Le mani che hanno «aggiustato» cosce, polpacci e ginocchia dei calciatori della Salernitana appartenevano a Bruno Carmando, un uomo che è storia, leggenda granata. «Cittadino salernitano», scrissero gli ultras sullo striscione che reggevano davanti al Vestuti. Il magico masseur fu portato lì per l'ultimo giro, il 22 novembre 2005, il giorno dopo la sua morte che ricorre oggi. La cerimonia sarà sobria, nel silenzio, come piaceva a lui: il Covid non consente assembramenti; la famiglia preferisce vivere un momento di privato raccoglimento, a Cologna. Nel giorno delle lacrime, invece, la chiesa dell'Immacolata traboccava di cuori granata per il tributo al figlio di Angelo, al fratello di Salvatore, al padre di Giovanni, alla dinastia dei massaggiatori. Bruno Carmando, però, era tanto altro per la Salernitana: era l'uomo spogliatoio, custodiva e nascondeva segreti, vinceva sfide con i muscoli, prendeva a schiaffi e accarezzava, diceva «vai Lele, vai» a Gabriele Messina, dopo il massaggio sulla coscia. Prima dei gol c'erano gli uomini, gli affetti, l'appartenenza, la «collera» per le sconfitte. C'erano pure gli sfottò: "Perrotta era quello preso in giro e Della Pietra, che portava i segni della battaglia di Casarano, diventò lo sdentato".
IL RICORDO La voce narrante è di Giovanni Carmando, il figlio. "Non nascondo che ho provato tante volte gelosia scherza - Mio padre si svegliava la mattina alle 6 e curava Carruezzo, poi Pisano: li portava al campo d'allenamento e li amava perché indossavano la maglia granata. Era un generoso, ha dato tutto per Salerno e la Salernitana". Questo «tutto» si traduce in cifre, in militanza: secondo soltanto al mitico Vincenzo Attianese della Juve Stabia, con 762 presenze in tuta granata, dopo aver esordito nel 1964. La curva gli dedicava cori e lui Bruno, figlio di Angioletto del Campo alzava solo la mano in segno di ringraziamento, sfilando a testa bassa tra le panchine, verso la sua missione che ha svolto anche da fisioterapista, quando all'inizio degli anni Ottanta non è stato massaggiatore per qualche tempo. Oggi, sul gruppo Whatsapp che si chiama «Quelli del Vestuti» e accoglie amici e calciatori, ci sarà un «buongiorno» diverso, carico di sospiri ma anche di riconoscenza: da Matteo Mancuso a Pedrazzini, poi Leccese e Perrotta, Tappi e Ciro Ferrara, Alfonso De Santo. Bruno era uno scaramantico incallito: "Tra lui e Tano Pecoraro con il cappotto, c'era da impazzire ricorda Giovanni Carmando Papà voleva che l'olio fosse posizionato in un certo modo, sopra il mobiletto dello spogliatoio. Guai anche a chi toccava le forbici. Il suo sballo fu quando arrivò Romiti, che sistemava maglietta e canottiera in un cassetto. Poi passava l'immaginetta di un santino, a mo' di benedizione". La Salernitana era la passione del masseur ma era anche la sua malattia. Stagione 1989-1990, quella che finì in gloria, con la promozione in Serie B: "Papà temeva che l'avremmo persa di nuovo. Ebbe una crisi vagale. Lo portarono via in ambulanza. A Brindisi per l'apoteosi lui c'era ma non in panchina. Ci andai io". E non fu l'unica volta, senza Bruno per cause di forza maggiore. Durante la gestione tecnica di Mario Russo, in occasione della partita che la Salernitana giocò il 21 dicembre 1986 allo stadio Vestuti e pareggiò contro il Cosenza, l'allenatore dei silani «provocò il pubblico dice Giovanni Carmando facendo gesti non garbati. Ebbe il preavviso da papà, poi subì una spinta e cadde. Fu squalificato ed a 21 anni ebbi l'onore di sostituirlo». A proposito di avversari calabresi, l'episodio singolare riguarda la gara d'esordio del mago dei muscoli con la Reggina, nel 1964. La Salernitana, che poi si salvò all'ultima giornata, ospitò la capolista il 29 novembre e il giovane Bruno soccorse l'amaranto Florio, che era finito a terra. Lo «aggiustò» al punto che poi Florio, rientrato in campo dopo alcuni minuti dall'infortunio, realizzò il gol del definitivo 1-1. Nel giorno dell'addio a Salerno e al Vestuti, il carro funebre fece fatica a ripartire: si era ingolfato il motore. Negli anni bui e del rischio costante degli incassi pignorati, Carmando ha tante volte staccato l'assegno, quando la Salernitana era in difficoltà in trasferta o in albergo. "Ha sempre detto di aver recuperato tutto, da innamorato", sospira il figlio. Il 3 giugno 1990, il giorno della promozione in B dopo la sfida al Taranto, lo abbracciò Agostino Di Bartolomei a fine gara, poi Soglia. Oggi fanno tutti festa in Paradiso con il magico masseur.
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