Si torna a Marassi, a cospetto di un avversario blasonato come la Sampdoria. Ormai da anni i granata non affrontavano i blucerchiati, guidati da un allenatore di spessore come Ranieri e dall'attaccante campano Fabio Quagliarella che, l'ultima volta, incrociò il cavalluccio marino proprio in una sfida di coppa Italia indossando la casacca del Napoli. L'unico successo in quello stadio risale ormai a 20 anni fa, quando Di Michele e Vannucchi diedero spettacolo consentendo agli ospiti di riavvicinarsi alla zona promozione in un B decisamente più competitiva di quella attuale. Dopo quella gara aumentò esponenzialmente il rammarico per ciò che poteva essere e non fu. Due settimane prima, all'indomani del pareggio di Monza, il presidente Aniello Aliberti esonerò a sorpresa il tecnico Cagni richiamando Cadregari, a sua volta esonerato alla quinta giornata dopo aver raccolto una vittoria, un pareggio e ben tre sconfitte. La Salernitana, spaesata da quel ribaltone del tutto ingiustificato rispetto ad una classifica lusinghiera, perse per 3-1 in casa con il Savoia (unico storico successo esterno in B per i partenopei) e Cadregari rassegnò le dimissioni sostenendo che "quel gruppo fosse molto legato a Cagni, era giusto farsi da parte e lo consigliai al presidente". Detto, fatto. Cagni tornò, acclamato dai tifosi e da tutto l'ambiente. E ripartì dal poker rifilato ad una Sampdoria fortissima e che perse la A a causa di quel ko interno contro una grande Salernitana. Fosse capitato con Lotito e Mezzaroma, oggi avrebbero detto che era una manovra voluta per non andare in serie A a causa della multiproprietà. La storia, invece, insegna che il calcio è strapieno di errori madornali e di scelte ingiustificabili e non bisogna alimentare la cultura del sospetto che, attualmente, purtroppo allontana una marea di persone dalla prima realtà calcistica cittadina.

Sezione: News / Data: Lun 26 ottobre 2020 alle 16:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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