A distanza di quattordici anni ritorna la sfida Salernitana – Savoia. L’ultima volta che fu giocata, sulla panchina granata sedeva Adriano Cadregari, richiamato a sostituire Cagni ed il mister, al quotidiano “La Città”, ricorda quanto accadde: “Arrivai il martedì e trovai una squadra cambiata, diversa da com’era stata costruita per me. Almeno una dozzina di facce nuove. C’erano problematiche ed io non fui in grado di risolverle. Però me ne accorsi dopo. Accettai la sfida, forse di slancio, forse sbagliando. All’Arechi, Salernitana-Savoia non fu una brutta partita fino al 30’. Poi la nostra giornata infelice e l’espulsione di Ricci che maturò alla ripresa complicarono ulteriormente i piani. Perdemmo 3-1 e uscimmo tra i fischi. La sera stessa, chiesi un colloquio ad Aliberti: “Presidente, non me la sento: forse è meglio se richiama Cagni”. Ad esser sincero, col senno di poi, non ho mai capito perché mandarono via Cagni e richiamarono me: erano in discreta posizione di classifica. Forse dovevano perseguire loro obiettivi”. Ma quali erano questi obiettivi?: “Immagino volessero dare una scossa ma non ci fu. La fortuna mi voltò le spalle, feci malissimo e con onestà intellettuale ne presi atto. Una partita – quella partita col Savoia – mi bastò per farmi da parte. Non fu un vero esonero ma un colloquio franco tra due persone che si stimavano”.

La Salernitana per Cadregari è arrivata quando il trainer era ancora giovane e forse arrivò su una panchina importante troppo presto: “Ero giovanissimo, poi c’erano alcune situazioni che non piacevano e preferii lasciare. Ad esempio ricorderete il caso Marco Rossi e il contratto. Accettai e la colpa fu mia. Mi ritrovai con Lorieri, Melosi, Guidoni, Cudini, Grimaudo, Ricci. Non c’era conoscenza adeguata tra noi, troppo complicato per me sterzare all’epoca”.

Sul ricordo che Salerno ha lasciato a Cadregari: “Pelle d’oca. Se devo parlare ad un amico delle mie emozioni legate al calcio, gli racconto Salernitana-Napoli di Coppa, il mio debutto all’Arechi. Lì mi emozionai parecchio”.

Adesso Cadregari insegna a Coverciano: “Da 3 anni lavoro per la Figc, faccio il docente a Coverciano. Quando insegno provo a trasferire idee un po’ . Colleghi seri, preparati ma consapevoli che il calcio moderno oggi ha purtroppo altre logiche: per stare a galla ci vogliono conoscenze e sponsor. A 30 anni allenavo in C e non sapevo neppure come, nel senso che mi bastava la forza di un principio tattico. Ora devi fare i conti col marketing. E in campo “paga” l’allenatore: se arriva un ko, va via. In campo va il mister o la squadra?”.

Su Menichini: “Abbiamo fatto qualche corso insieme. Ha tre cose: esperienza, competenza, serietà. Un allenatore deve sbagliare il meno possibile. Lì finisce il suo compito, perché i risultati dipendono dai calciatori”.

Sezione: News / Data: Mer 08 ottobre 2014 alle 11:30
Autore: Lucio Orlando
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