A Salerno ha lasciato un pezzo di cuore, lui che ha sempre dato il massimo per la maglia granata versando lacrime sincere sia dopo il gol determinante a Novara, sia quando punì la sua ex squadra nello spareggio playout spianando la strada verso la salvezza. Nella sua seconda esperienza è rimasto meno di quanto si aspettasse, ma nel girone d’andata fu protagonista assoluto con gol, assist e sgroppate incredibili sulla fascia. La redazione di TuttoSalernitana, nell’ambito della rubrica pomeridiana in onda sulla nostra pagina Instagram, ha avuto il piacere di chiacchierare con Leonardo Gatto, calciatore in forza alla Triestina molto gettonato tra i tifosi di fede granata che sperano che possa tornare ancora e restare a lungo in virtù di un attaccamento alla maglia assolutamente sincero.
Partiamo da questa emergenza Coronavirus. Cosa ne pensa e come cambia la sua vita?
“Sicuramente è un problema molto serio, la situazione è sotto gli occhi di tutti e purtroppo le cose non sono migliorate più di tanto nelle ultime settimane. La mia quotidianità non è cambiata particolarmente, anche prima ero solito tornare subito a casa dopo l’allenamento. Al massimo ci concedevamo una cena al ristorante con amici e compagni di squadra, oggi invece devo cavarmela da solo ai fornelli e per fortuna ci sono persone molto più brave di me che mi guidano e mi aiutano. Speriamo quanto prima si possa tornare alla normalità”.
Anche perché a Trieste lei sta facendo bene e la squadra ha tutte le potenzialità per andare in serie B. La ricordiamo ancora in amichevole contro la Juventus in estate…
“All’epoca il mister era Pavanel, ora è arrivato Gautieri che, da buon zemaniano, pratica un calcio molto offensivo che esalta maggiormente le mie caratteristiche. Non a caso nelle ultime settimane abbiamo segnato tanti gol, in campo sappiamo tutti quello che dobbiamo fare. Sono ripartito da qui perché è una piazza perfetta, di altra categoria. La tifoseria è importante, la dirigenza e la società sono molto ambiziose e ci piacerebbe poter completare il campionato”.
Presumibilmente, però, senza tifosi. Quanto ci perdono squadre come Triestina e Salernitana?
“Tantissimo, si tratta di due piazze profondamente innamorate della loro squadra e che danno una grossa spinta. Ti possono anche fischiare se il risultato non arriva, ma mai nei 90 minuti. Negli spareggi promozione sarebbe stata una componente fondamentale”.
Che ne pensa del taglio degli stipendi?
“A quanto ho capito non è stato deciso ancora nulla e non ci sono sul tavolo richieste concrete da parte degli organi competenti. I calciatori devono capire che stiamo attraversando un momento di difficoltà assolutamente imprevedibile, ma allo stesso tempo ci tengo a sottolineare che in C ci sono ingaggi talvolta molto bassi e bisognerebbe rapportare tutto allo stipendio e alla categoria di appartenenza. Ovviamente nessuno si tirerà indietro se dovremo fare beneficenza”.
Parliamo di Salernitana. Nel primo anno arrivò a gennaio e fu penalizzato dal modulo del tecnico Menichini…
“Mi scelse Torrente, ero perfetto per il suo 4-3-3. Arrivai io e l’allenatore fu esonerato, una sorta di scherzo del destino per entrambi. Mi sono sempre messo a disposizione cercando di adattarmi alle idee di Menichini, quando ho avuto il mio spazio credo di aver risposto bene e l’affetto della gente lo dimostra. Contava soltanto la salvezza della Salernitana, non era semplice ambientarsi subito e invece ci sono riuscito anche grazie alla forza della piazza”.
C’è chi racconta un alterco con Menichini che, da subentrato, disse al gruppo “Avete preso troppi gol” e lei lo corresse con un “Abbiamo preso, mister” utile a far capire che tutti erano sulla stessa barca. Un bel gesto, no?
“Non posso nascondere che con l’allenatore non ho mai avuto un grande rapporto. Nel suo primo giorno da tecnico della Salernitana disse che non avrebbe guardato in faccia a nessuno, questo episodio che hai menzionato è vero. Non è nato un feeling, ma io ero tesserato per la Salernitana e davo sempre il massimo per la maglia e per la gente. Il gol a Novara gli ha salvato la panchina? L’importante è che contribuì a migliorare la posizione in classifica. Eravamo tra le ultime e le cose non stavano andando benissimo”.
Cosa ricorda del gol di Novara e, in generale, di quel periodo con la Salernitana?
“C’era una squadra molto più forte di quanto non dicesse la classifica. Avere in rosa una coppia come quella formata da Coda e Donnarumma, con Nalini alle spalle, Moro a centrocampo e Bernardini in difesa non è roba da poco. Ci fu un pizzico di paura di retrocedere, tutto sommato giocavamo bene ma non arrivavano i risultati. A Novara pareggiai al 94’ sotto la nostra curva: era piena e sembrava di essere all’Arechi. Ma ricordo con emozione anche la vittoria di Cesena al 95’: al ritorno a Salerno trovammo duemila persone alla stazione che ci portarono in trionfo come avessimo vinto una coppa”.
