C'è tanta gente che, per disintossicarsi dal clima velenoso, ha deciso di staccare la spina dai social e lasciare liberi gli internauti di diffamare, offendere e sbizzarrirsi nelle teorie più stupide. Per fortuna non rappresentano i tifosi della Salernitana, ma leoni da tastiera bisognosi di uno sfogo. Bastano, però, tre minuti di rapida lettura sul web per capire che nulla è cambiato rispetto al passato e che vincere un campionato senza avere grandi nomi in rosa non è stato da insegnamento per nessuno. Non si fa in tempo ad accostare un calciatore alla Salernitana che i grandissimi esperti di facebook bocciano senza appello. Forse senza nemmeno sapere di chi si sta parlando. Ma la destabilizzazione è ormai una professione vera e propria che ha consentito a gente ormai caduta nell'anonimato di risorgere e, quindi, bisogna continuare su questa strada. Anche perchè freno a mano, galleggiamento e mancata iscrizione sono ormai temi vecchi e bisogna rinnovare il repertorio. Fatta questa premessa, è evidente che il mercato della Salernitana sia del tutto insoddisfacente e che questo ritiro sia servito a tutto fuorchè a creare l'ossatura che affronterà il campionato di serie A. I giudizi, però, devono essere orientati nella giusta direzione e, quindi, devono obbligatoriamente tener conto della particolarità dello status granata. La Salernitana, lo ricordiamo, è una neopromossa, che rispetto alle altre ha perso la base (i 10 calciatori rientrati alla Lazio per una regola insensata) e che è provvisoriamente traghettata e governata dai trustee. Un calciatore di livello, dunque, ci pensa bene prima di accettare una proposta sapendo che deve parlare con amministratori unici e banche, senza dimenticare che la concorrenza è molto più agguerrita e il Genoa o l'Udinese di turno, con una storia recente fatta anche di competizioni europee, possono strappare un obiettivo anche in cinque minuti. Aggiungiamo: considerando che ci deve essere un cambio di proprietà più celere possibile è ipotizzabile che Marchetti e i trustee abbiano dato una indicazione vincolante e precisa al direttore sportivo Fabiani, ovvero prendere calciatori in prestito o far firmare un annuale agli svincolati per non appesantire il monte ingaggi e non costringere l'eventuale nuovo presidente ad ereditare una situazione pesante sul piano contrattuale. Ed è anche una risposta a chi vedeva nella sinergia con la Lazio soltanto una cosa negativa: avere alle spalle la forza di un club di livello internazionale poteva essere garanzia ed incentivo per un calciatore forte, anche oggi che la Salernitana non ha una società di riferimento.
Il budget, dunque, è davvero l'ultimo dei problemi e non ci pare che altrove stiano spendendo chissà quanti soldi. Anche chi ha vinto lo scudetto ha dovuto cedere alcuni dei big per far quadrare i conti e l'anno scorso la Fiorentina ha rischiato di retrocedere con Ribery, Vlahovic, Castrovilli e Caceres mentre lo Spezia si è salvato con il modesto Terzi in difesa, Giasy in avanti (riserva di Galabinov in B) e Ricci a giganteggiare. Quello che a Salerno talvolta era riserva di Signorelli. Ad oggi ci si sta muovendo "alla meno peggio": è chiaro che, pur con i quattro potenziali arrivi di cui vi abbiamo riferito pocanzi, la Salernitana resterebbe un cantiere aperto. Ma, per chi ha potere di spesa e di movimento fortemente limitato e una deadline che scade il 31 dicembre, non è comunque poco aver avviato una collaborazione con l'Atalanta prendendo due giovani di grandissima prospettiva, aver virtualmente chiuso per Bonazzoli e Favilli (uno che la Juventus pagò 8 milioni di euro e che, senza infortuni, era già nel giro della Nazionale) e aver messo sotto contratto Obi che ha giocato la Champions con l'Inter, senza dimenticare che Strandberg è Nazionale norvegese. Piano piano la rosa prenderà forma e, ad agosto, con i 3 milioni dei diritti tv si potrà prendere un grande giocatore per reparto. Ad oggi, per tanti motivi, la Salernitana è un vaso di coccio tra vasi di ferro e dobbiamo tutti renderci conto che sarà un campionato di sofferenza, con quelle 4-5 avversarie alla portata da battere e tre squadre da mettere sotto in classifica. Il resto sono chiacchiere e filosofie inutili: c'è un quadro drammatico in Italia sul piano economico e il calcio ne risente, figuriamoci se sei una neopromossa gestita da un trustee. Non è il modo migliore per approcciarsi alla categoria. Ma tant'è!
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