"La serie B è il campionato della confusione. Non è possibile che le squadre vadano in ritiro a luglio e a San Matteo non sappiano se il format è a 19 oppure a 22 squadre. Bisogna fermarsi: stiamo facendo ridere la gente". Parla Giuseppe “Nanu” Galderisi, ex di Salernitana e Padova, allenatore dei granata e calciatore del secolo biancoscudato, dopo il voto dei tifosi veneti nel 2010. Proprio lui, originario di Fratte, tenne a battesimo i granata nel nuovo stadio Arechi, il 9 settembre 1990: con il suo Padova, ultima squadra italiana nella quale ha militato, prima del trasferimento negli Stati Uniti, Galderisi affrontò nello stadio-cantiere, senza le curve, la Salernitana di Pasa e di Ceramicola. "Ma anche di Marco Pecoraro Scanio - ricorda Nanu -, è stato un onore per me averlo come dirimpettaio in quel giorno speciale. Era il giorno del vento nuovo granata, era la stagione del grande ritorno in serie B con Peppino Soglia al timone e noi venimmo all’Arechi in uno stadio che era già bolgia due ore prima. C’erano Di Livio e Benarrivo, era un grande Padova ma anche una grande Salernitana, che non meritò di retrocedere". Il verbo meritare ritorna a galla anche quando Galderisi parla della sua avventura da allenatore a Salerno. Lo fa, però, con stile e senza rancore, nonostante un esonero che brucia ancora e che si consumò nel 2012, alla vigilia di San Matteo. "Non porto rancore, anzi credo che prima o poi a Salerno ci ritornerò. Ritengo che avremmo potuto costruire comunque qualcosa di buono in Seconda Divisione, ma fu così rapida la decisione dell’esonero che - a mente fredda - l’ho vissuta poi con animo leggero e quasi mi sono convinto di non averla allenata, la Bersagliera. Insomma devo ancora farlo. E’ una sensazione strana: l’ho maturata da quando, nel giro di due mesi, ho perso mio padre Francesco e mio cognato Luigi Rinaldi. Loro per me sono la Salernitana e la salernitanità, quella che mi porto dentro pensando alle domeniche trascorse a scavalcare recinsioni, allo stadio Vestuti". Il calcio al tempo dei social ha il metabolismo veloce: tutto viene digerito in fretta, tutto in un link, in un clic, «in un video che oggi ti emoziona e domani chissà».

Giuseppe Galderisi, invece, ha voluto fermare il tempo regalando ai suoi contatti whatsapp una foto nella foto: una bambina, una giovanissima tifosa, su moquette verde quasi si inarca per guardare dal basso verso l’alto e fissare il poster di “Nanu” che esulta con la maglia bianco-scudata del Padova. "E’ un’immagine alla quale sono molto legato - ammette Galderisi, attaccante dei veneti dal 1989 al 1995 con 180 presenze e 50 gol - è dolce, struggente, scattata sotto lo stadio Euganeo. Un onore per me essere stato accostato dai tifosi a Nereo Rocco. Con il Padova ho fatto anche due spareggi per restare in serie A, l’ultimo dei quali con il Genoa. E’ una foto che sa di antico e moderno nello stesso tempo. Perciò l’ho scelta e fa parte del mio… profilo: si dice così?». Il Padova - inutile girarci in torno - è stata una delle squadre del cuore, forse un gradino sotto l’Hellas Verona che ancora adesso lo fa ridere e piangere. La Salernitana e Salerno, però, sono la famiglia e casa mia. Lotito e Mezzaroma hanno speso soldi per costruire una squadra forte, con un buon allenatore. Ecco perché, se i proprietari di un club spendono, occorrono poi regole e tempi certi. Diciannove, ventidue squadre, ma stiamo scherzando? Non oso immaginare cosa pensi il club che all’ultima giornata è costretto a riposare, con playoff e playout da assegnare".

Sezione: News / Data: Mar 11 settembre 2018 alle 22:00 / Fonte: La Città
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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