Un inizio peggiore in pochi potevano aspettarselo: eppure dopo l’annata più nera che bianca con Andrea Pirlo alla guida tecnica, in questa stagione la Juventus sta riscontrando ancor più difficoltà nel tornare ad essere la squadra schiacciassi vista fino a due stagioni fa. La partenza di Ronaldo e l’età che avanza per alcuni capisaldi (Chiellini, Bonucci, Cuadrado, Danilo) hanno sicuramente influito negativamente sulla falsa partenza stagionale, che neanche il ritorno di Max Allegri ha potuto evitare. Nonostante l’acquisto di Locatelli, è il centrocampo il vero tallone d’Achille della squadra bianconera, che in mezzo al campo fa molta difficoltà nel costruire gioco. In avanti poi, Chiesa a parte, il parter a disposizione del tecnico livornese non conta su veri e proprio fuoriclasse, considerando anche le precarie condizioni fisiche di Dybala.
IL CREDO TATTICO DI MAX ALLEGRI
La Juventus di Allegri, come tutte le squadre allenata dell’ex fantasista del Cagliari, non li lasciano certo apprezzare per qualità di fraseggio e manovra articolata, bensì per una solidità difensiva e di risultati abbastanza consistenti. Oggi più di ieri, la Juventus non ha una vera e proprio identità di gioco, ne un modulo preferenziale, che cambia a seconda delle disponibilità e del turn over che il tecnico ex Milan decide di volta in volta, anche in base all’avversario. Di base il suo modulo preferito è il 4-4-2, finalizzato a garantire maggiore unità tra le linee da quattro e sfruttare gli esterni offensivi (Cuadrado e Chiesa) o un 4-3-3 con una punta centrale mobile (Morata o Dybala) e due esterni (Chiesa, Cuadrado o Kulusevski). In entrambe le soluzioni la difesa da 4 prevede l’utilizzo di Bonucci e uno tra De Ligt e Chiellini, con due esterni di spinta. La manovra di gioco alterna passaggi orizzontali a filtranti verticali, chiamando in causa spesso sia i terzini, che avanzano il loro raggio d’azione con il passare del tempo, sia gli attaccanti bassi, che dialogano con i due o i tre centrocampisti centrali, alla ricerca dell’imbucata. Capita spesso inoltre che ci si affidi ai lanci lunghi di Bonucci o alle verticalizzazioni di Locatelli, pronti ad azionare la profondità di Morata o Kean, o gli strappi di Chiesa. In altre occasioni invece è l’estro di Dybala ad azionare la manovra: il fantasista argentino infatti si abbassa a ricevere palla e partendo palla al piede, prova a fare slalom tra le maglie avversarie, per creare superiorità e trovare o la conclusione o l’imbucata dei compagni.
COME GIOCA LA JUVENTUS
La Juventus è una squadra molto fisica, che fa dell’agonismo e della forza esplosiva i suoi punti di forza. La costruzione avviene quasi sempre da Bonucci: sia se alta (con lancio lungo), sia se bassa, chiamando al dialogo il play (Locatelli) o i terzini. Quando la palla arriva ad uno dei play, gli esterni si aprono e attaccano la profondità, con dei movimenti larghi per favorire l’inserimento dei terzini di spinta. Se gli spazi sono chiusi, allora la soluzione preferita è palla a Chiesa o Dybala per far saltare i meccanismi difensivi avversari. Altro giocatore bravo ad inserirsi e far saltare le linee avversarie è McKennie, il quale è sempre nel vivo della manovra bianconera. In caso di transizione positiva si cerca subito la verticalizzazione immediata, su Morata o, se marcato, su Chiesa e Dybala, bravi ad andare negli spazi e puntare la porta avversaria. Quando recupera palla e riparte la Juventus accompagna sempre con tanti uomini, il che può comportare problemi in caso di controrecupero palla. In caso di transizione negativa invece il contropressing è immediato, ma meno efficace della prima gestione Allegri. In passato infatti la Juventus era brava a chiudere tutti gli spazzi portando tanti uomini e tanta densità intorno al portare di palla avversaria, cosa che quest’anno non riesce alla perfezione nei meccanismi allegriani.
PRO E CONTRO DEI BIANCONERI
Nonostante l’inizio non propriamente positivo di stagione i maggiori punti di forza dei bianconeri restano l’intensità, l’interscambialità dei ruoli in fase offensiva ed l’abilità di inserimento tra le linee. Dietro la difesa gode ancora di buona superiorità nelle palle aeree, anche se ha perso di smalto nell’uno contro uno rispetto al passato. Di contro molti sono invece i punti deboli emersi con forza quest’anno: la mancanza di un bomber di razza, in grado di farsi rispettare in area e concretizzare la grande mole di occasioni create. A questi si aggiunge la poca copertura del centrocampo, sia sugli esterni dove i terzini sono presi spesso uno contro uno, sia nella dorsale centrale, dove l’unico a fare da filtro è Locatelli. Infine la lentezza della manovra, che fa da contrasto evidente con la grande intensità e aggressività dei giocatori: il giropalla è lento e prevedibile, e solo Locatelli riesce a dare un po' di velocità alla manovra.
LA CHIAVE DI LETTURA
Le numerose assenze condizioneranno il match da una parte e dall’altra. Agli assenti di Cagliari (Mamadou Couliblay, Ribery, Kastanos, Strandberg e Ruggeri) si aggiunge infatti anche Gondo, che non permetterà a mister Colantuono di ripartire dal modulo visto all’opera in terra sarda. Senza fantasia e strappi, e non potendo puntare sul gioco aereo vista la presenza in campo di Chiellini e De Ligt, la Salernitana dovrà puntare su un gioco molto spinto sugli esterni, finalizzato a mettere in difficoltà i terzini bianconeri (Cuadrado e Pellegrini o Alex Sandro), più bravi ad offendere che a difendere. In avanti non è escluso un tridente pesante con Simy-Djuric e Bonazzoli, che potrebbe costringere la squadra bianconera a cambiare il suo approccio al match (anche a partita in corso). Importante infine sarà non arretrare troppo il baricentro per lasciare campo ai bianconeri: la manovra di Allegri quest’anno è parsa molto lenta e avere spazio potrebbe renderla pericolosa, specie se in grado di innescare Dybala o la prima punta (Morata o Kean).
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