Sono passati sette mesi da una promozione ("Una promozione trovata per terra, mai realmente programmata dalla proprietà e questo spiega il ritardo nella cessione del club", accusa Nisivoccia, presidente dell’associazione Salernitana Giugno 1919) che avrebbe dovuto rappresentare un punto di partenza e rischia di trasformarsi invece in un punto di non ritorno, mentre la Salernitana rimane ancora nella terra di mezzo. "È una vicenda kafkiana", dice Michele Spiezia, giornalista e coscienza critica del calcio non solo locale. "Di certo è un manifesto dell’inadeguatezza del governo calcistico. Alle norme sulla multiproprietà, la Federcalcio ha fatto seguire deroghe su deroghe, salvo aprire gli occhi in extremis. Si è poi resa conto che il primo ultimatum fissato per la cessione, il 25 giugno, era troppo ravvicinato e avrebbe potuto dare il via a una serie di azioni risarcitorie da parte di Lotito e Mezzaroma. Ma il limite del 31 dicembre svilisce il valore della società e dà forza contrattuale a un eventuale acquirente. Da parte sua, la vecchia proprietà è stata capace di disperdere tutto il credito accumulato con le tre promozioni: invece di essere osannata, è stata vista come una matrigna, lontana da una piazza già scottata da due fallimenti. Lotito e Mezzaroma avrebbero potuto uscirne con tutti gli onori, invece il primo soprattutto ha scelto il braccio di ferro con la Federazione. Il trustee sembra aver ingarbugliato la matassa fissando limiti temporali in origine neanche previsti. La politica è sempre rimasta lontana dalla Salernitana, vista quasi come un fastidio. Infine, l’imprenditoria locale avrebbe potuto sostenere in maniera più diretta la squadra, invece ha avuto paura di sporcarsi le mani, forse condizionata dalla presenza dello “straniero” Lotito. Insomma, comunque vada, resta una storia opaca da cui usciranno tutti sconfitti".

Sezione: News / Data: Dom 05 dicembre 2021 alle 13:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport - Sportweek
Autore: Lorenzo Portanova
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