebbe. Ma il vero tifoso sa di dover fare la differenza proprio nelle famose gare da sei punti, non contro le big. Anche Iervolino, magari con la riapertura della Nord, potrebbe attivarsi maggiormente. Belle le maglie celebrative, ottimo devolvere l'incasso in beneficenza, ma immaginare di distribuire a prezzi simbolici biglietti agli studenti, alle scuole calcio, alle famiglie e alle associazioni per poi donare il ricavato a chi ha bisogno sarebbe stato ancora più efficace. Ci sarà tempo, la sensibilità del club è sotto gli occhi di tutti e il rapporto con la piazza si sta cementando giorno dopo giorno. In fondo, grazie a loro, è stato un anno magico, coinciso con l'addio al trust, il pari col Milan campione d'Italia, il 2-1 sulla Fiorentina, la miracolosa salvezza, un mercato roboante, Ribery che dà l'addio al calcio sotto la Sud, Mazzocchi in nazionale e una metà classifica in A. Proprio per questo sarebbe fantastico salutare l'Arechi con una grande vittoria. Per farlo ci vorrebbe un gran pubblico, ma gli innamorati a prescindere incidono più di chi ama la passerella e poi fa fatica a riconoscere i calciatori.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 novembre 2022 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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