"Torniamo dalla trasferta di Venezia alle 3 di notte. Atterriamo all’aeroporto di Capodichino, gli addetti allo scarico bagagli lo riconoscono e gli chiedono la foto tutti insieme. Noi sul pullman mezzo addormentati, e lui sorridente a farsi i selfie". Nelle parole di Gianluca Lambiase, addetto stampa della Salernitana, il racconto di una scena di ordinaria follia che ha per protagonista Franck Ribery, uno dei dieci calciatori più forti degli ultimi vent’anni e che mai vi sareste aspettati di vedere a queste latitudini, calcistiche se non geografiche. Se è per questo, neanche la gente di Salerno se lo sarebbe aspettato. Adesso però che il francese ex Fiorentina e, soprattutto, Bayern (9campionati, 1 Champions e 1 Mondiale per club, più una manciata di altre coppe, nazionali e europee) è qui, se lo gode e coccola, nei limiti della serratissima protezione che cugino e amico di infanzia gli garantiscono, scortandolo dappertutto, e alla faccia delle sconfitte in serie della squadra e degli acciacchi dovuti all’età (38 primavere suonate) che affliggono il Nostro. 
Nessuno sa come andrà la stagione e, detto tra noi, nemmeno se Ribery resterà fino alla fine, visti i chiari di luna della classifica, ma è certo che ogni partita e momento dell’esperienza salernitana del trequartista rimarranno impressi nella memoria e nel cuore di compagni e tifosi. Non soltanto per i bagliori di classe senza tempo che ancora dispensa in campo a beneficio di colleghi dai quali, purtroppo per loro, lo dividono un paio di classi calcistiche almeno, ma anche e specialmente per il modo in cui è entrato nello spogliatoio: in punta di piedi, come uno qualunque. E non è un modo di dire. 
"Il primo giorno si è presentato a tutti, dai giocatori fino ai magazzinieri", racconta Alberto Bianchi, dirigente accompagnatore. "È sempre molto educato e rispettoso dei ruoli: chiede “per favore” e risponde con un “grazie”. Sembrerà banale, ma un campione si vede da queste cose. Quando c’è stata la possibilità di prenderlo, la domanda ce la siamo fatta: siamo pronti a ricevere un giocatore così? Per esempio, il tecnico di allora, Castori, non aveva mai allenato un calciatore di tale grandezza". La risposta è stata positiva: "Abbiamo capito che Franck serviva per aumentare l’autostima del gruppo".

Sezione: News / Data: Dom 05 dicembre 2021 alle 17:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport - Sportweek
Autore: Lorenzo Portanova
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