Tria corda, cioè tre cuori, diceva di avere Quinto Orazio Flacco, tanto caro al “napoletanissimo” Andrea Di Benedetto: uno osco, uno greco e uno latino. Quindi parlava tre idiomi dell’antichità italica, essendo nato a breve distanza da Lecce, che per i suoi monumenti barocchi fu definita “la Venezia del Sud”, rispecchiando la presenza della componente autoctona dauna, il grande influsso della Magna Grecia e l’acquisizione preziosa della Romanità. Ieri il celebre poeta romano avrebbe considerato due fulmini del saettante Giove scagliati a ciel sereno, due lampi di calore per dirla con la scienza, quei due capolavori calcistici concretizzati da Dia e da Vilhena.

Il nuovo idioma longobardo era sceso, tagliando in obliquo lo Stivale, per zittire il frastornante vocìo misto di osco, di greco e di latino. Le rosse prore salernitane, come indica D’Annunzio ne “La Canzone del Sacramento”, hanno solcato le onde prossime allo Stadio del Mare, ricordando a Tancredi, conte di Lecce e ultimo sovrano normanno di Sicilia, la potenza di una realtà germanica calata tanto tempo fa dietro lo stendardo dell’aquila sveva. Ma questa volta l’animale simbolico è mutato: non si tratta di una, seppur possente, creatura aerea bensì di un quasi insignificante, a paragone, cavalluccio marino. A dirla con i giocatori di bocce:  «tante volte la mala palla fa il buon sei».

Il redivivo condottiero granata Davide Nicola, riconfermato dopo il ripensamento del presidente, il cui cognome, manco a farla apposta, corrisponde all’onomastico del santo protettore dell’intera Puglia, ha ripensato il modulo, venendo finalmente “a Canossa”, per organizzare una difesa a quattro, come avevamo auspicato sin dall’inizio del campionato. Così quella che finora è stata considerata come la più debole difesa del torneo si è dimostrata essere quasi impenetrabile, tanto da fermare un astro nascente del calibro di Colombo. Solo Strefezza, l’eterno più bravo dei giallorossi, è riuscito a bucarla, anche se con una rocambolesca scivolata.

Il 4-3-3 in fase di possesso palla che si trasforma non in un 4-5-1, come hanno asserito alcuni commentatori, bensì piuttosto in un 4-4-2 in fase di non possesso, perchè l’ala destra Candreva arretra da centrocampista ma non fa altrettanto l’ala sinistra Dia, che è attaccante puro. Questo sarà di certo il risveglio granata dopo una più o meno lunga pennichella, un risveglio che, alla luce dei nuovi arrivati (e già si è visto Troost Ekong), potrà alfine allontanare sempre più il cavalluccio salernitano dalle fauci fameliche del baratro della B.

Sezione: News / Data: Dom 29 gennaio 2023 alle 17:30 / Fonte: ilvescovado
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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