Ironia della sorte arrivò la salvezza contro il suo Lanciano, con gol di Leonardo Gatto…
“E’ vero, il mio pianto fu sincero e liberatorio. Da un lato ero felicissimo perché la Salernitana si stava salvando, dall’altro ero consapevole delle difficoltà di un club in cui avevo trascorso due anni bellissimi. Ho ancora tanti amici lì, fu un mix di emozioni che non dimentico”.
Salernitana-Modena 0-0 è stata forse la partita più brutta dell’era Lotito-Mezzaroma, c’erano 30mila persone che ancora oggi la ricordano con fastidio…
“E hanno ragione. Lo stadio era pieno e solitamente ciò rappresentava una forza per noi, ma il caldo e la tensione della gara giocarono un brutto scherzo. Ancora oggi ne parlo con Granoche, mio compagno alla Triestina, e ricordiamo la partita quasi ridendo. Fu uno spettacolo obiettivamente brutto, nessun tiro in porta e uno 0-0 noioso. Ma la posta in palio era elevatissima”.
Però vi siete tolti delle belle soddisfazioni con Bollini, nel 3-4-3 lei fece grandi cose…
“E’ vero, anche in quel caso la mia partita migliore fu col Novara. Evidentemente quello stadio mi porta fortuna. Ci sono state rimonte incredibili, fino al match interno col Perugia eravamo in piena zona playoff. Poi è stato esonerato Bollini, ma è un allenatore con cui mi sono trovato bene. Ricordo anche il 3-3 di Cesena: c’erano una marea di tifosi della Salernitana e sono stato espulso ingiustamente dall’arbitro”.
Il top, però, fu la vittoria di Avellino. Indimenticabile il suo scatto sotto la curva…
“Mi stavo infortunando per esultare! Battute a parte, è stata una delle emozioni più grandi della mia vita. Eravamo nelle ultime posizioni, non riuscivamo a risalire la china e a 20 minuti dalla fine perdevamo 2-0. Fu una rimonta incredibile, quando Minala mise dentro il 3-2 non si è capito più niente. Anche in questo caso centinaia di persone ci scortarono fino al campo Volpe e cantarono con noi per tutta la serata”.
Ha detto Bocalon che attaccare sotto la curva incise molto, è d’accordo?
“Certo. La Sud ti trascina, in casa e in trasferta. Ci diedero una grande carica, per un calciatore la tifoseria granata è una componente importantissima e mi fa piacere sentire a pelle la loro stima e il grande affetto che provano per me. Quando sono venuto da ex all’Arechi con la maglia dell’Ascoli sono stato applaudito, un gesto che ho apprezzato tanto”.
Può smentire che andò via per dissapori con lo spogliatoio?
“Assolutamente sì, non ho mai avuto questo tipo di problemi”.
Si dice lei fosse il più “matto” del gruppo, è vero?
“Non è così, c’era Zito che scherzava tantissimo e ci teneva su il morale. Ricordo con affetto tutti, anche Bernardini, Pucino e ragazzi con cui ho condiviso belle esperienze. Un aneddoto? Dovevo giocare una partita ed ero pronto per l’allenamento, ma nello spogliatoio l’allenatore comunicò la formazione e non ero tra i titolari. Rimasi sorpreso, mi avevano inserito tra gli infortunati per sbaglio. Dissi ad alta voce che probabilmente c’era stato un qui quo qua, scoppiarono tutti a ridere e mi hanno preso in giro per tantissimo tempo”.
Tornerebbe a Salerno in futuro?
“Non escludo assolutamente nulla, lì sono stato veramente bene. Ora, però, devo dire che sono felicissimo a Trieste: grande piazza, grande società e la voglia di tornare in serie B con questa maglia. Nel frattempo ringrazio il direttore sportivo Fabiani che, per due volte, mi ha dato l’occasione di giocare a Salerno”.
C'è chi pensa che Lotito non voglia andare in A e che il distacco fisico dalla piazza non permetta alla società di capire quanto il tifo sia caloroso e appassionato. Cosa ne pensa?
"Devo dire che noi calciatori percepiamo a pelle quanto la gente ami la Salernitana e questa cosa è fondamentale, c'è gente che non mangia per comprare il biglietto e venire allo stadio. Ma Lotito è un presidente ambizioso, che investe e ti responsabilizza: sono assolutamente convinto che andrà in serie A con i granata".
Nella sua squadra gioca Procaccio, un talento che potrebbe fare in futuro al caso della Salernitana?
“Stiamo parlando di un ragazzo che fa più o meno il mio stesso ruolo e con cui ho legato molto. Ha grosse potenzialità ed è una bravissima persona, da calciatore più esperto a volte gli do’ anche dei consigli perché secondo me ha tutto per fare una bella carriera”.
Cosa si sente di dire ai suoi ex tifosi granata e c’è un coro della curva che ricorda con piacere?
“Jamm a vrè, non tifo per gli squadroni ma tifo te. Bellissimo. Ma ricordo in generale tutti con affetto, una grande tifoseria. Auguro loro di tornare presto in serie A, lo meritano e mi sono entrati nel cuore”.
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